Artista di una delle dinastie più conosciute nel Meridione, è nato a San Giovanni La Punta e ha debuttato nel 2006 a Giarre con il suo Circo Bizzarro. Assieme ad altre 40 persone - tra le quali la moglie Elvira Picard - è accusato dalla procura di Palermo di aver gestito un giro di immigrazione clandestina
Migranti spacciati per finti artisti circensi Arrestato l’impresario etneo Alvaro Bizzarro
Alvaro Bizzarro è tra gli imprenditori circensi coinvolti nell’operazione Golden circus della procura di Palermo con l’accusa di avere gestito un giro di immigrazione clandestina. Originario di San Giovanni La Punta, Bizzarro fa parte di una delle famiglie più celebri del mondo circense italiano. Già gestore del Circo di Roma, fondato dopo l’alluvione di Firenze del 1966 che mise in ginocchio l’attività precedente, tempo dopo si separa dal resto della famiglia per creare il Circo Bizzarro che esordisce nel 2006 a Giarre. Al suo fianco c’è la moglie Elvira Picard, nata in Ungheria, e almeno fino allo scorso anno titolare del Circo Bizzarro – Viviana Orfei. Anche lei arrestata questa mattina dagli inquirenti palermitani.
A ricostruire l’albero genealogico della famiglia, ma anche a chiarire i diversi passaggi di insegna, contribuisce la Lega antivivisezione. I circhi dei Bizzarro sono citati nel rapporto Lav 2015 alla voce circhi condannati per maltrattamenti di animali. I fratelli Bizzarro gestivano il Circo città di Roma e nel 2004 sono stati denunciati dalla Lav perché detenevano animali in condizione igieniche e sanitarie inadatte. All’epoca dei fatti, la struttura riceveva ancora i finanziamenti pubblici, destinati nello specifico alla persona di Elio Bizzaro, morto pochi anni fa. Nel 2006 i fratelli Elio e Alvaro si separano e quest’ultimo apre un secondo circo, conosciuto con diverse insegne: Circo Bizzarro, Circo Viviana Orfei e oggi di nuovo Circo internazionale città di Roma. Quest’ultimo adesso sarebbe in attività solo all’estero, in Tunisia.
La Lega anti vivisezione rileva, all’interno dello studio, tre diverse società registrate per la stessa famiglia: Circo Bizzarro di Elvira Picard, Circo città di Roma di Alvaro Ernesto Bizzarro e Circo Città di Roma di Elio Bizzarro. La società intestata a Picard ha continuato a incassare i finanziamenti pubblici fino al 2012 (20mila euro annui a partire dal 2010); quella di Elio Bizzarro non ha più ottenuto i fondi a partire dal 2010 quando è stato condannato per i maltrattamenti di animali risalenti al 2004, anche se dal 2005 al 2009 ha percepito oltre 250mila euro di fondi pubblici.
In un comunicato emesso oggi, la Lega racconta di come «abbiamo più volte denunciato situazioni di sfruttamento e maltrattamento, di detenzione incompatibile con i naturali bisogni degli animali, di degrado e di irregolarità nella documentazione e nelle autorizzazioni necessarie a detenere animali esotici o selvatici, spesso oggetto di traffici internazionali». E sottolinea: «Anche per questi motivi, non sorprende che questo mondo abbia potuto fornire terreno fertile per la tratta e lo sfruttamento di esseri umani».
«Mi sembra strano che per l’incasso di due spettacoli si corrano rischi di questo genere», dice Gaetano Montico, presidente del Sindacato addestratori allevatori detentori animali esotici. «Quando si parla di circo si è più veloce a imbrattare l’immagine che a capire cosa c’è dietro», continua. Montico descrive l’ambiente circense come un «mondo nel quale si lavora venti ore al giorno e la maggior parte delle persone ha a stento la terza media». Secondo lui «saranno di più i colpevoli esterni che quelli interni – sottolinea – In tanti non sapranno nemmeno perché sono stati arrestati». Lo spettacolo di Alvaro Bizzarro «è uno di quelli classici, della tradizione – prosegue Gaetano Montico – con diversi animali e un gruppo di cavalli».
«C’è grande amarezza. Mi auguro che ci sia molto senso di responsabilità nel circoscrivere il caso che riguarda un mondo già bistrattato dalle istituzioni», afferma Antonio Buccioni, presidente dell’Ente nazionale circhi. Che bolla l’inchiesta palermitana come «una pessima notizia per questo settore». E racconta: «Quella della famiglia Bizzarro è una grande dinastia. È una delle storie più emblematiche del circo italiano. Non hanno la notorietà dei Togni e degli Orfei, ma sono molto più noti di loro nell’Italia meridionale».
Ma sulle accuse di una mancanza di trasparenza nelle assunzioni – meccanismo che avrebbe permesso ai circhi accusati di incassare dai due ai tremila euro per ogni persona fatta entrare irregolarmente in Italia – Buccioni allarga le braccia. «Ignoro completamente quali siano i dettagli delle accuse – spiega – Quello che so è che il circo sta vivendo la crisi del mondo dello spettacolo». Ad aggravare la situazione, secondo Antonio Buccioni, è la scarsità di aree comunali messe a disposizione dei circhi secondo una legge del 1968.