Salpata oggi da Augusta, si propone di monitorare e denunciare quanto sta accadendo nel Mediterraneo e, se necessario, di salvare la vita di chi è in pericolo. Un progetto promosso da Ong, associazioni, circoli Arci ma anche attività commerciali come quella palermitana. «Siamo in mare per salvare noi stessi»
Mediterranea, presentata oggi la nuova vedetta del mare Moltivolti tra i promotori: «Impossibile restare a guardare»
«Cosa ci spinge? L’impossibilità di restare a guardare, di restare inermi di fronte a quello che succede oggi in mare». È proprio questo che ha portato il Moltivolti di Palermo a schierarsi fra i promotori di Mediterranea, la nave presentata ufficialmente oggi e che sarà la nuova vedetta del mar Mediterraneo. A raccontarlo è Claudio Arestivo, tra i fondatori del ristorante di cucina siculo-etnica che sorge nel cuore di Ballarò e coworking dedicato al terzo settore: «Ci abbiamo ragionato e lavorato per mesi, quello che abbiamo presentato oggi è l’inizio di un secondo step di un percorso nato già cinque mesi fa circa», spiega a MeridioNews. Ma cosa c’entra una realtà sostanzialmente commerciale con le rotte dei migranti e i loro disperati viaggi per mare? «C’entra, eccome. Come Moltivolti siamo particolarmente schierati rispetto al tema della protezione e della rivendicazione dei diritti umani. E quindi anche se siamo un’attività commerciale, e corriamo dei rischi in questo senso, salvare vite in questo momento o quantomeno stare in mare a fare un’azione di monitoraggio e denunciare quanto sta succedendo è perfettamente in linea con i nostri ideali. Quando tu credi fortemente in una cosa i rischi passano in secondo piano».
«Tutto questo inoltre è fatto con una squadra di lavoro che ci ha fornito le garanzie affinché tutto quello che si sta facendo sia ben organizzato, a cominciare dal team legale», precisa Arestivo. Un’azione, quella che Mediterranea si appresta a concretizzare in mare, di «obbedienza civile», che fa riferimento ai diritti costituzionali e internazionali, «quelli con i quali siamo cresciuti e che vorremmo si applicassero, anche all’interno del nostro Paese – torna a dire Arestivo -. Non è un’azione illegale e non sentiamo di correre il rischio di incorrere in qualche illegalità, sentiamo di mettere in pratica quello che i padri costituenti ci hanno trasmesso». In questo momento nel Mediterraneo non ci sono navi, per cui quello che Mediterranea farà sarà un’azione di monitoraggio e di denuncia, l’obiettivo principale è osservare quello che avviene in mare in tema di rotte migratorie dalla Libia. Molte, quindi, le similitudini con le Ong che fino a poco tempo fa hanno operato nel Mediterraneo, a partire proprio dalla funzione di testimonianza, di vedetta, appunto, rispetto a quanto accade in quelle acque.
Al tempo stesso, Mediterranea è qualcosa di diverso: è un’azione non governativa portata avanti dal lavoro congiunto di organizzazioni di natura eterogenea e di singole persone, aperta a tutte le voci che da mondi differenti, laici e religiosi, sociali e culturali, sindacali e politici, sentono il bisogno di condividere gli stessi obiettivi di questo progetto, volto a ridare speranza, a ricostruire umanità, a difendere il diritto e i diritti. «Qualora si presentasse l’occasione, Mediterranea non si sottrarrà alle leggi del mare e se ci sarà da fare un salvataggio lo farà, la nave è attrezzata anche per questa eventualità», puntualizza infine Arestivo. Non solo obbedienza civile, però. «Sarà soprattutto anche un’azione di disobbedienza morale, perché disobbediremo sempre a questo clima di xenofobia e nazionalismo identitario che gioca la retorica della guerra tra poveri come collante sociale», racconta Alessandra Sciurba, referente del Ciai per il progetto Ragazzi Harraga a Ballarò, nel cuore di Palermo, che è intervenuta alla presentazione del progetto.
L’obbedienza sarà garantita alla costituzione, al diritto internazionale e alle leggi del mare, quindi. «Il nostro faro e la nostra bussola sarà il diritto e i diritti, non i diritti degli altri. Questa separazione tra noi e gli altri è completamente fallace – dice ancora -, siamo in mare per salvare noi stessi, il nostro Stato costituzionale di diritto. Togliere i diritti a qualcuno non significa mai darli agli altri, Mediterranea è un’azione che pone in sicurezza la società italiana, e l’unica sicurezza possibile è quella dei diritti. Il termine Rescue che completa il nostro nome ha proprio questo significato molto ampio: monitorare, denunciare ed essere dove le persone rischiano di morire, rappresenta un’azione di salvezza della nostra umanità e civiltà giuridica».
A fare parte del nucleo promotore che ha dato vita al progetto, oltre a Moltivolti, ci sono anche associazioni come l’Arci e Ya Basta Bologna, Ong come Sea-Watch, la comunità San Benedetto al Porto di Genova e il magazine on line I Diavoli. Mediterranea è insomma la volontà soprattutto di costruire, dal centro del Mediterraneo, un nuovo spazio possibile: aperto, solidale e fondato sul rispetto della vita umana. Si può aderire al progetto in qualsiasi momento, ognuno dei suoi sostenitori diventa automaticamente un promotore dell’iniziativa. E la rete delle città rifugio o città dell’accoglienza è un interlocutore naturale del progetto. Mediterranea cura rapporti di collaborazione preziosa con le principali Ong che svolgono attività di Search and Rescue nel Mar Mediterraneo, avvalendosi in particolare della collaborazione di Sea Watch e Proactiva Open Arms. Oltre a essere un progetto possibile anche grazie a Banca Etica, che ha concesso il prestito per poter avviare la missione, e che supporta le attività di crowdfunding e ha svolto attività di tutoraggio per gli aspetti economici dell’intera operazione.
«In tempi in cui gli oppressi e le vittime vengono additati come oppressori e colpevoli, l’iniziativa della società civile italiana con la nave Mediterranea è un gesto di grande importanza, un faro di speranza – commenta anche il sindaco Leoluca Orlando -. Lo è perché dà una risposta concreta alla politica razzista e securitaria del Governo gialloverde e perché ci ricorda che occorre mettere in campo azioni concrete di solidarietà. Azioni che, non lo scordiamo, sono interventi concreti per salvare vite umane, per far sì che tutti noi restiamo umani». «Salvare le vite nel Mediterraneo e denunciare lo sfruttamento di uomini e donne che rischiano quotidianamente la vita per giungere in Europa è un dovere morale e civile», aggiunge anche il Coordinamento di Sinistra Comune, che si schiera a sostegno dell’iniziativa. «Riteniamo sia importante rispondere con una vera azione militante alla cultura della paura, alimentata dal Governo attuale, che riduce le migrazioni a problema di sicurezza e di ordine pubblico. Per questo Mediterranea merita il sostegno di chi crede e lavora per una società migliore».