Monte Gallo, oggi il costone roccioso è in sicurezza Ma l’intera area resta a rischio e gli abitanti tremano

Una tragedia annunciata quella del 27 novembre 2015 quando, nel cuore della notte, perse la vita Ornella Paltrinieri, un’anziana di 88 anni uccisa a seguito del crollo di un enorme masso staccatosi da un costone roccioso di Monte Gallo. Il masso sventrò la villetta in cui l’anziana abitava causando il distacco di alcune parti strutturali che, crollando, provocarono il decesso della signora. Che l’area fosse ad alto rischio era noto da anni e infatti il monitoraggio del costone di roccia era cominciato nel 2004 quando il Comune di Palermo appaltò il progetto di consolidamento a professionisti locali che predisposero delle indagini a campione, estese nel 2011 all’intera parete, limitatamente alla metà dove i blocchi sono dotati di maggiore energia. Le ispezioni effettuate nel 2004 e commissionate a un ingegnere geotecnico specializzato in fronti rocciosi, evidenziarono una situazione davvero grave: i massi a rischio crollo erano oltre 150 e in alcuni tratti di parete era molto rischioso scendere, a rischio della propria incolumità. Talvolta alcuni blocchi erano dislocati verso l’esterno in prossimità del bordo della parete rendendo rischioso anche il solo passarvi sopra con la corda.

Dopo l’assegnazione dei lavori tramite gara di appalto pubblico, gli interventi furono rallentati a causa di lungaggini espropriative dato che la maggior parte dei terreni sottostanti la parete su cui realizzare gli interventi di tipo passivo erano privati. Poco prima del crollo del 27 novembre 2015 l’impresa incaricata ad effettuare i lavori era già in condizioni di cominciare se non ci fossero stati gli ultimi strascichi amministrativi che tardarono l’inizio dei lavori. Date le notevoli dimensioni del masso crollato, però, è presumibile che gli interventi che sarebbero stati realizzati di li a poco avrebbero solo rallentato e non arrestato la corsa del masso di circa 40 metri cubi che ha investito la struttura della casa dell’anziana, causandone la morte. 

Ma com’è oggi la situazione, a distanza di due anni da quell’inaccettabile tragedia? Chiaramente si tratta di una zona geologicamente non stabile e lungo tutto il perimetro del monte permane il pericolo di nuovi crolli soprattutto con un rischio elevato nelle zone abitate. «Il Comune ha predisposto interventi mirati lungo l’incisione che attraversa Monte Gallo e che rappresenta il principale fattore responsabile della sua instabilità» spiega Francesco Mereu, responsabile dell’Unità Organizzativa della Protezione Civile. «Lungo tutto il costone roccioso che va da Via Saffo e che arriva fino a Mondello sono stati realizzati una serie di misure sia tramite la posa di reti paramassi a elevato assorbimento di energia, sia tramite interventi in parete. Quindi, ad oggi, la parte responsabile del crollo del 2015 è stata messa in sicurezza» continua Mereu. Bisogna tenere presente però che l’area a rischio è piuttosto vasta. Da poco sono arrivati nuovi finanziamenti grazie ai quali sarà effettuata una nuova gara d’appalto per continuare i lavori. In ogni caso i circa sessanta milioni di euro tra gli interventi già effettuati finora e i finanziamenti ricevuti sono bastati per coprire appena il 10 per cento dell’intera area da controllare.

Intanto l’avvicinarsi della stagione invernale e l’arrivo di piogge sempre più intense come quella che ha innescato la frana del 2015, non fanno di certo dormire sonni tranquilli agli abitanti di Mondello e dell’Addaura. Infatti, lo stato di fratturazione delle pareti che caratterizzano Monte Gallo e che già di per sé costituisce un quadro geologico abbastanza complesso, è ulteriormente aggravato dall’incorrere di violenti acquazzoni o terremoti che, nella nostra regione, non sono di certo degli eventi eccezionali.

Michela Costa

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