Il consigliere comunale di Catania Maurizio Mirenda lascia il partito della Democrazia cristiana e resta nel gruppo misto. Meno di cinque minuti di intervento, durante la seduta del Consiglio comunale di ieri pomeriggio, per leggere le motivazioni che lo avrebbero portato a maturare la decisione di lasciare la Dc. La decisione dopo la «pausa di […]
Catania, il consigliere Maurizio Mirenda lascia la Dc: «Rivalità sterile e inaccettabile»
Il consigliere comunale di Catania Maurizio Mirenda lascia il partito della Democrazia cristiana e resta nel gruppo misto. Meno di cinque minuti di intervento, durante la seduta del Consiglio comunale di ieri pomeriggio, per leggere le motivazioni che lo avrebbero portato a maturare la decisione di lasciare la Dc.
La decisione dopo la «pausa di riflessione»
Appena il presidente Sebastiano Anastasi gli dà la parola, il consigliere esordisce con un desiderio: «Che lei non menzioni più la mia appartenenza al gruppo della Dc». Mirenda spiega subito che lascia la Democrazia cristiana dopo «una pausa di riflessione. Per essere sicuro di fare la cosa giusta». Senza rischiare, ci tiene a sottolineare di «farmi assalire dall’impulsività e dalla rabbia». Un temporeggiare che, come spiega Mirenda in aula consiliare, ha tenuto conto anche della «tempesta giudiziaria che sta coinvolgendo Totò Cuffaro e i suoi fedelissimi. Mi ha indotto – afferma Mirenda – a essere ancora più cauto e conciliante, ma soltanto per mera solidarietà umana e puro garantismo».
La visione «romantica» della Democrazia cristiana

Dopo le premesse, si arriva a quella che Mirenda definisce «una posizione netta e indiscutibile» con cui lascia la Democrazia cristiana. Durante il suo intervento letto nell’aula consiliare di Palazzo degli elefanti, l’ormai ex appartenente allo scudocrociato parla di una «insoddisfazione più volte esternata e sempre minimizzata dai vertici del partito». Che, a suo dire, avrebbero avuto una visione meno «romantica e nobile della Dc». Mirenda lamenta poi di essere stato ostacolato e contrastato da alcuni «compagni di partito mossi da un senso di rivalità sterile e inaccettabile». Così arriva la decisione di abbandonare la Dc e di restare, almeno per il momento, nel gruppo Misto. «Senza precludermi – precisa il consigliere – la possibilità di valutare altre opportunità». Insomma, un messaggio di apertura quello di Mirenda che chiude il suo intervento con la convinzione di essere stato «il quid che ha determinato la vittoria nelle competizioni elettorali comunali, provinciali e regionali».
Già consigliere per diversi mandati, Mirenda era tornato tra gli scranni anche nel 2023, dopo la candidatura nella lista In campo con Pogliese. Politico di vecchia data, nel 2013 – poco prima delle elezioni comunali – viene intercettato durante un incontro con l’ex consigliere della prima municipalità Ernesto Privitera. Il politico imputato e poi assolto nel processo per voto di scambio a carico di Raffaele e Toti Lombardo. Un incontro che sarebbe avvenuto nel quartiere San Cristoforo di Catania e, precisamente, a casa del pregiudicato Nino Balsamo che all’epoca era agli arresti domiciliari. Quest’ultimo, detto Cicaledda, è il cognato del boss del clan Cappello-Bonaccorsi Orazio Privitera.