Alla vigilia dell’accensione del Muos, nessuno era a conoscenza dei potenziali rischi per la popolazione. È questo l’inquietante retroscena emerso nella serata di ieri, a proposito dell’improvvisa decisione da parte della prefettura di Caltanissetta di sospendere le rilevazioni elettromagnetiche dell’impianto satellitare statunitense di Niscemi. I test, previsti per oggi e domani, erano stati disposti dal Consiglio di giustizia amministrativa, che lo scorso novembre ha nominato un collegio di verificatori con l’obiettivo di analizzare l’effettiva pericolosità per la salute delle parabole.
Una decisione che aveva fatto discutere, ma che sembrava oramai definitiva. Almeno fino a lunedì, quando la presidente del collegio – la docente dell’università Sapienza di Roma, Maria Sabrina Sarto – ha scritto al dirigente della Digos di Caltanissetta Fabio Lacagnina, confermando che «nei giorni 13 e 14 gennaio 2016 è prevista l’accensione dei sistemi radianti». Fino a lì una conferma, una comunicazione quasi di rito. Ciò che però ha destato perplessità all’interno della prefettura nissena è il passaggio seguente: «Si porge tale comunicazione – scrive Sarto – al fine di consentire l’implementazione, da parte delle amministrazioni territoriali competenti, di tutte le misure precauzionali che si possono ritenere necessarie». Dubbi che, come confermato da una lettera inviata dalla prefetta Maria Teresa Cucinotta al Cga, sono derivati dalla consapevolezza che nessuno aveva mai fatto presente la necessità di prendere misure cautelative per l’incolumità delle popolazioni locali. Specialmente considerato il potenziale ampissimo raggio d’azione delle antenne.
«La scrivente – prosegue Cucinotta – ha tenuto nel pomeriggio di ieri (lunedì, ndr) una riunione tecnica di coordinamento allargata alla partecipazione dei rappresentanti dell’Asp, dell’Arpa, dei vigili del fuoco e dell’amministrazione comunale di Niscemi nel corso della quale – continua la prefetta – è emersa l’impossibilità di indicare alcuna misura precauzionale da adottare, in assenza di ogni elemento di conoscenza e valutazione in proposito». E se l’impreparazione delle autorità locali può essere compresa per via dell’eccezionalità dell’argomento in questione, a destare preoccupazione è la constatazione che anche tra i componenti del collegio dei verificatori sembrerebbero esserci poche certezze. A renderlo noto è, ancora una volta, Cucinotta, la quale, dopo aver chiesto a Sarto di indicare le azioni da intraprendere, riceve una risposta tutt’altro che rassicurante.
«Il medesimo presidente (Sarto, ndr) ha assicurato, per le vie brevi, che avrebbe approfondito la questione con gli altri componenti del collegio – scrive la prefetta al Cga – e che nella giornata di domani (martedì, ndr), a seguito di un programmato incontro con le autorità statunitensi, teso ad acquisire – sottolinea – ulteriori dettagli sul funzionamento del citato sistema, avrebbe proposto l’accensione dei sistemi radianti alla minima potenza così da poter escludere ogni riflesso negativo sulla popolazione». Quindi, non solo il collegio dei verificatori non ha saputo suggerire alcuna misura precauzionale, ma, a meno di quarantotto ore dall’accensione dell’impianto, si trovava nelle condizioni di dover chiedere lumi sul suo funzionamento.
A completare un quadro dai contorni non rassicuranti, infine, è la proposta di accendere le parabole alla minima potenza. Una possibilità che di fatto, come confermato dal legale del comitato No Muos Nello Papandrea, vanificherebbe la stessa utilità dei test: «Monitorare la pericolosità del Muos raccogliendo dati alla minima potenza sarebbe un controsenso – spiega l’avvocato -. La sospensione già ieri mattina ci aveva stupito. Adesso, però, si rimane ancora più perplessi – conclude Papandrea – circa il grado di organizzazione che sta dietro a queste rilevazioni». Misurazioni che, come detto, sono state rinviate a data da destinarsi. Nella speranza che, nel frattempo, si riesca a immaginare i possibili effetti di quella che doveva essere una banalissima prova.
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