«Siamo convinti di fare un’attività di utilità sociale. Che fa risparmiare il Comune sui costi di discarica, ma che insegna anche ai giovani, come i minori mandati dai Servizi sociali, che esiste una realtà diversa da quella che sono abituati a vedere nel quartiere». È positiva l’esperienza del centro di riuso di Manitese a Catania, come spiega Antonio D’Amico, presidente di Manitese Sicilia. Un mercatino dell’usato che da quasi vent’anni ha sede in un deposito privato. Una spesa per il gruppo che oggi ha chiesto – insieme all’associazione Rifiuti Zero Sicilia – al Comune di Catania di vedersi assegnato un locale per svolgere questa attività. La richiesta arriva all’indomani dell’approvazione in consiglio comunale del regolamento per l’assegnazione dei beni confiscati alla mafie. E l’eventuale risposta positiva dell’amministrazione sarebbe il miglior modo per festeggiare i 50 anni dell’associazione.
Al momento, il centro di riuso si trova in un deposito privato da 300 metri quadri in via Montenero 8, zona viale Mario Rapisardi. L’affitto costa a Manitese circa 1200 euro al mese. «Fondi che dobbiamo sottrarre ai nostri progetti», spiega D’Amico. Come quello con i bambini del quartiere Monte Po. «Nella stessa sede ci riuniamo e abbiamo aperto il centro di documentazione sulle tematiche ambientali e della solidarietà». Ma soprattutto lì si svolge il mercatino, il mercoledì e il sabato, tutto il giorno. «C’è chi viene a donare oggetti usati e riutilizzabili, come vestiti, mobili o libri. E poi c’è chi viene ad acquistare». Collezionisti, ma anche studenti fuori sede alla ricerca di occasioni per arredare le stanze in affitto e famiglie con poca possibilità di spesa. «La nostra politica è di avere prezzi molto bassi, direi simbolici, per i beni di prima necessità. Sull’oggetto da collezione magari cerchiamo di recuperare qualcosa in più», sorride D’Amico.
Fondi che vanno a finanziare i progetti dell’associazione all’estero come in Italia. E ovviamente in città. «Ci autofinanziamo in maniera autonoma, così da non dover sottostare alle logiche dei finanziamenti – aggiunge il presidente – Ma il centro di riuso per noi è anche un modo per far passare il messaggio che, se ci sono degli scarti da cui trarre profitto, vuol dire che si è consumato più del dovuto». L’obiettivo è promuovere il recupero e il riutilizzo di beni che altrimenti finirebbero in discarica, con un costo accessorio non indifferente. «La richiesta è conforme anche alla normativa vigente sui rifiuti, la quale prevede che “le pubbliche amministrazioni promuovono, nellesercizio delle rispettive competenze, iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti”», spiega Danilo Pulvirenti, presidente di Rifiuti Zero Sicilia.
«Ovviamente a noi serve un locale che, non solo sia grande, ma anche facilmente raggiungibile», aggiunge D’Amico. Niente capannoni alla zona industriale, insomma. L’idea è quella di rendere l’eventuale polo un punto di incontro per le diverse realtà catanesi che si occupano di riciclo. «Come l’officina Zero Nove con le bici o il Gapa con il suo laboratorio di sartoria». «Abbiamo esperienza, voglia, competenze e relazioni con le altre realtà – conclude Antonio D’Amico – Ci sono le condizioni per fare di più rispetto a quello che riusciamo a fare adesso. Ora tocca al Comune».
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