Il superlatitante Giovanni Motisi è morto in Colombia? I dettagli delle indagini

Giovanni Motisi, detto ‘u pacchiuni (il grasso) potrebbe essere morto. Uno dei latitanti di mafia più ricercati dopo Matteo Messina Denaro che, come lui, sarebbe deceduto a causa di un tumore. A dare la notizia, ancora da verificare e su cui sono in corso delle indagini, è stato il settimanale Gente. Stando a quanto emerso finora, il 65enne inserito nella lista dei latitanti più pericolosi al mondo e di cui si sono perse le tracce nel 1998, sarebbe morto in una clinica di Cali in Colombia.

Sono in corso delle verifiche da parte dell’Ambasciata italiana a Bogotà. Intanto, si è mossa pure la procura di Palermo che ha sentito il fotoreporter sardo Antonello Zappadu. È lui ad avere pubblicato la notizia che dice di avere appreso da un mediatore che il boss, condannato all’ergastolo per l’uccisione nel 1985 del vicequestore Ninni Cassarà, sarebbe morto in una clinica in Colombia. Il fotoreporter riferisce che era già in rapporti con l’uomo che avrebbe fatto da tramite perché il boss Motisi avrebbe voluto rilasciare un’intervista. L’incontro si sarebbe dovuto tenere a Istanbul, in Turchia.

Secondo quanto emerso, Motisi – che è anche nell’elenco del programma speciale di ricerca del ministero dell’Interno – sarebbe arrivato dal Brasile, poi dalla Turchia sarebbe andato in Italia per consegnarsi: stava già male. Tutto sarebbe saltato, però, a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Sono in corso le indagini per verificare l’attendibilità di questo racconto, anche perché Zappadu non è in grado di fornire nessuna indicazione sulla clinica colombiana in cui Motisi – che potrebbe avere usato un falso nome – sarebbe morto.

La sua partecipazione all’agguato contro il capo della sezione investigativa della squadra mobile di Palermo, nel quale morì anche l’agente Roberto Antiochia (che aveva rimandato le ferie per partecipare alle indagini sull’uccisione il 28 luglio 1985 del commissario Beppe Montana), sarebbe stata premiata da Totò Riina con la promozione del boss a capo del mandamento di Pagliarelli, un ruolo che prima aveva avuto per tanti anni lo zio Matteo.

Secondo i racconti di alcuni collaboratori di giustizia, quell’incarico gli sarebbe stato poi revocato per ordine del boss Nino Rotolo che sospettava di una sua cattiva gestione della cassa della cosca. Tuttavia, Motisi avrebbe mantenuto una posizione di rilievo nella gerarchia di Cosa nostra. Tanto da essere considerato l’ultimo grande latitante di mafia. Di lui le forze di polizia hanno solo un’immagine ricavata da un processo di invecchiamento (tecnica dell’age progression) di alcune foto degli anni ’80 e ’90 trovate a casa sua: nel nuovo identikit il boss ha una struttura fisica robusta, un lieve sorriso come in uno scatto di gruppo e i capelli grigi.


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