Dicono di non essere stati contattati da nessuna procura, ma di auspicare un'audizione dai giudici di Trapani per chiarire la propria posizione. Francois Dumont, responsabile della comunicazione di Medici senza Frontiere, all'aula Falcone ha ribadito la linea dell'ong: «Chiediamo un approccio più umano»
Migranti, Msf: «Nessun indagato, chiesto incontro» Solo nel 2017 salvate circa 8000 persone in mare
«Non siamo stati contattati da nessuna procura. Abbiamo appreso da alcuni articoli di stampa delle accuse che sarebbero state mosse nei nostri confronti di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma in realtà nessun componente di Msf ha ricevuto un avviso di garanzia. Abbiamo chiesto noi alla procura di Trapani un incontro per chiarire la nostra posizione ma anche avere elementi ulteriori rispetto alle notizie apparse sui media. Siamo in contatto con la procura di Trapani e sappiamo di avere un incontro nelle prossime settimane». Lo ha detto François Dumont, direttore del dipartimento Comunicazione di Medici Senza Frontiere Italia, a margine di un seminario sulle crisi umanitarie organizzato all’aula Falcone di Scienze Politiche, a Palermo.
«Assistiamo a un clima di ostilità crescente, con notizie inesatte e polemiche mediatiche inaccettabili – prosegue Dumont -. Se, come altre ong, operiamo in mare, è per un fallimento dell’Europa: sono le politiche europee a spingere le persone nelle mani dei trafficanti e come organizzazione medico umanitaria non possiamo far finta di non vedere. Da quando abbiamo iniziato le attività di soccorso in mare, nel 2015 – aggiunge Dumont – sono oltre 61mila le persone salvate e circa 8000 i salvataggi fatti quest’anno da Msf in mare. Una donna su 10 era incinta, spesso per violenze subite nella traversata, molti sono minori. Il vero problema è l’assenza di alternative per chi sceglie di attraversare il Mediterraneo, diventato una fossa comune».
Un dramma che continua a ripetersi sempre uguale, nonostante i ripetuti appelli alle istituzioni. «Da anni chiediamo vie legali sicure, senza successo – ha aggiunto Dumont – . Le politiche europee sono focalizzate sulla sicurezza, ai governi europei chiediamo invece un approccio più umano, perché dietro ai numeri dei flussi ci sono persone vulnerabili che quasi sempre hanno attraversato l’ inferno libico. La nostra è un’azione salvavita per impedire che le vite perse in mare siano di più. Solo nel 2017 sono più di 1200 le persone morte in mare e la cifra è sicuramente sottostimata». Mentre il clima di delegittimazione nei confronti di Medici senza frontiere e di tutte le altre associazioni che operano ogni giorno in mare continua senza sosta.
«Ci vorrà molto tempo per ricostruire il rapporto di fiducia tra italiani e ong. Quando sono circolate le prime accuse infondate sui media abbiamo registrato reazioni opposte da chi ci sostiene: c’è chi ci ha contattato via mail, facebook o telefono per chiederci spiegazioni, chi ha detto che non ci avrebbe più sostenuto e chi al contrario ha scelto di farlo con il 5 per mille perché ha capito le nostre difficoltà – spiega Dumont – . Il dubbio instillato da queste notizie nelle persone comuni è forte, ma noi agiamo con trasparenza e siamo orgogliosi di quante persone abbiamo soccorso in mare. Contiamo decine di gruppi di volontari in Italia, dal professionista allo studente al pensionato, e sono tutti uniti dalla profonda motivazione umanitaria di sensibilizzare su crisi umanitarie».