Messina, 584 anni fa apriva la prima casa chiusa «Mal viste, ma ricercate da persone di ogni ceto»

«Il 26 ottobre 1432 fu una data epocale per Messina, anche se di quelle che non leggeremo mai nei libri e che nessun studioso di storia considererebbe degna di attenzione e della ben che minima considerazione: quel giorno, nella bianca città religiosa e timorata di Dio, veniva istituito con tanto di regia autorizzazione il primo bordello ad uso pubblico – e tra i primi in Italia – della sua storia». A raccontarlo a Meridionews è lo storico Nino Principato, architetto in forza al Comune di Messina, con una passione per la storia della città dello Stretto. Una passione che negli anni gli ha fatto raccogliere documenti che ricostruiscono la storia di Messina fin dalle più sue lontane origini. E oggi attraverso anche la sua pagina Facebook continua a raccontare la Messina del passato, quando in riva allo Stretto, nascevano cultura, economia e arte. 

A molti potrà sembrare strano, ma Messina è stata antesignana nel legalizzare il più antico mestiere del mondo. «La storia della prostituzione e delle case chiuse a Messina comincia quando re Alfonso d’Aragona concede al fedelissimo suddito messinese Puccio De Simone, la facoltà di costruire un lupanare. “…concesserimus licentiam et facultatem construendi et edificandi novum lupanare…” si legge nel documento», spiega Principato. Fino ad allora, come nelle altre città, la prostituzione a Messina veniva esercitata clandestinamente. «Spesso in occultati bordelli anche se già nel Duecento le prostitute, considerate “esseri immondi“, erano obbligate ad abitare in capanne, fuori dalle mura cittadine». 

Prima che venisse istituita la prima casa chiusa, nel 1100 e nel 1200, in piena epoca svevo-normanna, a Messina «come in tutta l’isola, l’adulterio era punito col taglio del naso, marchio infamante che veniva comminato non solo all’adultera ma a quelle mezzane che prostituivano le vergini o alle madri che vendevano le figlie, sia illibate che sposate». Negli anni che seguirono l’istituzione del primo lupanare, nelle Consuetudini, testo pubblicato nel 1498, ricorda «che il marito il quale sorprendeva la moglie in flagrante aveva il diritto di ucciderla insieme all’amante, ma subito e senza indugi o perdite di tempo, altrimenti veniva ritenuto lenone, un ruffiano». Insieme alla casa istituita da Puccio De Simone, i pubblici postriboli si diffondevano nei luoghi più malfamati della città. «L’Amalfetania, il Tarzaná – nell’area della Darsena -, la contrada di San Luca contigua alla contrada dei Sicofanti dove nacque ed ebbe bottega Antonello da Messina, e, anche in molte bettole e fondaci dell’angiporto, dove si esercitava il meretricio clandestino», continua Principato. 

Esisteva anche una classificazione delle cosiddette donne di malaffare. Nel Cinquecento veniva considerata donna innamorata la mantenuta. La cortigiana era invece colei che riceveva in casa nobili e persone facoltose d’alto rango. La meretrice quella che stava nei bordelli. Veniva invece appellata come donna di cantonera la prostituta che passeggiava lungo i marciapiede e qui adescava i clienti. «Proliferavano anche i ruffiani – sottolinea Principato – al punto che si fu costretti a emanare contro costoro la prammatica (legge, ndr) De lenonibus, il 18 marzo 1515. Le prostitute venivano obbligate a portare un manto in testa contrariamente alle donne oneste, per essere riconosciute da tutti come meretrici». L’attività, tuttavia, rendeva bene a tal punto che nel ‘600 e nel ‘700, nonostante i ferrei divieti e le severe pene previste, il lusso delle prostitute messinesi divenne così sfrenato «che potevano permettersi carrozze, eleganti portantine e sedie di cuoio istoriato che si facevano portare dai servi in chiesa, quando assistevano alle sacre funzioni». 

Durante il periodo borbonico la Sicilia viene dotata di un codice legislativo all’avanguardia. Il 26 marzo 1819 vengono eliminati tutti i bandi vessatori e si disciplinava in maniera più giusta il meretricio. «L’ora giusta era fra le otto e nove di sera, e, soprattutto gli studenti, vi andavano in gruppo a fare flanella un termine che all’origine aveva il significato di scroccare qualcosa», racconta ancora Principato. Messina pullulava di luoghi di piacere e ancora oggi alcuni dei loro nomi si ricordano. Ne esistevano per tutti i gusti e per tutte le borse. «Da La Nasca in via Torino, la marchetta era di cinque lire, mentre alla Giorgetti, nei pressi della Piccola Velocità in via Santa Cecilia, i prezzi erano più alti perché le ragazze fingevano di essere bolognesi e l’ambiente era arredato con gusto più raffinato. Di tono pretenzioso erano anche gli altri casini, la Napoletana, il Quarantatré, la Miracoli, La Chiave d’oro, Linda Romana, Fiorentina e Lola». Chi invece non aveva tanti soldi poteva sempre scegliere tra i miseri tuguri di “areti a cinta” – la via degli Orti – e le baracche del cavalcavia dove «le donnine stendevano panni e lenzuola all’aperto cantando “no non è la gelosia”», conclude l’esperto.


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Leonardo Caffo, catanese. Fumettibrutti (Josephine Jole Signorelli), catanese. Fulvio Abbate, palermitano. La Sicilia contro Chiara Valerio. È la Sicilia, infatti, a essersi resa protagonista dell’abbattimento delle statue raffiguranti Chiara Valerio, iniziando la rivolta contro il regime amichettistico sotto il quale viviamo.Ricapitolando.Chiara Valerio, scrittrice, editrice, attivista, radiofonica, televisiva, premiata, capa assoluta di una certa parte del […]

Sul nuovo social network X, tale Esmeralda (@_smaragdos), commenta un articolo del Domani a proposito dei finanziamenti alla Cultura elargiti dai Fratelli d’Italia siciliani: «Amici, soldi (pubblici) e politica. In Sicilia tutto fa brodo. Su questo penso non leggerò un commento croccante di Ottavio Cappellani. Perché gli amici so’ amici, gli ex amici so’ nemici». […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]