Mercato agroalimentare, polemica sui fondi La start up regionale che va avanti dal 2003

Un progetto mai partito per davvero. Un consorzio inutile e mangia soldi. Un’opportunità per Catania. E persino una start up. Sono tanti e contrapposti i modi di definire il Maas, il mercato agroalimentare siciliano con sede nel capoluogo etneo. Di certo c’è che la maggior parte dei cittadini non conosce nemmeno l’acronimo e si chiede ancora che fine abbia fatto il mercato una volta ospitato in un’apposita zona a San Giuseppe la Rena. Il consorzio al 93 per cento partecipato dalla Regione Siciliana è nato con un progetto stilato nel 2003, cominciato a costruire nel 2005 e aperto nel 2011, sempre nella zona sud della città, in contrada Jungetto. E ora torna di attualità per un emendamento inserito dal governo regionale nella finanziaria ter che prevede lo stanziamento di un milione e mezzo di euro a favore del mercato, un consorzio con perdite almeno tre volte superiori al contributo.

«Il governo ha fatto votare l’emendamento senza aver prima reso nota la situazione debitoria dell’ente, che abbiamo conosciuto solo dopo», attacca Giorgio Ciaccio, deputato regionale del Movimento 5 stelle. Che chiama in causa il collega Toti Lombardo come promotore dello stanziamento. «Io ho presentato una mozione che impegna questo governo a versare un contributo consortile, e non un finanziamento, come previsto dallo statuto del Maas», sottolinea Lombardo. Una necessità che viene chiesta ai soci – 23 in tutto, tra cui anche il Comune e la provincia di Catania, con la Regione capofila assoluto – per ripianare i debiti di 4.626.413 euro accumulati dal 2011 a oggi. Il «periodo di start up», come lo definiscono i tecnici. Un’azienda che sembrerebbe nata vecchia considerata la lunga gestazione da cui, secondo la relazione del servizio Partecipazioni e liquidazioni dell’assessorato regionale al Bilancio, deriverebbero gran parte delle perdite. «Per la realizzazione dell’opera è stato presentato un piano economico finanziario oggi inadeguato», si legge nel documento, con la previsione di ricavi superiori a quelli reali «a causa dei prezzi fuori mercato».

«Obiettivamente è un paradosso, mi rendo conto, ma dopo 25 milioni di fondi  nazionali e altrettanti a tasso agevolato utilizzati per creare il Maas, adesso che ne facciamo di quest’opera? – chiede Lombardo – Proprio mentre non si fa altro che parlare di Expo Milano 2015 e Eataly a Catania». Una questione di merito, secondo il deputato regionale, ma non solo. «Se il Maas fallisce, si rivale sulla Regione che non paga – continua – Il governo deve scegliere se versare ora un terzo del dovuto e rendere la struttura utile per i cittadini o farlo tra dieci anni trascinata in tribunale». La questione, secondo Lombardo, non avrebbe nulla a che vedere con l’eredità politica del padre. Raffaele Lombardo, ex presidente della provincia di Catania al momento del progetto e governatore regionale durante la sua attuazione, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Lombardo senior è considerato lo sponsor del Maas. «Il governo precedente piuttosto che fare morire l’opera ha dato alla Sicilia il mercato più grande d’Europa, una cosa utile per la regione – risponde il deputato all’Ars – Il fatto che a capo di quel governo ci fosse mio padre non c’entra».

Come non è neanche nei pensieri del giovane deputato il fatto che il mercato sia stato nominato proprio all’interno del processo all’ex presidente regionale. «A giugno del 2008, subito dopo le elezioni (vinte dall’Mpa, ndr), scade il bando per l’assegnazione degli stalli al mercato – raccontava nel 2012 l’allora maggiore dei Carabinieri di Catania Lucio Arcidiacono, oggi colonnello, durante un’udienza del processo a Lombardo – Nel 2009, i primi affidatari risultano diverse ditte in cui compaiono pregiudicati», la maggior parte per reati di mafia. Il maggiore sciorina un elenco, ma precisa: «Cito solo le principali, perché sono veramente troppe». Gli stessi lavori di costruzione del mercato, continua, sono stati affidati a Vincenzo Basilotta, imprenditore ritenuto vicino alla criminalità organizzata e a Raffaele Lombardo, che gli ha affidato i lavori di ristrutturazione e costruzione di una piscina nel 2003 nella sua casa in campagna, a cui è stato dedicato un altro passaggio della testimonianza del maggiore. «Non mi priverò mai di affrontare nessun argomento perché è entrato in un’inchiesta, altrimenti finirei di fare il deputato – risponde Toti Lombardo – Finché si tratta di opere fatte nella legalità e nel rispetto delle leggi».

[Foto di Cmc gruppo]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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