Malaluna, “sciarada” siciliana

La nebbia si faceva più fitta… generava quella sgradevole sensazione di vedo e non vedo… tipico di una certa mentalità siciliana, eredità forse del miscuglio di culture di cui la Trinacria è il frutto, dove tutto è un groviglio. Dove tutto si mescola, si confonde, offusca la mente e impedisce di vedere le cose nella loro interezza. Era possibile, dunque, fare luce in un posto come Zagarìa?”

Alcuni passi di “Malaluna”, romanzo ambientato in Sicilia, ad inaugurare la rassegna gastronomico-latteraria “Autunno in lettere e sapori”. Originario di Porto Empedocle, nell’agrigentino, Vincenzo Galluzzo, conosciuto come autore di programmi Rai tra cui “Uno mattina” e “La vita in diretta”, per la prima volta si mette in gioco come romanziere. Il suo “Malaluna”, pubblicato lo scorso maggio con edizione Bonanno, risale ad un’idea di vent’anni fa dal titolo “La nebbia”. Un progetto che è stato ‹‹riesumato dal cassetto e scritto in sedici mesi››, un po’ dietro le pressioni dalla sorella psichiatra che ne apprezzava le potenzialità, un po’ ‹‹perché era destino che uscisse fuori adesso››, ci racconta l’autore.

La storia prende vita a Zagarìa, toponimo immaginario della costa orientale sicula. Il fulcro della vicenda, impregnata di  tradimenti e sotterfugi, si sviluppa attraverso una fitta nebbia metaforica e ruota intorno alla vita dissoluta del protagonista Antonio Altavilla. I personaggi si muovono all’ombra di labirinti emotivi  e sciarade da risolvere. L’autore ridipinge paesaggi già noti nella letteratura classica servendosi di uno stile luminoso che mescola l’idioma nazionale, nei ricorrenti indovinelli, a espressioni tipicamente dialettali, nei proverbi siciliani.  

Un romanzo che ‹‹strizza l’occhio al “Male di luna” di Pirandello e richiama alla dissoluzione e alla predestinazione dei personaggi de “I Viceré” di De Roberto››, le parole del professore Antonio Di Grado, docente di Letteratura italiana chiamato ad analizzare il testo. ‹Il segreto per cui “Malaluna” piace, sia ai palati raffinati sia a chi è digiuno di letteratura, sta nella tenuta narrativa che definirei ottocentesca per la sua capacità di costruire la storia e anellare colpi di scena››, prosegue il professore. E ancora: ‹‹è un libro sul destino…  con incipit lugubre, onirico››. Un romanzo incentrato sulla Malaluna (veggente scambiata per licantropo), dispensatrice di nebbia, ‹‹una sorta di peccato originale che da sempre investe l’isola ma dà spazio anche alla figura positiva della servetta Felicina››.

Alla domanda iniziale se è possibile fare luce su questa terra, segue dunque la risposta positiva di Galluzzo per cui sarà la stessa Malaluna a diradare la nebbia. Il destino sembra voler demolire la vita dei personaggi ma dalla narrazione emerge prepotentemente la voglia di lottare contro le avversità in difesa della verità. ‹‹Non è un romanzo moralista – precisa però l’autore  – e mi fa tremare sentir dire che ho scritto qualcosa che rievoca i grandi letterati››

E’ un romanzo sul “destino” e sulla nebbiosa “Sicilia”. Lei dall’89 vive a Roma. La storia spesso ci insegna che per avere fortuna (o per sopravvivere) è necessario lasciare la propria terra (o lasciarla a se stessa). Quanto influisce il destino in questo?
‹‹Non dobbiamo mai rimanere fermi di fronte ad un destino che ci è stato assegnato, bisogna lottare e sperimentare… ma alla fine, penso, sarà pur sempre il destino a premiare o a demolire››.

Nel romanzo si parla per immagini, sensuali e melodrammatiche. Il suo interesse per la pittura ha contribuito alla stesura?
‹‹Certamente. Credo che serva sempre qualsiasi tipo di arte. Mi è stato detto di questo libro che sembra io l’abbia dipinto››.

Cosa significa per lei scrivere? Cosa differenzia il suo scrivere un romanzo da scrivere per la tv?
‹‹Il linguaggio è il punto cardine: in un romanzo scrivo di getto quello che sento, in televisione devo adattarmi a quelle che sono le esigenze del pubblico e del mercato. Per me è molto più facile scrivere un romanzo perché mi rappresenta in pieno, quindi non faccio sforzi né fatica››.

Quanto sono reali i personaggi del suo romanzo?
‹‹I personaggi sono inventati, ovviamente ispirati a quella che è stata la storia della mia famiglia. L’unico personaggio vero è la farmacista, che sarebbe mia zia››.

Debutterà anche al cinema con un film tratto da questa storia di cui lei sarà soggettista, sceneggiatore e regista. Non crede che affidare il lavoro cinematografico ad una squadra sia un’opportunità per arricchire un film?
‹‹Voglio fare tutto io, non per megalomania, ma semplicemente perché non vorrei venisse fuori una cosa diversa da come l’ho pensata››.

 

 


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