Il padrino latitante è il capolista dell'indagine Xydi ma nei suoi confronti non è stato possibile eseguire il fermo. Nelle carte dell'inchiesta di lui si parla sempre in modo indiretto e il più propenso a farlo è il canicattinese Giancarlo Buggea
Messina Denaro e la «segretissima» rete di comunicazione Il dialogo tra boss: «Io lo so chi lo porta». Verità o vanteria?
L’ultima parola continuerebbe a essere la sua: quella di Matteo Messina Denaro, 58 anni, ormai latitante dal 1993. C’è anche il nome del padrino di Castelvetrano, in provincia di Trapani, tra i destinatari del provvedimento di fermo dell’operazione Xydi sulla riorganizzazione dei clan di Stidda e Cosa nostra tra Agrigento e provincia. Messina Denaro è il capolista del provvedimento di 950 pagine, firmato dai procuratori Claudio Camilleri, Gianluca De Leo e Calogero Ferrara. Ultima tappa di una vita criminale che passa per la strage di Capaci, la nascita della figlia, gli arresti dei parenti fiancheggiatori, tra cui la sorella Anna Patrizia, la malattia e un misterioso viaggio in Bulgaria per sottoporsi a una doppia operazione di chirurgia plastica. Il riconoscimento dell’immutato prestigio del secco viene collegato dagli inquirenti al progetto di mettere da parte l’anziano Calogero Di Caro, al vertice del mandamento di Cosa nostra a Canicattì.
Le cosche agrigentine avrebbero avuto accesso «all’attuale e segretissima rete di comunicazione» di Messina Denaro. In particolare il privilegio sarebbe spettato al boss canicattinese Giancarlo Buggea, ritenuto uno degli uomini d’onore più fedeli, oltre ad avere fatto parte del gruppo di fuoco, del padrino ergastolano Giuseppe Falsone. Buggea è anche il compagno dell’avvocata Angela Porcello, pure lei finita nei guai nell’inchiesta Xydi perché avrebbe messo a disposizione il suo suo studio per summit di mafia riservati. Buggea è un boss navigato e, in alcuni casi, alle parole preferisce l’utilizzo di foglio e penna. Le cimici il 2 maggio 2019, mentre è seduto faccia a faccia con Simone Castello, per oltre venti secondi non riescono a registrare nessun dialogo ma solo il rumore di una penna che scrive, subito dopo Buggea pronuncia il nome di «Messina Denaro… Iddu, la mamma del nipote che è di qua è mia commare».
«Il cenno faceva emergere l’importanza e la delicatezza dei temi trattati – appuntano gli investigatori – oltre alla diretta possibilità di potere attingere a un canale assolutamente riservato e di più alto livello che coinvolgeva Messina Denaro». Non è chiaro quanto di vero ci sia nelle parole di Buggea. Messina Denaro non viene mai intercettato e a lui si fa sempre riferimento in maniera indiretta. In un altro dialogo intercettato, questa volta con il 51enne Antonino Chiazza, il boss licatese sosteneva di conoscere chi si sarebbe occupato della latitanza del padrino castelvetranese. «Io lo so chi lo porta, io lo so chi lo porta», sosteneva, salvo poi essere interrotto dall’interlocutore. «Mi pare che tu lo hai conosciuto?», chiedeva sempre a Chiazza. «No, non ho mai avuto l’onore e nemmeno il piacere».