«Argomenti perfetti e adeguati alle tematiche più complesse dell'attualità» dicono gli studenti palermitani. Tra i saggi letterari e lo scottante tema sociopolitico delle migrazioni spopola però la traccia tecnico-scientifica rivolta ai nuovi modi di comunicare.
Maturandi alle prese con la prima prova A Palermo vince la traccia sulla tecnologia
In molti hanno scelto l’analisi del testo di Italo Calvino e tutti hanno trovato «molto interessante il tema del Mediterraneo come spazio di migrazione nella storia». Maturandi alle prese con la prima prova scritta anche a Palermo. Sei ore di tempo per cimentarsi con l’analisi di un testo letterario, “Il sentiero dei nidi di ragno” di Calvino, oppure un saggio breve o articolo di giornale sulla letteratura come esperienza di vita, il Mediterraneo, le sfide del XXI secolo, lo sviluppo scientifico-tecnologico nella comunicazione. O ancora il tema storico (la Resistenza del ’43) o una riflessione sul diritto all’educazione sancito dalla Convenzione dei diritti del fanciullo.
Il saggio breve in ambito artistico-letterario ha lasciato spazio a chi ha voluto sviluppare il tema relativo alla funzione della letteratura nell’epoca moderna. «Il compito che ha nei confronti di chi legge e la differenza tra i diversi modi di leggere – raccontano a MeridioNews Calogero e Claudia, studenti del liceo Don Bosco -. Il saggio breve in ambito socio-economico ha permesso, invece, di analizzare l’uomo all’interno della società e individuare i diversi modi con i quali può contribuire. Io ho scritto che un punto importante per ognuno di noi sarebbe comprendere in che modo il singolo può giovare alla collettività e non solo a se stesso».
Ma come raccontano al termine del primo giorno di prova, la grande maggioranza degli studenti si è concentrata sulle nuove tecnologie applicate alla comunicazione e sul controverso modo di essere “connessi” con la comunità, il tema tecnico-scientifico. «Di fatto si parla di comunicazione e di come si sia stata rivoluzionata con l’invenzione del cellulare – spiegano due studentesse Chiara e Giorgia -. Non si esce di casa senza telefono, è diventata un’appendice del nostro corpo».
Traccia che da un piccolo sondaggio esce senza dubbio come favorita. I ragazzi hanno potuto lasciarsi andare a commenti di ogni tipo su social network e cellulari. «Una delle tracce più fattibili volendo attualizzare l’argomento. Noi siamo i primi a tenere sempre il telefono in tasca o in mano» dicono. Un tema, dunque, semplice da sviluppare anche a fronte dell’esperienza quotidiana che loro stessi vivono nel confronto con le altre generazioni. «Sentiamo molto la differenza nel modo di adoperare la tecnologia tra le varie generazioni, compresi e soprattutto i nostri genitori. I cellulari sono comodissimi quindi siamo fondamentalmente a favore di questa rivoluzione, ma il fatto che non riusciamo a stare nemmeno un’ora senza telefono è una cosa brutta».
«Io a volte cerco di lasciarlo a casa di proposito – dice una studentessa – e trovo rilassante non avere costantemente il pensiero al telefono, al messaggio che arriva o non arriva. I nostri genitori, però, sono più sereni sapendo che lo abbiamo. A casa il cellulare è fuori legge ed è un problema, perché chiamando ai numeri fissi non risponde più nessuno, nemmeno i genitori».
«L’ambito tecnico-scientifico ha imposto una vera e propria riflessione sul loro modo di rapportarsi al prossimo, su come la tecnologia da un lato la faciliti la socialità, dall’altro isoli fisicamente la persona che perde l’esigenza di stare insieme agli altri – spiega Filippo -. Tendiamo a stare sempre di più al telefono, l’abitudine è ormai radicata. Personalmente non sono contrario, se usato bene e con moderazione può essere molto utile».
Domani la seconda prova, venerdì la terza. «Anche se abbiamo studiato tutto l’anno il ripasso è sempre faticoso, i giorni sono pochi e le materie tante».