Movimento 5 stelle lavora all’ombra dei litigi degli altri «Non voto di protesta. Burocrati? Ce ne sono bravi»

È stato il primo ad annunciare la candidatura, ma si tratta di un primato che tra poco più di due mesi potrebbe non significare più nulla. Perché il 6 novembre a contare saranno i voti dei siciliani chiamati, fino alla sera prima, a esprimersi su chi dovrà guidare l’Isola per i prossimi cinque anni. Per adesso, però, la posizione di Giancarlo Cancelleri è quella di chi può concedersi di ragionare sul programma e sulla ricerca del consenso, sicuro del fatto che il proprio nome non verrà messo in discussione. Scelto da oltre 2200 attivisti a inizio luglio, il deputato nisseno punta a diventare il primo pentastellato a guidare una regione italiana.

Cancelleri, come si sta a guardare gli altri litigare alla ricerca di nomi e alleanze?
«I litigi negli altri partiti non mi interessano più di tanto. Noi ci stiamo confrontando con i cittadini e in questi giorni abbiamo definito il programma. Tra poco poi partiremo con una fase di ascolto nei territori».

Un altro tour per la Sicilia?
«Sarà diverso. Ci saranno meno palchi e più colloqui attorno ai tavoli. Il nostro obiettivo in questo caso sarà quello innanzitutto di ascoltare le varie categorie professionali e sociali. Un’operazione che servirà ad arricchire ulteriormente la nostra proposta politica grazie al contributo dei nostri sostenitori».

Intanto però iniziano a circolare i primi sondaggi. Nell’ultimo siete stati dati al secondo, dietro il centrodestra.
«Tutte queste girandole di numeri mi sembrano l’espressione di chi non sa che pesci prendere. Di sondaggi ne arriveranno anche altri nelle prossime settimane, ma ci badiamo poco. Non mi affascinano queste proiezioni, specie se consideriamo che a commissionare quello a cui lei fa riferimento è stata un’associazione riconducibile al movimento di Nello Musumeci».  

La sfida però sarà dura.
«Sappiamo bene che sarà una battaglia difficilissima, vincere non sarà facile per nessuno. Noi continuiamo a lavorare, convinti di essere nella giusta direzione».

C’è chi sostiene che a fare campagna al Movimento 5 stelle ci stanno pensando gli altri partiti con le loro difficoltà.
«Non so se siamo avvantaggiati, ma di certo non è un bel vedere. A quasi due mesi dal voto non si sa ancora chi saranno gli avversari, a dimostrazione di come queste persone non abbiano a cuore la Sicilia ma pensano a solo a fare quadrare gli equilibri in queste regionali in vista di giocarsi le carte alle nazionali. I cittadini però credo che ormai abbiano compreso il gioco».

Cosa è cambiato rispetto a cinque anni fa?
«Nel 2012 abbiamo raccolto tantissimo il voto di pancia, la gente ci votava perché era contro gli altri. Oggi pensare questo significherebbe compiere un errore di valutazione perché il consenso verso di noi deriva da quello che abbiamo fatto a tutti i livelli. La gente si è convinta che stiamo tracciando una linea diversa».

Vinto lo scontro politico, ci sarà il confronto con i burocrati. Figuccia ha detto che non vi vogliono. 
«C’è chi continua a descriverci come tagliatori di teste ma non è così né lo sarà. Da mesi incontro dirigenti e funzionari della Regione e a loro dico che se dovessimo vincere collaboreremo con la classe amministrativa regionale». 

Escludete quindi di nominare dirigenti esterni di fiducia?
«Non vogliamo dirigenti fidelizzati al Movimento 5 stelle, ma alla Regione. All’interno della macchina burocratica, che di certo va riformata, ci sono molte persone che non hanno mai accettato la vicinanza ai partiti politici e per questo sono stati tenuti nello sgabuzzino della Regione. Ecco, è venuto il momento di valorizzarli. Bisogna cambiare l’atteggiamento di sfiducia verso politica e burocrazia, iniziando a dare risposte giuste nei tempi previsti. Non sarà facile, specie all’inizio, ma in cinque anni riusciremo a dare un volto più simpatico a questa Regione».

Qualche nome?
«Ne abbiamo individuati già diversi, ma per il momento non li diciamo. La certezza è che Patrizia Monterosso non sarà più segretaria generale e che i dirigenti, che negli ultimi 20 anni hanno svolto ruoli apicali, saranno cambiati. Ma non faremo arrivare alcun papa straniero, perché non ce n’è bisogno».

Nel caso vinceste, potreste trovarvi comunque in minoranza all’Ars. Aprirete le porte agli altri partiti? 
«La possibilità di essere minoranza a sala d’Ercole c’è e aprirebbe uno scenario nuovo. In quel caso, guarderemo alle forze che entreranno nell’Assemblea sperando che qualche movimento civico possa superare la soglia di sbarramento. Se ciò non avverrà, faremo di necessità virtù». 

Come?
«Metteremo sul tavolo delle proposte, ascoltando gli input che arriveranno dall’esterno, e chiederemo di sostenerle. Di certo con i vecchi partiti non ci siederemo a parlare, perché loro ragionano solo sulle poltrone. E con noi si parlerà di leggi e soluzioni, non di posti. Poi è chiaro che ognuno sarà responsabile di ciò che voterà».

Il Movimento 5 stelle fa campagna elettorale senza nominare la mafia. Questa è l’ultima accusa che vi è stata rivolta.
«Per la prima volta, mi sono ritrovato a essere attaccato per una cosa che non ho detto. I giornali, quelli che sono pagati dai partiti, se ne sono usciti con questa idea bizzarra. La verità è che noi abbiamo sindaci che sono stati minacciati o ci sono pentiti e mafiosi che ci hanno definiti incorruttibili. Noi, la mafia, la combattiamo, non abbiamo bisogno di parlarne. Anche perché il parlare e basta non è mai servito a nulla se non a generare l’antimafia di facciata che ha regalato a qualcuno la carriera politica».

Grillo cosa dice? Vi state sentendo?
«L’ho sentito qualche giorno fa. Beppe mi ha chiesto che impressioni avevamo e ci ha detto che da fuori ha visto un tour entusiasmante. Il 22, 23 e 24 settembre saremo insieme a Rimini per il raduno nazionale. Poi contiamo di averlo con noi a ottobre per la volata finale». 


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