A settembre è stato licenziato da Groupon, oggi è uno dei blogger più famosi e la sua cucina è apprezzata da tanti. La parabola del 33enne originario di Caltanissetta, ma milanese d'adozione, potrebbe ispirare un'intera generazione a cui è rimasta solo la creatività. «La cucina italiana è troppo integralista», racconta
Marco Giarratana, dal licenziamento alla fama «Vi spiego come è nato L’uomo senza tonno»
Chi è senza tonno scagli la prima pietra. Dopo aver conosciuto la storia di Marco Giarratana, 33enne blogger e chef a domicilio originario di Caltanissetta ma ormai milanese d’adozione, si potrebbe definire senza tonno un’intera generazione. La stessa che si specializza ma resta disoccupata, che cerca i Pokemon ma non trova lavoro, che non possiede nulla se non la propria creatività e capacità di reinventarsi. «Sono single da quando sono nato, e ciò mi ha portato a pensare che un uomo, senza nemmeno una scatoletta di tonno per la sopravvivenza, deve mettere in campo tutte le proprie energie per farcela», racconta Marco, dopo un volo che lo ha riportato nella sua amata e odiata Sicilia.
Proprio come quella volta che, nel settembre del 2015, nel giro di cinque giorni viene gentilmente invitato a lasciare la casa che aveva in affitto a Milano e, altrettanto amabilmente, licenziato da Groupon. «Due tumpulate, ma fortunatamente ho la barba folta e attutisce bene». Cosa fare? Un passato da muratore, elettricista, cameriere, scrittore, musicista, studente e, appunto, redattore testi per la celebre azienda leader nei gruppi d’acquisto. «Per me – prosegue Giarratana – è stato molto interessante vivere dall’interno la vicenda di una start up che diventa multinazionale. Poi a Milano, data la mia indole metropolitana, mi sono subito trovato bene: giusto un po’ di solitudine all’inizio, ma ero consapevole che prima o poi sarei riuscito a fare qualcosa di buono». Anche se questa volta è andata male. «Nell’ultimo periodo ero già insofferente – ricorda -. Avevo anche una sorta di blocco dello scrittore, condizione che mi ha fatto avvicinare, da autodidatta, al mondo della cucina. Infatti è proprio da lì che ho ricominciato: ho creato un blog, L’uomo senza tonno, e avviato un progetto musicale solista. Decido, quindi, di non inviare nemmeno un curriculum, prendermi un anno sabbatico e utilizzare la buona uscita per un restyling del blog e la pubblicazione del disco».
Da quel momento in poi, si innesca il meccanismo del successo che parte dall’insuccesso. Marco riceve decine di proposte lavorative: da chi lo invita a sponsorizzare il blog facendo lo chef a domicilio a collaborazioni con catering e ristoranti. Tutto nel giro di pochi mesi. «Settembre e ottobre prossimi saranno decisivi per le sorti di questa nuova vita, intanto, affronto tutto senza prendermi troppo sul serio e ricordando sempre da dove vengo». Profilo basso e pedalare, e una componente filantropica ai limiti dell’anacronismo, in una società omologante e individualista come la nostra. «Tengo molto a far divertire la gente con i miei post – sottolinea -. Soltanto una minima parte dei miei utenti assaggerà ciò che preparo, gli altri vanno intrattenuti. Ho curato molto l’originalità nella comunicazione e la mia cucina, poi, non è più di sostentamento, ma inizia a diventare sempre più creativa”.
Tra caponate di melanzane all’aceto balsamico con cacao amaro e risotto taleggio, capesante e scorze di lime, Marco vuole lanciare un messaggio: la tradizione non deve essere un limite. «In Italia siamo troppo integralisti: ci fissiamo su dispute come quella tra arancino o arancina e continuiamo ad affermare che la pasta alla norma la sa fare solo nostra madre. Invece – rilancia Giarratana – occorre conoscere la tradizione per saperla rompere: un uomo si accultura non leggendo, ma mangiando». E condividendo. «Mi fa molto piacere quando la gente riproduce i miei piatti: la cucina è un linguaggio universale, che si elabora in base al proprio carattere. Nei miei piatti, ad esempio, ci sono continui contrasti tra dolce e amaro, così come nei miei stati d’animo, che si dividono tra allegria e momenti più oscuri».
E i progetti di Marco non si fermano. «È iniziato Tonno in Tour, dove mi faccio ospitare in giro per la Sicilia e in cambio di un divano offro la mia disponibilità a cucinare. Così conoscerò persone, luoghi e cucine diverse. È un progetto improvvisato a partire da un post su Facebook, ma con una mia amica che ha un blog di viaggi vorremmo lavorare a un format». A settembre, poi, esce il disco. «Musica e cucina sono due mezzi che utilizzo non per acquisire soldi e notorietà, ma per arrivare alla sera e sentirmi soddisfatto di ciò che faccio». E mentre un’intera generazione sogna di trovare finalmente il proprio tonno, Marco dà un ultimo suggerimento: «Nella vita – conclude – meglio arricchirsi che accumulare ricchezze».