Movida, dopo due anni arriva il regolamento Ma entro sei mesi serve la zonizzazione

Tanto tuonò che non piovve. Dopo due anni di dibattiti e polemiche Palermo ha un suo regolamento della movida. Ieri sera il Consiglio comunale ha detto «sì» a un testo che ricalca a grandi linee le ordinanze che il sindaco Leoluca Orlando, subissato di denunce dai cittadini esasperati, ha dovuto emanare – e prorogare di mese in mese – su input del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza in attesa che si sbloccasse l’impasse in aula. Forza Italia e Pd hanno votato contro un testo che ne ha viste di tutti i colori passando attraverso la mano di due assessori, sentenze del Tar, attriti fra i partiti, proteste dei commercianti, tira e molla su orari (confermati) e decibel (esclusi dalla versione definitiva), bozze, riscritture e controproposte delle associazioni di categoria. 

La parola fine, però, non è ancora scritta. Il testo, infatti, potrebbe non essere quello definitivo: uno specifico subemendamento lo descrive come «sperimentale» e impegna l’amministrazione a presentare entro la prossima estate il piano di zonizzazione acustica, in base al quale si valuterà se apportare o meno qualche modifica. Sei mesi o poco più di tempo per adeguarsi a una legge nazionale del 1995 che in Sicilia non è mai stata applicata. Lo stesso capo area amministrativo di Infrastrutture, Paolo Bohuslav Basile, giorni fa confermava in aula che «questo regolamento non disciplina le emissioni acustiche perché quello è un compito della legge. Certo, permane l’obbligo di applicare un piano di zonizzazione, ma questo non impedisce di discutere alcune norme che offrono un punto di equilibrio tra il diritto al riposo e gli interessi delle attività commerciali».

Alla fine, dunque, è passata la linea dell’amministrazione. Orlando, pressato da Questura e Procura, ha più volte sbattuto i pugni sul tavolo chiedendo con forza l’approvazione del provvedimento e minacciando perfino misure extra ordinem che scavalcassero l’autorità del Consiglio. Il testo è rimasto più o meno simile a quello delle ordinanze. Alla fine della giostra, di fatto, una sintesi che accontentasse tutti – residenti e commercianti, maggioranza e opposizione – non è stata trovata. I trasgressori saranno puniti con le sanzioni previste dalla normativa nazionale in attesa che Palazzo delle Aquile decida quali siano le eventuali pene accessorie (ovvero le chiusure per sette, quattordici, ventuno giorni o un mese). 

Gli esercenti dovranno assicurare «la completa pulizia e la massima condizione d’igiene da rifiuti», non potranno collocare erogatori di bevande alla spina all’esterno dei locali e durante l’orario di chiusura dovranno rendere inutilizzabili da eventuali passanti arredi, tavoli, sedie e ombrelloni presenti all’esterno dei locali. Scattano il divieto di vendita di bevande da asporto in contenitori di vetro o in lattina da mezzanotte alle 7 del mattino e il divieto di pubblicizzare offerte speciali sugli alcolici dalle 22 alle 7. Dalle 24 alle 7 le bevande in vetro o in lattina si potranno consumare soltanto «negli spazi interni oppure, mediante servizio al tavolo, negli spazi esterni dei pubblici esercizi, quali aree private oppure oggetto di occupazione regolarmente concessa». 

La musica esterna è consentita fino all’una il venerdì, il sabato e i prefestivi (ma solo d’estate) e fino a mezzanotte negli altri giorni mentre «dopo tali orari ogni attività musicale potrà avvenire solo all’interno del pubblico esercizio o del locale di pubblico spettacolo senza emissioni esterne e quindi a porte e finestre chiuse». Assolutamente vietata, invece, l’amplificazione esterna. Fanno eccezione a questo sistema le discoteche.

Per l’assessora alle Attività Produttive Giovanna Marano, che ha seguito i lavori in aula, «si tratta di un atto snello, essenziale, con un corpo asciutto di norme di comportamento, che valgono anche per i privati cittadini, ispirato ai principi dell’ordinamento giuridico». Per Orlando «questo regolamento sarà uno strumento di armonia e civiltà che permetterà di prevenire l’incursione che la criminalità spesso agisce in varie e vaste aree urbane».

«Finalmente è stato approvato un regolamento che, sebbene non previsto per legge, darà all’amministrazione uno strumento per arginare il fenomeno della movida – commenta il consigliere del Movimento 139 Tony Sala -. Conciliare il diritto alla quiete con il diritto alle attività di svago è, ed è stato, un rompicapo. Ogni regolamento per essere efficace deve essere applicabile, deve prevedere uno strumento di controllo, e quindi un sistema sanzionatorio. È chiaro che le sanzioni non sono rivolte a chi opera nel rispetto delle norme ma a coloro i quali agiscono nell’illegalità». 

Sulla stessa lunghezza d’onda il compagno di partito Pierpaolo La Commare: «Esprimiamo soddisfazione per avere varato finalmente un regolamento atteso dalla cittadinanza. Un atto che darà un contributo concreto soprattutto alla disciplina di fattispecie che, sviluppatesi in un contesto di mero abusivismo, hanno finito per determinare seri problemi di ordine pubblico. Siamo consapevoli che è un primo passo verso una soluzione che non può non passare attraverso un controllo del territorio più efficace da parte delle forze dell’ordine. L’occasione è stata utile – aggiunge La Commare – per fissare i termini per l’adozione anche del piano di zonizzazione, ennesima incompiuta del Comune di Palermo cui questa amministrazione e questo consiglio comunale si sono impegnate a trovare soluzione entro i prossimi 6 mesi. L’adozione del piano di zonizzazione colmerà un vuoto normativo storico e doterà la nostra città di uno strumento di pianificazione efficace con refluenze anche nel nuovo Prg».

Il capogruppo del Pd Rosario Filoramo resta convinto che «senza piano di zonizzazione il regolamento è a rischio di annullamento da parte del Tar. L’ennesimo flop annunciato di questa amministrazione comunale. Ormai siamo abituati a ricevere proposte di deliberazioni redatte dalla giunta che al vaglio del Consiglio risultano incomplete o illegittime, ma comunque inutili e a volte perfino dannose per il comune e la comunità cittadina. I nostri emendamenti presentati da oltre sei mesi – prosegue il democratico – svelano tutti i pacchiani errori di un amministrazione in stato confusionale e che ha perso ogni contatto con la realtà. Infatti ai soggetti storici, residenti ed esercenti, tra gli scontenti anche per il fatto di non essere stati ascoltati si sono aggiunte le associazioni di categoria del commercio, artigianato e degli albergatori».

«Il regolamento sulla movida, approvato ieri sera, assomiglia al capriccio di un monarca – dice il consigliere del Gruppo Misto Filippo Occhipinti –. Abbiamo dedicato sedute e mesi per un regolamento che non aveva neanche senso fare: il giusto sonno dei cittadini era e dovrebbe essere garantito dalla legge vigente, se sin qui non è stato fatto rispettare non capisco come possa farlo un regolamento. Mancavano i controlli e non sarà un regolamento, fotocopia della legge, a farli applicare. In pratica non cambierà nulla. L’unico vero successo, se così si può dire, è avere costretto l’amministrazione a dotare la città di un piano di zonizzazione acustica, questo sì obbligatorio per legge, che la città aspetta da venti anni». 

Secondo Nadia Spallitta del Pd, vicepresidente vicaria del Consiglio comunale, «l’attuale testo non risolve i problemi cittadini e a mio avviso è da considerarsi privo di reale consistenza. Non è stata accolta l’idea del Partito Democratico, in relazione al regime sanzionatorio, di applicare esclusivamente le sanzioni previste dalla legge, evitando così forme repressive non contemplate dalle disposizioni normative. Il Mov139, invece, con un suo emendamento ha generalizzato il potere sanzionatorio accessorio, che sarebbe espressione dell’autonomia comunale. Emendamento che a mio avviso rischia non solo di creare disparità di trattamento ma soprattutto demanda a una libera interpretazione degli uffici l’esercizio di questo potere repressivo. C’è anche da dire – conclude – che lo stesso regolamento non chiarisce tuttavia quali sarebbero le sanzioni accessorie, con conseguente rischio di azioni che possono vedere soccombente, come avvenuto in passato in casi analoghi, l’amministrazione comunale». 

«Non ho votato il regolamento sulla movida perché ritengo sia un strumento inutile, che non risolve il problema della quiete pubblica – dice Paolo Caracausi (Idv), presidente della commissione Attività Produttive -. Ancora oggi, in assenza dei controlli, chi esercita l’attività violando le regole continua imperterrito a fare musica amplificata in barba all’ordinanza del sindaco e da domani in barba anche a questo ennesimo papocchio che ha prodotto il Consiglio comunale. Una delle poche cose condivisibili delle ordinanze erano le sanzioni accessorie, che limitavano il disturbo al sonno dei residenti ma che con questo regolamento sono state cancellate. La commissione Attività Produttive – conclude Caracausi – era riuscita a fare sintesi con le associazioni di categoria, i residenti e i musicisti, ma il suo lavoro è stato vanificato per un regolamento che scontenta tutti. Mi auguro che entro sei mesi l’amministrazione porti il piano di zonizzazione acustica per rivedere l’atto». 

Dura la presa di posizione di Confartigianato per bocca del presidente Nunzio Reina: «Questo regolamento non cambia nulla, ci dispiace che le associazioni di categoria non siano state prese in considerazione e che sia stato praticamente rifiutato l’aiuto di chi vuole tutelare gli interessi delle imprese, parte direttamente coinvolta e fondamentale. Questo testo -prosegue – si basa su un’ordinanza che avrebbe già dovuto puntare da tempo al contrasto agli abusivi. Ci ritroviamo invece a fronteggiare sempre gli stessi problemi e l’unico risultato che si riesce ad ottenere è quello di ostacolare chi fa impresa onestamente». 

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