Blitz della Guardia di finanza nell'impianto della ditta individuale Alberto Sabella. Trovati cinque lavoratori in nero, sarebbero state violate le norme in materia di sicurezza alimentare. In particolare nel pesce sciabola le analisi hanno confermato la presenza del verme Anisakis. Guarda le foto
Menfi, sequestrati stabilimento e 5 tonnellate di pesce Parassita negli alimenti e mancanza di norme igieniche
Avrebbero lavorato grandi quantità di pesce – soprattutto pesce sciabola e crostacei – senza rispettare le norme in materia di sicurezza alimentare e senza autorizzazione igienico sanitarie. In più dalle analisi di laboratorio la Guardia di finanza ha scoperto, proprio nel pesce sciabola, la presenza del parassita Anisakis. Succede a Menfi, nello stabilimento della ditta individuale Alberto Sabella, dove è scattato il blitz delle Fiamme Gialle di Sciacca nell’ambito dei controlli per evitare il lavoro nero e nel settore della sicurezza alimentare.
Quando i militari sono entrati nel centro di stoccaggio, che sarebbe risultato completamente abusivo, hanno trovato cinque dipendenti impiegati irregolarmente. Dai controlli è stata certificata la presenza di circa cinque tonnellate di pesce di vario tipo, stoccato e lavorato per la successiva rivendita sul mercato locale, «in cattivo stato di conservazione e privo di riferimenti circa la provenienza». La presenza del parassita, poi, sottolinea la Finanza spalleggiata dal dipartimento di prevenzione veterinaria di Agrigento, avrebbe potuto avere «gravi ripercussioni sulla salute pubblica». Il parassita Anisakis diventa pericoloso per l’uomo se il pesce viene mangiato crudo o poco cotto.
L’attività, coordinata dalla Procura di Sciacca, si è conclusa con la denuncia a piede libero del titolare dell’azienda e con il sequestro penale dello stabilimento di lavorazione e di oltre 4.700 chili di prodotti ittici. La Finanza sottolinea che, oltre alle eventuali conseguenze di natura penale (la pena prevista è l’arresto fino ad un anno e l’ammenda sino all’importo massimo di 30.987 euro), il titolare dovrà farsi carico delle spese di distruzione della merce sequestrata oltre a sostenere le sanzioni per avere utilizzato personale non in regola.