Mezzi antincendio, nuova gara per essere pronti nel 2022 Nell’ultimo anno Regione non è riuscita a comprare autobotti

Un terzo tentativo, a distanza di un anno dal primo e sperando che stavolta le cose vadano diversamente. Le prime piogge hanno posto una tregua, almeno momentanea, all’estate infernale della Sicilia ma anche portato una novità sul fronte della pianificazione antincendio. Ad annunciarlo è stato ieri il dirigente generale del Comando del corpo forestale Giovanni Salerno, nel corso di un’audizione in commissione Ambiente. Salerno ha detto che gli uffici sono in procinto di indire un nuovo bando per l’acquisto di autobotti e autocabinati, aumentando anche la dotazione finanziaria che dovrebbe passare da 20 a 32 milioni di euro. Ma se sulla carta si tratta di certo di una buona notizia, sbilanciarsi con gli entusiasmi non è auspicabile. 

I più attenti ricorderanno che già un anno fa la Regione aveva annunciato la volontà di rinnovare un parco mezzi che in più di un caso si era rivelato inadeguato. Tra i forestali non sono pochi gli aneddoti sui contrattempi causati da macchine troppo vetuste. Tuttavia, lo sforzo organizzativo si era scontrato con l’ennesima procedura di gara fallimentare. Vicende che ormai non fanno più notizie all’interno della Centrale unica di committenza della Regione Siciliana e che sono finite anche sotto la lente della commissione regionale Antimafia, ma che nel caso dell’appalto per i mezzi antincendio si era tinta non solo di giallo, ma anche di rosso, per l’imbarazzo di ritrovarsi con un capitolato d’appalto che, nella sua versione digitale, riportava la firma di Iveco, una delle aziende fornitrici dei mezzi. A quella scoperta era seguita prima una giustificazione legata a un copincolla di un documento presente sul sito nazionale dei vigili del fuoco e poi il ritiro in autotutela del bando. 

Il secondo tentativo risale invece a inizio anno, quando la gara è stata indetta dal dipartimento Protezione civile, giunto in soccorso del Comando del corpo forestale in quanto più avvezzo a gare così articolate. L’esito, però, non è stato molto diverso: a inizio marzo, il Tar ha annullato il bando accogliendo un ricorso proprio di Iveco che denunciava «requisiti di partecipazione eccessivamente stringenti», che avrebbero limitato «ingiustificatamente la partecipazione di numerosi operatori del mercato». L’auspicio adesso è che la terza volta possa essere quella buona e nei piani della Regione dovrebbe esserci di comprare un numero maggiore di autobotti rispetto alle 16 ipotizzate.

«Non possiamo più permetterci di assistere impotenti ogni estate alla distruzione della Sicilia, così come non possiamo utilizzare il capro espiatorio della impennata delle temperature. Questo fenomeno esiste, è vero, e va affrontato nei tavoli di contrattazione internazionale sul clima». A dichiararlo è il deputato regionale del Movimento 5 stelle Giampiero Trizzino, che ieri ha preso parte all’audizione di Salerno in commissione Ambiente. «Le Regioni non possono lavarsi le mani di fronte al problema degli incendi e la Sicilia non fa eccezione. La nostra isola è priva di un corpo funzionale alla tutela del territorio, così come è priva di una programmazione attenta in materia di tutela e prevenzione delle aree boscate – continua Trizzino – La mia proposta è quella di modificare sensibilmente il sistema di gestione degli operai forestali».

La riforma degli stagionali è uno dei disegni di legge che attendono di essere esaminati all’Ars. «Va messo alla porta il vecchio metodo delle giornate lavorative per costruire un Corpo di donne ed uomini impiegato tutto l’anno a difesa del territorio – rilancia Trizzino – Il ddl del governo Musumeci a me francamente piace poco, perché non va in questa direzione, ecco perché proporrò una batteria di emendamenti che sto scrivendo con l’aiuto di alcuni validi operai della forestale». Ieri in commissione si è parlato anche di catasto incendi, lo strumento necessario a mappare i roghi così da attivare i vincoli previsti dalla normativa sui terreni percorsi dal fuoco. Misure che difficilmente possono avere gli effetti deterrenti se le procedure non vengono attivate in maniera puntuale. «Il problema è che il compito di censire i terreni percorsi dal fuoco è dei Comuni, i quali spesso non hanno risorse per farlo – commenta Trizzino -. La soluzione è, dunque, quella di lavorare a una legge che introduca dei poteri sostitutivi in caso di inerzia dei Comuni: se non lo fanno loro, interviene qualcun altro. Ad esempio le prefetture».


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