Milleduecentoquattordici pagine. Tanto sono lunghe le motivazioni della sentenza del processo di Appello in cui l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto è stata condannata a otto anni e dieci mesi per corruzione e abuso d’ufficio. Lo stesso procedimento in cui sono finiti anche gli altri membri del cosiddetto cerchio magico che l’ex […]
Processo Saguto, depositate le motivazioni della condanna. I giudici: «Spinta solo da interessi egoistici»
Milleduecentoquattordici pagine. Tanto sono lunghe le motivazioni della sentenza del processo di Appello in cui l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto è stata condannata a otto anni e dieci mesi per corruzione e abuso d’ufficio. Lo stesso procedimento in cui sono finiti anche gli altri membri del cosiddetto cerchio magico che l’ex giudice – poi radiata dalla magistratura – avrebbe creato attraverso nomine di amministratori giudiziari per le aziende sequestrare alla criminalità organizzata. Sistema di cui avrebbero fatto parte suo marito Lorenzo Caramma (condannato a sei anni e mezzo), suo figlio Emanuele Caramma (condannato a quattro mesi) e il re degli amministratori giudiziari di Palermo Gaetano Cappellano Seminara (condannato a sette anni e sette mesi).
Nelle motivazioni dell’Appello, i giudici scrivono che Saguto avrebbe messo in atto una mala gestione delle procedure dei beni sequestrati «con un uso distorto dei suoi poteri» perché «gli unici interessi erano quelli egoistici: era spinta da uno spasmodico desiderio di assicurare un tenore di vita elevato». Secondo i giudici, anche dagli imputati «arrivavano plurime condotte illecite finalizzate allo scambio di utilità». Nel documento, si fa riferimento parlano alla tesi di laurea del figlio di Saguto che sarebbe stata scritta dal professore Carmelo Provenzano, docente della università Kore di Enna. Un’accusa che il professore ha sempre rigettato. Non solo il figlio, nelle lunghe motivazioni della sentenza trova spazio anche la fidanzata di lui, Mariangela Pantò.
Assunta nello studio legale palermitano di Walter Virga, anche lui considerato parte del giro di amministratori giudiziari della ex giudice, «non su base volontaria – mettono nero su bianco i giudici – né per ragioni di gentilezza ma per motivi di mero tornaconto personale a seguito di una vera e propria imposizione da parte di Saguto che ne aveva fatto richiesta dietro promessa del conferimento di incarichi di amministrazione futuri». Nel più classico degli schemi basati sul do ut des. A questo proposito, viene anche ricordata una conversazione intercettata tra la ex giudice e Rosolino Nasca, un ufficiale della Direzione investigativa antimafia di Palermo. Una dialogo in cui l’ex magistrata dopo avere raccontato che Virga «spinto da suo padre, ha buttato fuori dallo studio Mariangela», recrimina su quanto lei avrebbe fatto per lui. A quel punto, Nasca avrebbe promesso a Saguto di «sistemare Mariangela ancora meglio».