È morto ieri a Milano il boss Raffaele Ganci, capomafia della cosca del quartiere palermitano della Noce, ritenuto un fedelissimo di Totò Riina. Ganci aveva 90 anni ed era ricoverato all’ospedale San Paolo per le sue condizioni di salute. Stava scontando diversi ergastoli in regime di carcere duro, il 41bis.
Fra gli omicidi di cui era considerato responsabile, ci sono anche quelli del giornalista Mario Francese e del generale e prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso nel settembre del 1982 insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo. Tra i killer del commando che uccise il generale c’era anche Calogero Ganci, figlio di Raffaele, che nel 1996 si è pentito e ha confessato oltre cento omicidi. Nel suo percorso da collaboratore di giustizia, Calogero aveva testimoniato anche contro suo padre e gli altri suoi fratelli sul loro coinvolgimento negli omicidio del giudice Rocco Chinnici e del poliziotto Ninnì Cassarà.
La famiglia Ganci gestiva una macelleria in via Lo Jacono a Palermo. Il 90enne era diventato capo del mandamento della Noce dopo avere ammazzato il boss Salvatore Scaglione durante una grigliata all’aperto nella tenuta di Michele Greco. Come membro della commissione provinciale di Cosa nostra anche lui avrebbe ordinato le stragi di Capaci e via D’Amelio – in cui persero la vita rispettivamente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – del 1992. I suoi figli fecero parte del commando che eseguì le due stragi. Ganci era stato arrestato nel giugno del 1993 a Terrasini dopo cinque anni di latitanza.
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