I militari infedeli pilotavano le verifiche, dando in anticipo le informazioni ai gestori degli stabilimenti balneari della riviera Nord. In cambio di pasti e ingressi gratis. Sono accusati di falso in atto pubblico e truffa. Il procuratore Ardita: «Credibilità delle istituzioni passa dalla capacità di fare pulizia al proprio interno»
Messina, i lidi più frequentati avvertiti dei controlli Quattro finanzieri arrestati dai loro stessi colleghi
Visite annunciate in anticipo e falsificazione di documenti per favorire alcuni gestori dei lidi di Messina. È questa l’accusa rivolta a quattro finanzieri arrestati oggi dai loro stessi colleghi nell’ambito di un’inchiesta su controlli a commercianti e stabilimenti balneari in città. In cambio di pranzi, cene e tessere per entrare gratis. I reati ipotizzati dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Fabrizio Monaco sono rivelazione di segreto istruttorio, falso in atto pubblico, falsità ideologica e truffa. I lidi oggetto dell’indagine sono i più conosciuti nella riviera Nord di Messina, frequentati in estate da migliaia di persone soprattutto la sera.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i funzionari infedeli programmavano prima quali imprese controllate averebbero avuto esito regolare. In alcuni casi la verifica veniva pilotata inducendo l’imprenditore a emettere uno scontrino fiscale per la somma di pochi euro. «In una circostanza – dicono gli inquirenti – il controllo di regolarità fiscale, in un’impresa rispetto alla quale uno dei finanzieri mostrava interesse diretto, era integralmente pilotato; i funzionari pubblici avvisavano in anticipo il destinatario del controllo dell’appostamento all’esterno del locale; l’imprenditore segnalava l’uscita dal locale del primo avventore, cui ovviamente era stato rilasciato lo scontrino, in modo che il controllo potesse concludersi con esito regolare».
I finanzieri indagati in cambio mangiavano e usufruivano dei servizi degli stabilimenti senza pagare. E i gestori che non si mostravano disponibili sarebbero state vittime di ritorsioni. Almeno secondo alcune intercettazioni agli atti dell’indagine, partita per caso, quando alcuni colleghi durante i controlli hanno scoperto il sistema. Il procuratore Ardita ha sottolineato come «la credibilità delle Istituzioni passa dalla loro capacità di fare pulizia al proprio interno. La Guardia di Finanza – ha aggiunto – impegnata a Messina nelle più importanti inchieste contro la criminalità organizzata, anche economica ed amministrativa, ha dato prova di credibilità e rigore nei confronti di chiunque commetta reati, anche se appartenente al medesimo corpo, e per questo vede crescere la nostra stima e considerazione».
Una vicenda che secondo il procuratore aggiunto deve aumentare la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. «Hanno avuto prova della fermezza che viene mantenuta nelle attività investigative, specie quando si tratta di controllare lo svolgimento di funzioni pubbliche che incidono su interessi di soggetti privati e che devono essere connotati da imparzialità e trasparenza. I finanzieri hanno compiuto scrupolose indagini nei confronti di altri militari indiziati di reati e così – conclude Ardita – hanno dimostrato di appartenere ad un corpo sano e intenzionato ad isolare e punire i soggetti infedeli, dando pieno corso a tutti gli approfondimenti investigativi disposti dall’autorità giudiziaria».