Muos: parabole in movimento, tensione alla base Ambasciata Usa: «Luce blu: prove di trasmissione»

Per anni gli attivisti No Muos sono stati abituati a vedere le parabole in posizione orizzontale rivolte verso il cielo. Negli ultimi mesi l’impianto satellitare per le comunicazioni militari della Marina Usa si è mosso appena. Così quando l’1 marzo le tre antenne di Niscemi si sono orientate verso una posizione insolita e, soprattutto,
si è accesa una luce blu, grande è stata l’indignazione dei comitati, soprattutto perché la novità si registrava pochi giorni dopo la sentenza del Tar di Palermo che ha dichiarato «abusivi» i lavori eseguiti per il Muos. «Luce gialla: si muove. Luce blu: trasmette», spiegano gli attivisti attingendo l’informazione da un vecchio articolo del quotidiano La Sicilia, in cui a parlare era un addetto statunitense. 

Dall’ambasciata Usa a Roma confermano che in questi giorni è iniziata «una fase di prove durante la quale le emissioni emesse sono continuamente monitorate e rispettano i limiti imposti dalle leggi italiane ed europee». L’addetto stampa statunitense, Jeff Galvin spiega che «manca ancora il lancio dell’ultimo satellite affinché l’impianto sia completo e definitivamente operativo, cosa che avverrà entro la fine del 2015». 

Stamattina davanti alla base militare si sono registrati momenti di tensione tra comitati e forze dell’ordine che scortavano un convoglio con operai italiani. «Dalle 7 – comunica il comitato di base di Niscemi – attivisti e mamme No Muos si sono dati appuntamento nuovamente davanti al cancello 1 della base Usa di contrada Ulmo, per bloccare il transito degli operai in ingresso. La situazione è apparsa stranamente calma fino alle 9.30. Ma quando il presidio sembrava essersi smobilitato, una chiamata ha avvisato gli attivisti dell’imminente arrivo di un convoglio in direzione della base». Il gruppo è tornato quindi davanti al cancello cercando di ostacolare il passaggio, ma
il blocco è stato forzato e gli operai sono entrati nella base. La stessa dinamica era avvenuta anche lo scorso 26 febbraio.

Gli attivisti di Niscemi hanno rafforzato i blocchi alla base nei giorni successivi alla sentenza del Tar che, smentendo la Regione, ha dichiarato abusivi i lavori del Muos, privi delle necessarie autorizzazioni, e ha sottolineato anche la superficialità degli studi scientifici che attestavano l’assenza dei rischi per la salute umana. «L’annullamento – spiegano i comitati – ha efficacia sin dall’origine ed i lavori sono da considerare integralmente abusivi.
A prescindere da ogni altra conseguenza, quindi, anche il loro utilizzo, in qualsiasi forma è da considerare illecito».

Da qui la richiesta – formalmente notificata dai legali del movimento No Muos,
 Paola Ottaviano, Nello Papandrea e Nicola Giudice – al ministero dell’Interno, alla Questura di Caltanissetta, al Commissariato di polizia e alla stazione dei carabinieri di Niscemi di «prevenire e sanzionare il perpetrarsi di illeciti all’interno della base. Conseguentemente – continuano – sarebbe loro dovere verificare che operai o attrezzature non siano fatti entrare per operare sulle parabole del Muos». 

Intanto l’ambasciata Usa non si sbilancia sulla
possibilità di un’opposizione alla sentenza. «Abbiamo il massimo rispetto delle leggi italiane, qualunque decisione verrà presa in coordinamento con le autorità italiane, di tutto il resto se ne riparlerà quando la sentenza diventerà definitiva».

Senza eventuali ricorsi, la decisione del Tar diventerebbe a breve definitiva. Ma dall’ambasciata statunitense spostano più avanti nel tempo eventuali prese di posizione. Ragione per cui è logico attendersi
l’impugnazione della sentenza e quindi un secondo grado di giudizio. Resta da vedere se a opporsi sarà la stessa ambasciata Usa o se il compito verrà lasciato al ministero della Difesa,, visto che quest’ultimo è una delle parti che esce sconfitta dal primo grado di giudizio, essendo il suo ricorso stato respinto dal Tar. 

Salvo Catalano

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