«Clamorosamente non è ancora cambiato niente». C’è un misto di sgomento e rassegnazione nelle parole dell’avvocato Christian Vannucchi. È lui che rappresenta la famiglia di Grazia Sinagra, morta a 36 anni dopo un intervento di routine all’utero che veniva rimandato già da otto mesi. Una morte che oggi resta ancora senza risposte. E che spinge adesso la famiglia a lanciare un appello ai magistrati impegnati sul caso. Esiste infatti un fascicolo aperto per omicidio colposo che vedrebbe indagato il primario del Ginecologia dell’ospedale Civico, dove la donna è morta, e un altro medico. Ma non si sa come stiano procedendo le indagini. E, cosa più clamorosa, non si conoscono ancora gli esiti dell’autopsia eseguita sul cadavere della donna. Malgrado i termini siano decorsi da tempo. «So che stanno facendo delle indagini interne, ma mi domando se è normale non tenere aggiornata la famiglia, che è la parte offesa in questa storia e quella che ha materialmente presentato la denuncia penale», si interroga il marito, Giuseppe Crivello.
Lui da quel 6 novembre del 2017 non si dà pace. Eppure, non ha mai chiesto un colpevole a tutti i costi per quella morte che ad oggi gli appare assurda, ma solo di sapere cosa sia effettivamente accaduto durante quell’intervento, cosa possa aver portato alla morte della moglie. Ma niente, nessuno lo aggiorna, nessuno parla con lui, nessuno ha risposte per le sue domande. «Sono i magistrati che hanno tutto in mano, lo capisco, ma così non so più cosa pensare – si sfoga il vedovo -. All’inizio proprio loro non volevano darci nemmeno il nulla osta per fare tumulare la salma, dicevano che avremmo dovuto aspettare l’esito dell’autopsia. Ma io mi sono impuntato, mia moglie doveva avere una degna sistemazione. E per fortuna, visto che ancora proprio di questa autopsia noi non sappiamo assolutamente niente. È giusto che ci nascondano queste cose? Loro devono andarci coi piedi di piombo, dicono, e va bene. Ma io voglio degli aggiornamenti». E dopo quasi un anno e mezzo da quella morte sembra anche una richiesta legittima.
La storia di Grazia Sinatra inizia a marzo del 2017, quindi molti mesi prima del suo effettivo ricovero, quello da cui uscirà dentro a una bara. Si lamenta di un mal di pancia continuo, che non le dà tregua, e che le sembra strano rispetto al solito. Si allarma ancora di più quando trova del sangue nell’urina. La donna si mette quindi subito in contatto con l’ospedale e scopre di avere entrambe le ovaie compromesse – a causa di una massa di sette centimetri in una e di quattro nell’altra -, aderenze, un nodulo al retto e un fibroma. Tuttavia il suo destino si lega a doppio filo a quello di una lista d’attesa che, nei mesi successivi, non la premia mai. Ma che anzi la fa scivolare sempre più in fondo, sotto a nomi che si aggiungono al suo scavalcandola. La sua condizione, che dovrebbe trovare un facile epilogo nel giro di un paio di mesi, si trascina in questo modo per ben otto, fino al giorno dell’intervento. Va tutto bene, a detta dell’equipe che entra in sala operatoria. I medici mostrano soddisfazione quando escono dalla sala operatoria per parlare con Crivello, sebbene le condizioni iniziali della donna fossero piuttosto compromesse. «Nella peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto portare un sacchetto, permanente o meno, o perdere le ovaie. Ma non morire, questo non lo aveva messo in conto nessuno», racconta da quel giorno il marito.
Uscita dalla sala operatoria Grazia Sinagra viene colta da un arresto cardiaco. I medici agiscono in fretta e la salvano. Ma lei non si risveglia più per tutta la settimana, che trascorre ricoverata nel reparto di Rianimazione del Civico. Fino alla morte. «Doveva essere un intervento di routine, così mi avevano detto, tra le mani del migliore su piazza. E invece Grazia è morta e nessuno ha saputo dirmi perché, mentre gli indagati continuano a lavorare normalmente». Al dolore della perdita, si aggiunge quello del non sapere, che si trascina ormai da troppo tempo. Un tempo che la famiglia non è più disposta a tollerare. «Mi stanno lasciando nel buio più totale, cosa devo pensare? Che non gliene frega niente perché a essere morta è mia moglie e non qualcuno di più importante? – domanda provocatorio il vedovo -. Cosa aspettano esattamente i magistrati, che ci scappi un altro morto? Magari più importante?».
Tante le perplessità di chi è rimasto a fare i conti con una morte improvvisa, che lascia senza risposte soprattutto le due figlie della donna di 12 e 14 anni. «So che anche al Civico starebbero facendo un’indagine interna, non mi aspetto di carpire nulla da quel fronte, con cui non ho più avuto alcun contatto – spiega Crivello -. Ma dai magistrati me lo aspetto, quindi chiedo che mi diano gli aggiornamenti necessari. Lo ribadisco, non voglio colpevoli a tutti i costi, voglio solo sapere cosa è successo a mia moglie e cosa l’ha fatta morire».
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