La guardia di finanza ha svolto una serie di approfondimenti investigativi su Francesco Arcovito e la società di costruzioni Hilde Fortini srl, dichiarata fallita. Diverse le azioni contestate, come nel caso della compravendita di un immobile di proprietà dell'uomo o la perdita di caparre versate a familiari.
Messina, imprenditore accusato di bancarotta Società fallita, ma lo stipendio quadruplicato
Misura interdittiva del divieto di esercitare imprese o uffici direttivi delle imprese, per la durata di otto mesi, all’imprenditore Francesco Arcovito. A notificare il provvedimento sono stati i finanzieri del comando provinciale di Messina. Le indagini hanno riguardato le operazioni di gestione poste della Hilde Fortini srl, società di costruzioni dichiarata fallita.
Il reato contestato all’imprenditore, rinomato per l’organizzazione di catering e la gestioni di alcuni locali della movida messinese, è quello di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione e dissipazione del patrimonio della società amministrata. «In particolare – scrive la guardia di finanza – avrebbe proceduto a una progressiva distrazione di rilevanti somme dalle casse della società immobiliare attraverso l’utilizzo sistematico delle disponibilità finanziarie societarie per motivi diversi da quelli sociali, causando un grave danno per la società e per i creditori».
Durantegli accertamenti dei finanzieri, sarebbe emerso nel modus operandi dell’indagato il ricorso all’aumento del quadruplo del proprio compenso annuale, senza ragione ed in evidente fase di crisi economico-finanziaria dell’impresa. L’imprenditore avrebbe concluso due contratti preliminari per l’acquisto di altrettanti immobili, uno a Messina e uno a Roma, e perduto integralmente le relative caparre ammontanti ad oltre 500mila euro, a causa del mancato versamento del saldo per manifesta assenza di liquidità, nonché versato le somme per la caparra di uno dei due immobili a un familiare, senza ricevere per questo alcuna contropartita.
Viene contestata all’imprenditore anche la conclusione con se stesso di un preliminare di vendita, in forza del quale la società si impegnava a acquistare un ulteriore immobile a Milazzo, di proprietà proprio di Arcovito, versando una caparra di un milione e mezzo di euro, nonostante il bene fosse interamente gravato da formalità pregiudizievoli per importi superiori al suo prezzo complessivo di acquisto, pari a 1.800mila euro.