Foto pagina Fb Carabinieri

Maxi blitz antimafia a Palermo, quasi 200 arresti. Mandamenti volevano riorganizzare la cupola di Cosa nostra

Nel corso di una maxi-operazione della Direzione distrettuale antimafia di Palermo sono stati disposti i fermi e gli arresti di 181 persone, tra boss, colonnelli, uomini d’onore, ed estortori di diversi mandamenti del capoluogo siciliano e della provincia. L’inchiesta, condotta dai carabinieri e coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella, ha svelato l’organigramma delle principali famiglie, gli affari dei clan e l’ennesimo tentativo di Cosa nostra di ricostituire la cupola provinciale e di reagire alla dura repressione che negli ultimi anni ha portato in cella migliaia di persone.

I principali mandamenti coinvolti nell’indagine sono quelli di Santa Maria di Gesù, Porta Nuova, San Lorenzo, Bagheria, Terrasini , Pagliarelli e Carini. I particolari dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà, alle 10, al comando provinciale dei carabinieri di Palermo, in piazza Verdi. Oltre ai 181 arresti sono state notificate due misure di presentazione alla polizia giudiziaria. Nell’operazione sono complessivamente impegnati – con la copertura aerea di un elicottero del 9° Elinucleo di Palermo – 1.200 carabinieri dei comandi provinciali della Sicilia, del reparto anticrimine del Ros di Palermo, con il supporto dei baschi rossi dello squadrone eliportato cacciatori di Sicilia, del 12° Reggimento Sicilia, del 14° battaglione Calabria e altre componenti specializzate dell’Arma.

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo. I mafiosi detenuti avrebbero a disposizione microsim e cellulari criptati introdotti illegalmente nelle celle con i quali parlerebbero indisturbati e darebbero ordini all’esterno. Gli apparecchi verrebbro usati per chiamare telefonini destinati esclusivamente a ricevere, una sorta di telefoni-citofoni: circostanza che rende difficilissimo incrociare i dati. In una occasione Calogero Lo Presti avrebbe commissionato una spedizione punitiva contro un nemico, Giuseppe Santoro. Il boss, nel corso di una lunga serie di telefonate, oltre a scegliere minuziosamente la squadra delegata al pestaggio e a indicare le precise modalità dell’agguato, ha anche assistito in diretta, grazie al video-collegamento telefonico, al massacro della vittima


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