«Mi ricandido per vedere l’alba di Catania» Il neo-civismo di Bianco sul modello Palermo

«Una candidatura con una forte impronta civica. Come ha fatto il mio amico Leoluca Orlando a Palermo». Il sindaco Enzo Bianco ci riprova. L’annuncio era atteso, l’appuntamento era fissato per questa mattina alla stazione Nesima della metropolitana. Sull’ultimo vagone di un convoglio semi-vuoto salgono lui, uno stuolo di giornalisti e diversi cittadini. Chiamati a partecipare all’appuntamento per mostrare che «la città che ama» col sindaco c’è. Così arrivano lo studente del liceo musicale a Librino, l’anziano che cura la spiaggetta di San Giovanni Li Cuti, uno dei primi assegnatari degli orti urbani di Librino («Che fa melanzane e zucchine buonissime»), un ragazzo presentato come «un utente della metropolitana, che forse prende anche lo shuttle per arrivare da Milo alla cittadella universitaria». Ci vogliono circa 15 minuti, il tempo che impiega il trasporto sotterraneo per arrivare da Nesima a Stesicoro perché l’annuncio si compia.

«Mi ricandido perché non devo fare carriera — dice Bianco — Nella mia vita politica sono stato già primo cittadino di Catania, ministro dell’Interno, presidente del consiglio dell’Anci, presidente del comitato delle Regioni per l’Unione europea… Eletto all’unanimità». Un cursus honorum rivendicato con orgoglio, prima della stoccata: «Mi fici ‘a nuttata, adesso voglio vedere la luce». Così i progetti avviati e quelli conclusi vengono sciorinati uno dopo l’altro: quella presentata da Enzo Bianco è la città dei cantieri, dei 15mila posti di lavoro promessi grazie alla promenade che dovrà essere Corso dei Martiri, alle fermate della metro che dovranno arrivare a Paternò da una parte e all‘aeroporto Vincenzo Bellini dall’altra, alla nuova viabilità di scorrimento su via del Rotolo. «Alla fine del mio prossimo mandato da sindaco», è il leitmotiv di tutte le frasi, scandito brandendo quel Catania +10 che dava il nome al suo programma pre-amministrative 2013.

«Sono stato fondatore del Partito democratico, sono sicuro che il mio partito mi appoggerà, con candidati e liste disposti a credere in questo progetto». Ma sul simbolo del partito resta il dubbio, sparito sotto all’invocato «civismo» di una candidatura «che guarda alle persone: per questo le ho volute qui con me oggi». Una fermata dopo l’altra, il disegno è chiaro, o vuole sembrarlo: «Chiedo al Pd di darmi una mano — reclama — Voglio però aggregare tante forze politiche: alle ultime comunali hanno votato per me elettori del centrodestra, attivisti del Movimento 5 stelle che hanno supportato i miei consiglieri». Quella maggioranza sfaldata che, fino ad adesso, è sembrato guardasse più a Salvo Pogliese che ad altri. E quel Partito democratico che sembra essere in cerca di una candidatura unitaria lontana dal primo cittadino in carica.

Certo è che il momento, per il primo cittadino, non è dei migliori. L’inchiesta su un presunto giro di corruzione nella gestione della spazzatura nel capoluogo etneo non lo ha lasciato indenne, costringendolo a prendere le distanze da chi gli era stato vicinissimo. E costringendolo altresì a rispondere alle insistenti richieste di dimissioni: «Perché avrei dovuto dimettermi? – replica Enzo Bianco – Io in questa storia sono parte lesa. Il Comune si costituirà parte civile nel processo». Procedimento giudiziario che coinvolgerà, e non è la prima volta che accade, persone alle quali il primo cittadino aveva dato la massima fiducia. «Orazio Fazio non era un mio fedelissimo – risponde piccato il sindaco neo-candidato – Era una persona che chiamavo quando c’era la città sporca e bisognava togliere i rifiuti. Ma adesso stiamo parlando della mia ricandidatura». La campagna elettorale si preannuncia lunga.


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