Mafia e violenza sulle donne. Le botte per «la pasta e lenticchie a pranzo» e il caso della vittima minorenne

Un nuovo capitolo di un «percorso criminale» da aggiungere a quelli già scritti. Sono le parole utilizzate dal giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato per tratteggiare la figura del 54enne Pino Rizzo, boss di Cerda, in provincia di Palermo. Un capomafia di paese cresciuto con il mito di Nino Giuffrè e di Bernardo Provenzano, al cui cospetto venne ammesso con un pizzino nascosto in un cioccolatino. Storie di mafia e aneddoti del passato resi pubblici dai racconti dell’ex moglie di Rizzo, la pentita Carmela Iuculano. Il nuovo capitolo della vita del boss di Cerda adesso è finito al centro dell’inchiesta sui nuovi assetti di Cosa nostra nelle Madonie. Ieri i carabinieri della compagnia di Cefalù hanno eseguito 13 provvedimenti di custodia cautelare e nell’elenco compaiono, oltre a Rizzo, il padre Giuseppe, 84 anni, e lo zio ergastolano Rosolino. Un’indagine nata all’indomani della scarcerazione del boss, l’8 febbraio 2019 dopo 17 anni passati dietro le sbarre, e all’invio di alcuni messaggi, tramite Facebook, ai figli conviventi con l’ex moglie Carmela Iuculano. Una sorta di tentativo di riconquistare i figli che l’uomo ha più volte manifestato sul popolare social network con messaggi di auguri e post. Nell’ultimo visibile, datato 31 dicembre 2022, Rizzo fa gli auguri di buon anno: «Che possa portarvi tutti quei regali che non si trovano sotto l’albero… Un abbraccio forte» e poi la dedica: «Ai miei figli».

Indagando su Rizzo i magistrati, guidati dal procuratore Maurizio de Lucia, sono riusciti a delineare il nuovo assetto mafioso della famiglia di Campofelice di Roccella e il ruolo che avrebbe rivestito il presunto capo mandamento Luigi Antonio Piraino ma anche un’altra donna: la nuova compagna di Rizzo, Giada Quattrocchi. Ritenuta «la principale confidente e consigliera» del boss. Nell’elenco delle contestazioni, oltre a diverse presunte estorsioni, sono finite però anche le accuse di maltrattamenti e violenza sessuale. Stando a quanto emerso, Pino Rizzo si sarebbe resto protagonista di una presunta violenza ai danni di una minorenne orbitante nella propria famiglia. Un comportamento «indegno», scrive il giudice, commentato dalla vittima e immortalato da una telecamera installata dagli investigatori in un terreno nei pressi di Campofelice di Roccella, in provincia di Palermo.

Di maltrattamenti in famiglia, invece, si sarebbe reso protagonista l’anziano padre del boss di Cerda, Giuseppe Rizzo. Vittime, in questo caso, la moglie e la figlia. Dal 2 aprile 2020 ai primi giorni del 2021 gli investigatori mettono una dopo l’altra sette intercettazioni ambientali che, stando all’accusa, dimostrerebbero le violenze perpetrate dall’uomo. Pugni sulle spalle, insulti e calci sferrati «in maniera abituale e senza alcuna ragione», si legge nell’ordinanza. «Sei una cosa inutile, puttana e tinta», avrebbe detto l’uomo a entrambe le donne. «Un po’ dà botte a me e un po’ a mamma», commenta la figlia mentre le microspie registrano. «Io sono priva di affacciarmi dal balcone – racconta la donna – ma che fa scherziamo o diciamo vero?». Altri passaggi riguardano la lentezza con cui la figlia avrebbe passato il termometro al padre, «mi ha preso per la faccia e mi ha sminnato», ma anche le lamentele per il cibo servito a pranzo: «Avantieri sono rimaste un po’ di lenticchie – spiega la donna – e ho fatto la pasta… ha iniziato a gridare e ha iniziato a stringermi il collo e poi legnate».


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