Montante, Regione ritardaria esclusa da parti civili Giallo sulla salute dell’ex presidente di Sicindustria

Al possibile processo a Antonello Montante la Regione siciliana non sarà tra le parti civile. La notizia arriva nel corso della seconda puntata dell’udienza preliminare del procedimento in cui l’ex numero uno di Confindustria Sicilia è accusato di essere stato al vertice di un sistema dedito alla captazione di notizie coperte da segreto d’ufficio. Informazioni che, nella tesi dell’accusa sostenuta dalla procura di Caltanissetta, sarebbero servite innanzitutto a occultare i rapporti che Montante ha avuto con i capimafia di Serradifalco, la località del Nisseno da cui la carriera dell’imprenditore ha spiccato il volo fino ad arrivare ai vertici di Sicindustria, diventando anche per molti anni volto principale dellantimafia.

A decidere l’esclusione della Regione è stato il gup Davide Salvucci. All’origine ci sarebbe il ritardo con cui la Regione ha presentato l’istanza, tempi che hanno fatto sì che i documenti non confluissero negli atti raccolti dall’Avvocatura dello Stato. Tuttavia, il governo potrebbe rinnovare la propria volontà nel corso dell’udienza d’apertura del processo di primo grado. 

La giornata odierna è stata contrassegnata anche da un piccolo giallo legato alle condizioni di salute di Montante, la cui assenza in aula in un primo tempo si è ipotizzato potesse essere stata determinata non da un atto di volontà. A fare chiarezza, su esplicita richiesta del gup, sono stati i legali del 53enne, gli avvocati Nino Caleca e Giuseppe Panepinto. «La difesa non ha presentato alcun certificato medico. La struttura sanitaria del carcere ha comunicato al giudice le condizioni di salute», ha detto Caleca, specificando la rinuncia del proprio assistito a presenziare all’udienza. A essere in ballo c’è anche la possibilità che Montante possa essere rimesso in libertà, prima della decisione del gup: i termini della custodia cautelare scadranno infatti il 14 novembre. 

Tornando alle costituzioni di parte civile sono state accolte quelle dei giornalisti Attilio Bolzoni e Giampiero Casagni, del magistrato ed ex assessore regionale Nicolò Marino, dell’ex presidente Irsap, Alfonso Cicero, dell’ex parlamentare dem Mirello Crisafulli e di Gioacchino Genchi, vice-questore. Tra le istanze rigettate dal gup quella del pentito Dario Di Francesco. Ha chiesto, infine, di essere accolta come parte civile l’Ordine dei giornalisti.


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