«Le cose trovate in mare sono di chi le trova». Con questa assurda motivazione, un 45enne pregiudicato si è giustificato davanti alla polizia. Arrestato per aver rubato gli oggetti di valore che i 33 migranti, arrivati in barca a vela a Ispica lo scorso 15 luglio, avevano lasciato sull’imbarcazione nelle concitate fasi di soccorso. A segnalare il furto alla polizia di Ragusa sono stati gli stessi migranti, curdi e provenienti da Sri Lanka, Afghanistan, Siria e Iraq. Nel gruppo c’era anche un disabile sulla sedia a rotelle. «Sono sicuro di aver lasciato il mio zaino con tutti i pochi averi che mi erano rimasti all’interno della barca – ha raccontato uno di loro agli investigatori – nelle fasi di soccorso ci hanno detto di lasciare tutto a bordo perché eravamo in pericolo».
Gli agenti della squadra mobile hanno sequestrato la barca a vala che si era incagliata davanti a Ispica, ma che, a causa del mare in tempesta, è rimasta senza sorveglianza per diverse ore. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, proprio in questo frangente, A.G, 45 anni e precedenti per furto, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, avrebbe raggiunto l’imbarcazione e, una volta salito a bordo, si sarebbe impossessato degli oggetti di maggiore valore – tablet, cellulari e oro -, ma anche di sigarette e di un paio di scarpe, che alcuni migranti, soprattutto provenienti dalla Siria, portano con loro per poter continuare il viaggio una volta giunti in Sicilia.
«L’arrestato – spiega il dirigente della Mobile di Ragusa, Antonino Ciavola – abita vicino al luogo in cui si è incagliata la barca a vela, ha assistito alle operazioni di salvataggio e, approfittando della nostra assenza, l’ha raggiunta grazie alla sua piccola imbarcazione. Quindi abbiamo effettuato accertamenti sul suo cellulare, verificando che quella notte fosse proprio nella zona interessata dallo sbarco». Il 45enne, arrestato nella sua casa in contrada Marina di Marza, in un primo momento ha negato il suo coinvolgimento, ma alla fine ha ammesso le responsabilità restituendo quanto rubato. La refurtiva è stata restituita ai legittimi proprietari che hanno ringraziato gli agenti.
Sulla barca a vela la polizia ha sequestrato anche alcuni documenti che potrebbero essere utili ai fini delle indagini per risalire alla rete di trafficanti che ha organizzato il viaggio. Gli scafisti, secondo quanto raccontato dagli stessi migranti, parlavano una lingua dell’est e sarebbero fuggiti una volta arrivati a terra. Secondo gli investigatori erano ucraini. Non è la prima volta che imbarcazioni più lussuose, come barche a vela o piccoli yaucht, arrivano in Italia provenienti dalla Turchia e guidate da ucraini. Un filone su cui continuano le indagini degli investigatori ragusani, in stretto rapporto con quelli di altre zone d’Italia.
La Squadra mobile di Palermo ha eseguito un fermo di indiziato di delitto nei confronti di un…
Diversi colpi d'arma da fuoco sono stati esplosi contro la saracinesca chiusa di un negozio…
Il ministero dell'Interno ha assegnato alla nave ong Resq People, che ha 63 migranti a…
Sono in corso delle indagini su un raid all'interno dell'istituto di anatomia patologica del Policlinico…
Auto vendute con un chilometraggio taroccato, ovvero scalato per avere un valore di mercato superiore,…
Quaranta miliardi di euro. Sarebbe questo il giro d'affari delle mafie in Italia. Un numero…