Migranti, Moas salva 111 persone da un gommone Ong: «Paura dei libici? Area pericolosa da sempre»

Sono 111 le persone salvate da un gommone in avaria nelle scorse ore nel Mediterraneo. L’operazione è stata condotta dalla nave Phoenix della ong maltese Moas, una delle tre – insieme a Sos Mediterranée e Proactiva Open Arms – che hanno deciso di continuare la propria attività di soccorso nel Mediterraneo, nonostante le minacce, molto più che velate, della guardia costiera libica che, dopo avere annunciato la definizione di una propria area Sar (search and rescue), ha informato le organizzazioni umanitarie della possibilità di conseguenze nel caso in cui le loro imbarcazioni dovessero intralciare l’operato dei nordafricani. 

«Centoundici bambini, donne e uomini sono adesso al sicuro a bordo di Phoenix», si legge in un tweet di Moas, presto rilanciato anche da Christopher e Regina Catrambone, i due coniugi co-fondatori della ong. Proprio Regina Catrambone ha commentato all’agenzia di stampa Agi la decisione di rimanere attivi nel Mediterraneo. «Sappiamo bene che quell’area di mare è difficile e abbastanza pericolosa. Non prendiamoci in giro. Lo abbiamo sempre saputo», ha detto la donna che poi ha sottolineato di sentire maggiormente la responsabilità di intervenire in un momento in cui, con la scelta delle altre ong di sospendere gli interventi, «se qualcuno volesse partire, non ci sarebbe nessuno pronto a soccorrere e le persone morirebbero tutte».

Sull’istituzione della zona Sar libica, si è espressa nei giorni scorsi Medici senza frontiere, parlando dei rischi derivanti dal lasciare un così ampi raggio di azione a una guardia costiera che a oggi ha gestito le operazioni di controllo con modalità discutibili, arrivando in alcuni casi anche a sparare in aria e puntare le armi contro i migranti. A riguardo il capo di gabinetto del ministero degli Interni Mario Morcone ha dichiarato al quotidiano Il Messaggero: «Nessuno ha abbandonato o pensato di abbandonare il Mediterraneo. Se la Libia si stabilizza e ottiene di tornare alla normalità anche con una propria area di search and rescue, questo è un segnale positivo per tutti, a cominciare da chi vuole il bene dei migranti»


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