«ormai è in nome della legalità che si cerca di raggiungere i centri di potere. Dobbiamo stare attenti alla mafia dell'antimafia, a quelle persone che si arrogano il diritto di stabilire ciò che è accettabile da quello che non lo è».
Michele Costa: “Centri di potere nel nome dell’antimafia”
«Ormai è in nome della legalità che si cerca di raggiungere i centri di potere. Dobbiamo stare attenti alla mafia dell’antimafia, a quelle persone che si arrogano il diritto di stabilire ciò che è accettabile da quello che non lo è».
Sono quanto mai attuali le parole pronunciate da Michele Costa, figlio dell’ex procuratore capo di Palermo Gaetano Costa, assassinato il 6 agosto dell’80 nel capoluogo regionale e riportate stamattina da La Sicilia.
Parole che risuonano forti in una Sicilia dominata dalla propaganda antimafia che ormai consente di governare anche a chi non ha mai preso un voto e che tenta di zittire le critiche con la retorica più becera.
«LA MAFIA NON MINACCIA, AGISCE» ha aggiunto Costa. «La mafia ha vinto perché è riuscita a togliere di mezzo quel nemico che fu mio padre ed a farlo quasi dimenticare. Oggi vengono sbandierate le minacce di morte della mafia, ma guardate che la mafia non ha mai minacciato nessuno, ha agito. Se non si cambia registro è finita, vorrei capire perché non si perseguono per simulazione di reato coloro che millantano di avere subito minacce. Pochi giorni fa ho letto addirittura di due latte di carburante lasciate davanti ad un ufficio e subito si è parlato di intimidazioni mafiose, di spiegamento di forze… ed alla fine si è scoperto che si trattava di carburante lasciato lì da una persona rimasta in panne con l’auto. Bisogna cambiare registro, o è finita».