L'apertura dello scalo di Tremestieri è rimandata da una serie di problemi strutturali. Intanto è arrivata un'offerta - al momento senza nome - per la concessione dell'infrastruttura. Nel capitolato l'Autorità portuale mette le mani avanti: «L'attitudine all'insabbiamento potrebbe limitarne l'uso». Ieri l'ennesimo grave incidente
Messina ancora ostaggio dei tir. Porto rimane chiuso L’Autorità ammette: «A rischio per due mesi l’anno»
La riapertura del porto di Tremestieri viene ancora rimandata, dopo l’ennesimo insabbiamento che ne ha pregiudicato il funzionamento. Ma c’è una novità: il presidente dell’Autorità portuale di Messina rende noto che martedì, alla scadenza del termine per la presentazione delle buste, si è registrata un’offerta per la concessione dello scalo. Antonino De Simone mantiene il riserbo sull’identità del sodalizio candidato, rimandando tutto al prossimo 31 marzo, data fissata per l’aggiudicazione.
Una situazione surreale, quella in cui versa la struttura che avrebbe dovuto liberare la città dello Stretto dal traffico pesante. Gravi problemi strutturali, accusati a partire dal novembre 2008 con il danneggiamento, a causa di una violenta mareggiata, della diga foranea, hanno generato un costante funzionamento a scartamento ridotto che non ha mai permesso il conseguimento degli obiettivi. Con ripercussioni non indifferenti sulla vita dei cittadini. Risale alle 18 di ieri, 25 marzo, l’ultimo incidente all’uscita dello svincolo di Messina Boccetta, che ha visto un tir, forse per la rottura dei freni, trascinare sei auto che si erano fermate al semaforo. Una decina le persone coinvolte, sebbene nessuna sembri in gravi condizioni.
Lo stato del porto è talmente compromesso da avere spinto l’Authority a specificarlo apertamente, nel bando di concessione che prevede un canone di 2 milioni 932mila e 379,31 euro per 6 anni. Il primo indizio è l’importo di gara soggetto al rialzo: 1 milione 759mila 427,59 euro, pari al 60 per cento. Rispetto alla gara dello scorso luglio, andata deserta, l’Ap ha inoltre deciso di concedere sei anni, anziché quattro, per l’ammortamento.
Eloquente il disciplinare, dove si precisa che dal 2009 lo scalo ha mostrato problematiche strutturali che ne hanno limitato l’operatività: «Si sono verificati danni alla diga di sopra flutto, ora riparati, e si è appalesata una marcata attitudine all’insabbiamento naturale». Attitudine «che potrebbe limitarne o inibirne l’utilizzo per il tempo necessario a dragaggio e ripristino dei fondali, col rischio di chiusura per due mesi (in media) l’anno». Da mettere in conto pure il tempo necessario a ottenere le autorizzazioni per i lavori.
Nelle settimane scorse, come lo stesso De Simone aveva reso noto, erano state due le ditte che avevano presentato richiesta di sopralluogo. Adesso, il lotto dei pretendenti si è dimezzato. A rendere conclamato lo stato di precarietà dello scalo è anche un provvedimento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Nel corso di un’indagine sulle compagnie di navigazione che operano sullo Stretto, tesa a verificare l’ipotesi poi sfumata di un cartello atto a minare la libera concorrenza, l’Antitrust ha certificato come le condizioni del mercato del trasporto merci nello Stretto di Messina siano «state alterate in modo decisivo dalle anomalie strutturali che gravano su Tremestieri».
Di fronte al precipitare degli eventi, nemmeno il sindaco di Messina, Renato Accorinti, storico sostenitore della valenza strategica del porto, ha potuto negare l’evidenza. Ieri mattina, l’ufficio stampa del Comune ha diramato una nota, annunciando di avere convocato De Simone e il comandante della Capitaneria di Porto, Antonino Samiani, al fine di chiedere chiarimenti sulla mancata apertura degli approdi di Tremestieri. «La paradossale vicenda – evidenzia – ha messo a nudo i limiti della procedura adottata dall’Autorità portuale che, nonostante il completamento dei lavori appaltati, non è riuscita a riaprire il porto».
Accorinti ha manifestato apprezzamento per la decisione di affidare alla società Ohi lo studio che dovrebbe consentire di trovare soluzioni supportate scientificamente. Allo stesso tempo invita a cambiare la strategia sulle operazioni di dragaggio, facendo installare un impianto aspirante fisso, così da garantire «una manutenzione ordinaria continua dei fondali, mantenendo una batimetrica costante vicina ai 7 metri. Questo sistema inoltre eviterebbe i lunghi tempi di attesa delle autorizzazioni, poiché la sabbia aspirata dal mare si potrebbe accumulare in un deposito nei pressi del molo e sottoporla successivamente alle analisi per l’autorizzazione regionale».
Di fronte a questo disastro, probabilmente annunciato, anche il comitato La Nostra Città, sostenitore da sempre di una politica che allontani i tir dal centro di Messina, e gli autotrasportatori dell’Aias hanno fatto fronte comune rispetto ai «rischi continui per i cittadini messinesi legati al transito del gommato pesante diffuso in entrata e uscita da tutti gli svincoli autostradali», chiedendo al primo cittadino un incontro urgente per valutare le proposte condivise dalle due organizzazioni.
Tutto questo senza tralasciare i riflessi occupazionali della faccenda, con i 36 dipendenti della Terminal Tremestieri – costituita da Caronte&Tourist, Bluferries e Meridiano – in cassintegrazione ogni volta che lo scalo chiude.