La dura vita di chi vuole usare i percorsi pedonali, tra incuria e responsabilità non sempre ben identificabili. E intanto molte recinzioni poste a delimitare percorsi pedonali accidentati restano abbandonate per mesi, trasformandosi talvolta in mini discariche
Marciapiedi dissestati e invasi dalle sterpaglie Il giro delle competenze tra Coime, Rap e Reset
A volte camminare sul marciapiede a Palermo è impresa ardua. Ancora troppi sono gli ostacoli presenti a dissuaderei pedoni, come la presenza di motorini e auto parcheggiati impropriamente, la progressiva incuria che trasforma i marciapiedi in mini discariche o la natura – che senza un programma di manutenzione ordinaria – si riprende gli spazi, riportando angoli verdi impropri in città sotto forma di sterpaglie invasive, come in via Francesco Speciale, alle spalle di corso Calatafimi.
Ma in alcuni casi ci sono motivi più gravi, ovvero il pericolo per l’incolumità delle persone, e quindi nel caso di camminamenti che si trovano sotto palazzi da cui cadono calcinacci – vedi via Roma all’altezza dell’ex palazzo delle Ferrovie – . L’impossibilità di percorrere i marciapiedi è sancita da una rete di protezione rossa. Così come per quei tratti dove il cemento o i blocchi di pietra risultano sollevati o rivelano pericolose buche, ad esempio in via Parisi nel tratto tra via Principe di Villafranca e via Garzilli, impraticabile da luglio 2015.
Il problema è che questi impedimenti temporanei, spesso si trasformano in permanenti, con le reti di recinzione che mese dopo mese diventano parte del paesaggio prima di afflosciarsi per interventi esterni o per qualche evento atmosferico e diventare, talvolta, sedi per piccole discariche di rifiuti. Riguardo alle porzioni di marciapiede off-limits per distacco di pezzi di balcone o di muro, la soluzione è semplice quanto lunga, ovvero eliminare il pericolo alla fonte rimuovendo le parti a rischio distacco e facendo opere di consolidamento, ma visto che nella maggior parte dei casi si tratta di edifici privati, è di chi gestisce quegli stabili la responsabilità di mettere in sicurezza e quindi consentire la riapertura del marciapiede.
Riguardo a buche, avvallamenti, radici sporgenti degli alberi, la competenza è più complessa, dato che il Comune spesso suddivide la manutenzione dei percorsi pedonali tra il Coime, la Reset e la Rap. Secondo il contratto di servizio tra Comune e Rap, l’azienda di igiene ambientale dovrebbe effettuare la manutenzione dei marciapiedi esistenti – non la realizzazione di nuovi – fino al limite di 30mila metri quadri all’anno – nel 2014 ne ha effettuati circa 9mila -. E intanto la Rap ha inviato al Comune il programma degli interventi per il 2016 che è in attesa dell’approvazione, ma è possibile che l’amministrazione disponga degli aggiustamenti all’elenco. Riguardo alla costruzione di nuovi marciapiedi se ne dovrebbe occupare il Coime, mentre la Reset ha iscritto tra le entrate del piano industriale 760mila euro all’anno per il triennio 2016-2018 come corrispettivo che dovrà versare la Rap per la manutenzione dei marciapiedi, un accordo che risale alla scorsa estate nell’ambito della cessione di alcuni servizi alla ex Gesip al fine di assegnare a quest’ultima maggiori risorse. Intesa che ancora non è entrata in vigore.