Alla fine l'accordo, di cui si discuteva da tanto, è stato sancito ieri al ministero della Difesa. Un temporeggiamento che, secondo alcuni consiglieri, è costato alle casse messinesi quasi due milioni di euro in contratti d'affitto e che ha rischiato di far perdere finanziamenti da 17 milioni di euro
Messina, palagiustizia satellite nell’ex ospedale militare Il Consiglio comunale preferiva l’ex casa dello studente
Il secondo palazzo di giustizia di Messina, il cosiddetto palagiustizia satellite, si farà nell’ex ospedale militare. Alla faccia del Consiglio comunale che aveva individuato la soluzione nell’ex Casa dello studente. L’accordo è stato sancito ieri al ministero della Difesa, alla presenza dell’assessore ai Lavori pubblici del capoluogo peloritano, Sergio De Cola, del generale Antonino Caporotundo, responsabile della struttura di missione del ministero della Difesa per le dismissioni, e del tenente colonnello Luca Andreoli, consulente del ministro della Difesa per le dismissioni. Il patto prevede la cessione a palazzo Zanca della caserma Scagliosi (ex ospedale militare) per una superficie totale di circa 35.000 metri quadrati, 9.700 dei quali costituiti da spazi coperti. La struttura militare sanitaria verrà delocalizzata in un’altra area attualmente non utilizzata.
«Il risultato raggiunto – dichiara De Cola – rappresenta un corretto e concreto esempio di positiva e fattiva collaborazione tra pubbliche amministrazioni, utilizzando denaro pubblico per recuperare e rifunzionalizzare beni pubblici. Con questa soluzione si raggiunge finalmente un obiettivo atteso da decenni dagli operatori della giustizia e si potranno anche recuperare aree inutilizzate della città, nel rispetto della politica di contenimento del consumo di suolo avviata dall’amministrazione Accorinti». Nel corso della riunione sono stati confermati i mutui a disposizione del Comune di Messina ai fini della realizzazione del secondo palazzo di giustizia.
«L’accordo con il ministero della Difesa – prosegue l’assessore – segna una svolta, consentendo alla nostra città di risolvere una questione annosa senza derogare a nessuno dei principi che guidano le scelte dell’amministrazione, mettendo sempre al primo posto la qualità della vita dei messinesi. Questa esigenza è stata compresa e sposata dai nostri interlocutori e le scelte consentiranno la massima efficienza a beneficio degli operatori della giustizia, un ridotto consumo del suolo e una diminuzione dei flussi di traffico. Nel giugno 2014 avevamo chiesto ufficialmente parte delle aree dell’ex ospedale militare per le esigenze della giustizia. A meno di un anno facciamo un passo in avanti decisivo, le buone idee ed il lavoro continuo insieme raggiungono ottimi risultati».
Da ricordare come il 3 febbraio scorso, un principio d’incendio, dovuto a un’infiltrazione d’acqua, nei locali della Corte d’appello, abbia spinto il gruppo consiliare dei Dr a pungolare il sindaco, insinuando dubbi proprio sulla bontà del progetto di realizzare la struttura nelle aree militari. Come nel caso, pochi giorni prima, del consigliere Piero Adamo, di SìAmo Messina, i Democratici riformisti rimproverano al primo cittadino di non avere dato seguito all’ordine del giorno approvato in Consiglio comunale all’inizio del 2014, con il placet delle istituzioni interessate (Università, Ersu, Provincia regionale di Messina ed enti istituzionali di magistrati e avvocati), che impegna la Giunta municipale a ospitare il palagiustizia satellite nei locali della ex Casa dello studente.
Un temporeggiamento che, secondo i consiglieri, sarebbe costato ai contribuenti 1.871.743,62 euro destinati alla locazione, da gennaio 2014 fino alla data di presentazione delle due interrogazioni, dei locali necessari «a garantire le esigenze del sistema giustizia, e sopperire alla mancanza di adeguati spazi da dedicare agli uffici della sezione Lavoro presso la Corte di appello di Messina, sezione Lavoro presso il Tribunale di Messina, ufficio del Giudice di Pace di Messina, Tribunale di Sorveglianza, Tribunale per i minorenni, Unep». Sullo sfondo della diatriba, Messina ha rischiato di gettare al vento 17 milioni di euro stanziati nel 1995 e mai spesi, messi a disposizione dal ministero di Giustizia per nuove aule ed uffici giudiziari.