Metro, fermata Milo per collegare la Cittadella Inturri: «È distante, servono i people mover»

L’apertura della tratta della metropolitana Nesima-Stesicoro potrebbe portare a una prima piccola rivoluzione della mobilità che interessa la Cittadella universitaria, zona in cui sono dislocate il 50 per cento delle strutture dell’ateneo di Catania e oltre un migliaio di studenti. Nei piani di realizzazione della metro – progetto che è stato illustrato appena la scorsa settimana a Palazzo degli Elefanti – è prevista la nascita di una fermata Milo, all’incrocio tra via Bronte e viale Fleming, pensata per raggiungere la zona universitaria di via Santa Sofia e il Policlinico universitario. Il collegamento, però, potrebbe non bastare agli studenti catanesi e men che meno agli utenti dell’ospedale, che sarebbero costretti ogni giorno ad affrontare in media dagli 800 ai due chilometri di strada a piedi, con un dislivello medio di 50-70 metri, se diretti agli edifici più lontani. «È come se gli studenti dovessero scalare un palazzo di 15 piani», ha dichiarato il professore Giuseppe Inturri, delegato del rettore per la Mobilità e ricercatore del dipartimento d’Ingegneria di Unict, riferendosi all’eventualità di spostarsi a piedi dalla fermata Milo all’ingresso della Cittadella in via Andrea Doria

«In queste condizioni la metro non riuscirebbe a esprimere le sue potenzialità d’accesso alla città universitaria, anche perché il polo è cresciuto molto nelle dimensioni. Abbiamo tutta l’area del Policlinico a nord; ancora più a nord i nuovi laboratori tecnologici di Agraria; poi la Torre biologica dove, in futuro, dovrebbero spostarsi i lavoratori che gravitano oggi su via Androne; infine gli impianti sportivi e il parcheggio scambiatore di proprietà dell’università». Lo spreco più grande viene proprio dall’inutilizzo dell’omonimo parcheggio Santa Sofia, alle spalle del Pala Arcidiacono e di fronte al dipartimento di Agraria. L’area è stata utilizzata l’ultima volta nel 2009, come location per la Fiera dei Morti. La scelta fatta dall’amministrazione Stancanelli fu definita «un’idea geniale» dal presidente dell’allora VI municipalità Sebastiano Anastasi. In realtà la decisione di utilizzare un parcheggio come area commerciale, in assenza di vere aree di sosta in zona, trasformò via Santa Sofia in un groviglio di auto e la costrinse a tratti alla paralisi.

«L’università guarda con molta attenzione alla fine dei lavori della metro», dichiara Inturri. Lo stesso immagina una triplice collaborazione che coinvolga Unict – in quanto principale utilizzatore della tratta -, Comune di Catania – attuatore del progetto – e la società Circumetnea – realizzatrice dell’opera. «Collegando la stazione Milo con le diverse destinazioni, fino al parcheggio scambiatore, daremmo anche un’opportunità di spostamento a tutta quella parte di città che si trova a Nord-Ovest. Sarà un modo per intercettare flussi di traffico che lascerebbero l’automobile al parcheggio e raggiungerebbero così la metro». A breve, inoltre, potrebbe essere importante dare anche un’alternativa al Brt (Bus rapid transit) Obelischi-Stesicoro, linea che serve anche la Cittadella. Una scelta che potrebbe essere determinante, seppur non nel breve termine, perché a due anni dall’inaugurazione del servizio le corse diventano sempre più affollate.

La soluzione prospettata nell’immediato non si concentra sulle due ruote, ma su un tipo di spostamento che sarebbe inedito per Catania. Si parla dei people mover. «È un’alternativa più adeguata – spiega il professore -. Sono sistemi che attualmente funzionano per spostamenti di piccola entità e si trovano soprattutto dentro i campus universitari. Hanno una guida automatica, su una corsia dedicata e possono realizzare corse a frequenze molto alte». In vista del 30 giugno 2016, quando dovrebbe essere completata la tratta Nesima-piazza Stesicoro, l’università di Catania è già pronta a costituire un gruppo di studio che analizzi il rapporto tra benefici e costi dell’intera operazione.


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Nel progetto del servizio nel capoluogo etneo è presente una sosta tra via Bronte e viale Fleming, che dovrebbe rivoluzionare la mobilità del polo universitario. «Ma con una distanza di almeno 800 metri e un dislivello che potrebbe arrivare a 50-70 metri», spiega Giuseppe Inturri, delegato del rettore per la Mobilità. Che ha una proposta

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