«Ti metti la giacca e la cravatta e vai ai Monopoli, io starò con gli stivali sporchi di fango a fare la guerra e mi prenderò tutta la merda». Francesco Martinadonna quando parlava del mondo delle scommesse online aveva le idee decisamente chiare. Per tenere in piedi quel business monumentale che vale miliardi di euro qualcuno le mani doveva sporcarsele. Da un lato c’è lo storico cassiere pugliese, con contatti pure coi servizi segreti, del clan mafioso dei Capriati, e dall’altro alcuni imprenditori delle società Sks365, con sedi a Malta e in Austria, tutti finiti indagati. In mezzo una sorta di spartiacque, risalente al 2015, che prende il nome di legge di stabilità e che in questa storia è utile per spiegare proprio le parole pronunciate da Martiradonna all’inizio. Tre anni fa il governo guidato da Matteo Renzi vara una sanatoria con i fiocchi per gli operatori stranieri del gioco d’azzardo che offrono i loro servizi in Italia illegalmente perché sganciati dalla rete dei Monopoli di Stato. Una riabilitazione a norma di legge con l’emendamento 634, che per PlanetWin365 significa pagare oltre 10 milioni di euro per mantenere in vita una rete di mille agenzie sparse nel territorio. I clienti però non possono giocare sul vecchio portale online con dominio .com ma solo su quello .it, perché sottoposto alla tassazione italiana.
A questo punto, secondo quanto emerso nell’inchiesta RevolutionBet, prende forma l’articolato progetto criminoso di Martinadonna con i vertici di Sks365. Perché se da un lato la sanatoria in prima istanza fa diminuire gli incassi, dall’altro fornisce una copertura legale alle attività in nero architettate dai clan. Il sistema funziona come una vera e propria piramide che alla base ha sempre le agenzie di scommesse. Dove si può fare la giocata legale, ma allo stesso tempo si fornisce ai clienti la possibilità di giocare lo stesso su piattaforme con dominio .com, spesso attive con licenze maltesi. Così sui siti internet come revolutionbet365.com e bet1128.com – sprovvisti di autorizzazioni da parte dell’Italia – confluiscono decine di migliaia di giocate che i Monopoli non riescono a controllare e tracciare. Fondamentali per la mafia diventano i cosiddetti master. Etichetta per definire gli uomini legati ai bookmakers e attivi, per la mafia, con competenze regionali o provinciali per la gestione delle agenzie e per la raccolta dei proventi delle scommesse. Tra i più in voga nel corso delle indagini ci sarebbe stato il siracusano, poi pentito, Fabio Lanzafame.
E sarebbero stati proprio i master, da perni di questo sistema, a concedere alle varie agenzie i fidi di gioco tramite un fondo nero creato appositamente. Perché chi scommette sulle piattaforme .com generalmente non ha un conto gioco personale tracciabile tramite le ricariche con carte di credito. La scommessa viene effettuata in contanti su un conto nella disponibilità dell’agenzia. L’eventuale vincita, invece, viene pagata anticipando quella che dovrebbe essere un’elargizione fatta dal bookmakers. Tutto quindi in palese violazione della legge che impone l’apertura di conti gioco personali e identificabili con le ricariche fatte soltanto in via telematica. I fidi diventano dei veri e propri canali di credito gestiti dai master. Alcuni clienti, quelli più fidati, tuttavia possono comunque disporre di un conto gioco online su piattaforma .com. Così da potersi permettere ricariche di denaro senza che l’agenzia si premuri di riscuotere anticipatamente la somma. Concedendo di fatto un credito. Sospesi e quant’altro vengono regolati periodicamente. I guadagni, che è la parte più appetitosa, si distribuiscono con delle percentuali precise.
Quando il livello nella piramide si alza si arriva inevitabilmente ai vertici dell’organizzazione e al giro di soldi più grosso che fa rima con la parola skin. Perché per avere la possibilità di gestire un portale sul quale fare giocare le persone c’è bisogno di un software collaudato da inserire in una piattaforma online con il proprio marchio. Diverse società maltesi offrono agli investitori questa possibilità che comprende anche l’affitto della licenza. Per farlo però c’è bisogno di una società, spesso schermata attraverso delle fiduciarie con base nei paradisi fiscali. Come sarebbe avvenuto con l’albanese Remote Betting Solution, proprietaria del sito revolutionbet365 e a sua volta controllata dalla Resolution Holding, con sede nell’isola caraibica olandese di Curaçao. Master e uomini dei clan spesso finiscono per fare affari all’interno delle stesse società grazie a un vero e proprio scambio di servizi. I primi, contribuendo al rischio imprenditoriale, garantiscono la rete di agenzie sul territorio, i secondi mettono sul piatto licenze e siti internet. Un binomio perfetto per un semplice click.
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