I tifosi lo chiamavano semplicemente l’Imperatore dei rosanero. Pippo Maniero fu il fiore all’occhiello della campagna acquisti per la stagione 2002/03, quella che segnò il passaggio del Palermo da Franco Sensi a Maurizio Zamparini. In Sicilia l’attaccante restò un anno, realizzando 13 gol in 31 partite, ma conserva ancora dei ricordi limpidi: «Il ricordo più bello – spiega a MeridioNews – è sicuramente l’impatto che ha avuto la squadra con la tifoseria e con la città. Alla prima partita ufficiale che abbiamo fatto Palermo, quella di Coppa Italia col Taranto, allo stadio c’erano quasi 40mila persone, una cosa che non mi sarei mai aspettato. Sono cose che ti rimangono e che difficilmente puoi dimenticare. Anche l’annata è stata positiva perché nonostante fossimo tantissimi giocatori nuovi, abbiamo sfiorato subito la serie A al primo anno. Ricordo bene la partita di Lecce, purtroppo è andata male…». Il Palermo poi centrò la promozione l’anno successivo, ma Maniero non faceva più parte della squadra perché era stato ceduto al Brescia. «Nella mia carriera ho sempre messo impegno e ho voglia con tutte le maglie con le quali ho giocato. Questo mi ha aiutato a non avere rimpianti, già per me il fatto di avere giocato e di aver segnato tanti gol in serie A è un sogno che si è realizzato».
Questo pomeriggio la squadra rosanero affronterà il Milan in trasferta, uno scoglio durissimo per le flebili speranze di salvezza che possono essere rimaste: «È una partita difficile più per il Palermo che per il Milan – continua l’ex attaccante – perché le partite sono sempre di meno e raggiungere la salvezza sembra sempre più difficile». A proposito di permanenza in serie A, nella giornata di ieri l’Empoli ha pareggiato in casa contro il Pescara e i punti di distacco tra i rosa e i toscani adesso sono otto: «Non so se i giochi si possano considerare ancora aperti: per il Palermo otto punti sono tanti e visto anche il cammino dei rosanero la vedo dura. Penso comunque sia molto difficile per tutte le ultime tre della classifica, che da qua a fine campionato dovrebbero cercare di vincere più partite possibili». Ciò che è sicuro è che quest’anno la quota salvezza avrà un record negativo mai visto prima: «Difficile dire la cifra che bisogna raggiungere per centrare la quota salvezza, perché quando hai delle squadre staccate di così tanti punti, fai fatica a pensare a una cifra».
Da ex attaccante qual è stato, con all’attivo un buon numero di gol nelle varie categorie, impossibile non fermarsi a parlare di Nestorovski: «Sta facendo vedere delle ottime cose, è un buon attaccante e soprattutto vede anche molto bene la porta. Bisogna anche considerare che lì davanti è da solo perché gli altri fanno fatica a far gol e a dargli una mano. Si è caricato la squadra sulle proprie spalle e sta facendo vedere di essere un buon attaccante, anche di prospettiva». La punta macedone è indubbiamente il fiore all’occhiello di questa squadra, anche perché è tra i pochi che nonostante tutto sta facendo bene. Presumibilmente, dunque, in estate sarà corteggiato da molte squadre: «Se c’era l’interesse del Napoli, vuol dire che il ragazzo è valido e anche qualche grande società vede in lui in delle buone cose. Se è stato seguito da questa squadra, questo dovrebbe far capire il valore del ragazzo. Tutt’ altra cosa capire se potrà fare subito bene in una grande squadra».
L’ex punta classe 1972 passa poi a parlare del punto debole dei rosa, individuato in quello che prima poteva essere considerata un’arma: «Penso che le partite in casa siano il punto debole di questo Palermo. Qualche anno fa facevi fatica a giocare al Barbera e spesso per il Palermo questa rappresentava un’arma in più. Adesso invece il Barbera è diventato terra di conquista. Questo perché lo stadio e i tifosi non dànno più quella mano come facevano una volta. Vedere così poca gente allo stadio è una cosa che dispiace». Lo stadio effettivamente è sempre vuoto e quest’anno più che mai le gare interne sono state il tallone d’Achille di questa squadra: «Fino a qualche anno fa, il calore dei tifosi era fondamentale perché il Palermo raggiungesse gli obiettivi. Quando io ho giocato a Palermo eravamo in serie B ma c’erano sempre più di 30mila persone allo stadio. Non vedo più queste cose e mi dispiace». Infine, un pensiero su Zamparini, che Maniero conosce bene per averlo avuto come presidente prima a Venezia e poi a Palermo: «Penso che qualsiasi giocatore vorrebbe un presidente come Zamparini, perché è il classico presidente che ama i propri giocatori, ama la propria squadra, non ti fa mancare niente. La persona che parlava con noi degli aspetti tecnici era sicuramente diversa da quella che si vede in tv o che si legge sui giornali. Aveva le sue sparate, ma è come se si parlasse di due persone diverse. Al calcio ha dato tanto – conclude l’ex attaccante –, ma credo fermamente che abbia ricevuto altrettanto».
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