Secondo la procura, l'ex parlamentare dem avrebbe intrattenuto legami con esponenti catenoti del clan Santapaola-Ercolano. La misura dei domiciliari era stata decisa il 13 novembre, ma mancava il braccialetto elettronico. Attesa per le richieste dei pm
Mafia, scarcerato l’ex deputato Raffaele Nicotra Va ai domiciliari. Accusato di concorso esterno
È durata quasi 70 giorni la permanenza in carcere di Pippo Nicotra, l’imprenditore ex deputato regionale di Aci Catena arrestato il 10 ottobre nell’ambito dell’operazione Aquilia, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione e scambio di voto politico-mafioso. Nicotra, questa mattina, ha fatto rientro nella propria abitazione nel centro ai piedi dell’Etna, dove dovrà rimanere ristretto ai domiciliari.
La decisione è stata presa lo scorso 13 novembre dal tribunale del Riesame, su richiesta dei legali dell’esponente Pd (l’ultimo dei partiti abbracciati da Nicotra nel corso della propria carriera), ma fino a oggi non era mai stata applicata, per la mancanza del braccialetto elettronico che servirà a monitorare la presenza dell’indagato all’interno del perimetro domiciliare. Negli ultimi giorni Nicotra era stato trasferito dal carcere di Bicocca a piazza Lanza, su disposizione della direzione nazionale delle carceri.
Il 62enne adesso rimarrà in attesa delle decisioni della procura, guidata da Carmelo Zuccaro, che dovrà stabilire se chiedere il processo. Le accuse nei confronti di Nicotra riguardano i presunti legami intrattenuti nel corso degli anni con esponenti del gruppo mafioso locale legato alla famiglia Santapaola-Ercolano. Un rapporto che secondo gli inquirenti avrebbe portato benefici a entrambi le parti: Nicotra avrebbe ottenuto il sostegno in occasione di alcune tornate elettorali, oltre a fare riferimento agli esponenti del clan in occasione di un recupero crediti; questi ultimi, invece, avrebbe ricevuto periodiche dazioni di denaro, ma anche favori sotto forma di assunzioni nei supermercati gestiti dall’imprenditore. A finire nelle carte dell’inchiesta è stato anche un presunto incontro con l’allora reggente dell’ala armata di Santapaola – oggi collaboratore di giustizia – Santo La Causa, con quest’ultimo che si sarebbe presentato vestito da benzinaio.