I migranti siriani sbarcati sulle coste catanesi il 10 agosto sono stati identificati e trasferiti dalla scuola Andrea Doria al Cara intorno alle 20 di ieri sera, proprio nel giorno del lutto cittadino. Alcuni hanno raccontato ai membri della Rete antirazzista catanese, presenti da giorni sul luogo, di aver subito violenze da parte delle forze dell'ordine durante le operazioni di identificazione. Intorno alle 15 era stato negato a quattro avvocati di accedere alla struttura per fornire assistenza, mentre critiche arrivano anche al ministro Kyenge: «Aveva promesso di non mandarli a Mineo». Guarda i video
Migranti siriani identificati e trasferiti al Cara Una traduttrice: «Hanno riferito di violenze»
Sono stati identificati nel pomeriggio i migranti siriani ospiti da quattro giorni dell’istituto comprensivo Andrea Doria, trasferiti intorno alle 20 al Cara di Mineo. Ad assistere al trasferimento, al grido di «freedom, libertà», alcuni volontari membri della Rete antirazzista catanese, di Catania bene comune, del centro Experia, dell’Arci e dell’Osservatorio su Catania, assieme ad esponenti di Sel, del M5s e ad alcuni liberi cittadini. Secondo quanto raccontato dai migranti, in alcune testimonianze registrate in un video dai volontari, le identificazioni sarebbero avvenute in maniera forzosa, con violenze da parte della polizia.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=nC0frtdupWs[/youtube]
Erano in diciannove, ma quando sono giunti a Catania su un barcone lo scorso 10 agosto erano ventidue: in tre sono riusciti ad eludere la sorveglianza e scappare, mentre gli altri – tra i quali dieci bambini – in questi quattro giorni si erano rifiutati di rilasciare le proprie generalità. Almeno fino a ieri pomeriggio, quando il prelievo delle impronte digitali è stato effettuato, ma in assenza dell’assistenza legale: quattro avvocati del Centro Astalli, esperti in materia di immigrazione, sono stati prima convocati dalla Prefettura e poi, dopo circa due ore di attesa, rimandati indietro intorno alle 15: la consulenza non era più necessaria. Unico ad ottenere l’accesso l’avvocato penalista Antonio Fiumefreddo, noto per essere stato in passato sovrintendente del Teatro Massimo Bellini, candidato sindaco di Catania nonché legale dell’ex presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo. Anche lui, secondo le testimonianze dei presenti, non c’era alle 16.30, quando le forze dell’ordine hanno iniziato ad accompagnare gli uomini e le donne presso una struttura della questura per le operazioni di identificazione.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=UpnsGOPlzxE[/youtube]
«Sapevano di andare da un avvocato e si sono ritrovati dentro una questura con lobbligo di mettere le impronte digitali. La polizia ha tirato fuori i manganelli e ha insistito con la forza», racconta Nawal della Rete antirazzista, che ha tradotto dall’arabo quanto riferito da due donne e tre bambini. Al ritorno delle procedure di identificazione ha parlato con loro attraverso la recinzione. E i migranti hanno sottolineato un dettaglio: un uomo è ritornato ferito a una gamba.
«L’uomo ritornato ferito è il papà del bambino che ha raccontato questa storia», riferisce Nawal, alla presenza della deputata del Movimento 5 stelle Giulia Grillo, l’unica, dopo Fiumefreddo, ad avere avuto accesso alla palestra dell’Istituto nel corso della giornata. «Io ho parlato in inglese con un uomo, che mi ha detto che tutti stavano bene», riferisce Grillo ai presenti. Stupiti, nell’apprendere dalla deputata la destinazione dei migranti: «Verranno ospitati al Cara di Mineo».
Uno stupore derivato da quanto riferito da Luisa Albanella, deputata del Partito democratico, che nei giorni scorsi aveva fatto visita ai migranti. «Albanella, parlando al telefono con il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, aveva ricevuto rassicurazione che non sarebbero stati trasferiti a Mineo, ma in alcuni dei Cara del nord Italia, dai quali sarebbe stato per loro più facile raggiungere i parenti in nord Europa», riferisce Claudia Urzì, anche lei nel gruppo di volontari della Rete antirazzista. Urzì non nasconde la delusione: «Il trasferimento a Mineo, dove attenderanno per tempi lunghissimi, ci sembra un disastro. Come l’impegno disatteso della Kyenge», riferisce. Il commento di Matteo Iannitti, leader di Catania bene comune, è invece rivolto all’amministrazione comunale. «Oggi era il giorno del lutto cittadino e sono avvenuti due atti scellerati: la prima l’identificazione con l’uso della forza e la seconda il trasferimento a Mineo. Abbiamo anche chiesto ai membri dell’amministrazione comunale di venire, ma non si sono presentati», conclude Iannitti.