Mafia e rifiuti, assolto l’ex sindaco di Aci Catena Maesano Stesso verdetto per l’imprenditore della Senesi Briganti

Assolto. È questo il verdetto per l’ex sindaco di Aci Catena Ascenzio Maesano nel processo di primo grado Gorgoni, su mafia e corruzione nel settore dei rifiuti che coinvolge anche i territori di Misterbianco e Trecastagni. Il tribunale, presieduto dal giudice Roberto Passalacqua, ha pronunciato la sentenza intorno alle 18.30, dopo diverse ore di camera di consiglio. Per Maesano, l’accusa era di corruzione da parte dell’imprenditore della Senesi Rodolfo Briganti, il quale, con il contributo dell’addetto stampa Salvo Cutuli, avrebbe promesso un contributo di 50mila euro che Maesano avrebbe potuto usare per finanziare la campagna elettorale per le Regionali 2017. In cambio Briganti avrebbe ambito alla cancellazione delle penali. Il tribunale ha però riconosciuto l’estraneità anche di Briganti, assolvendolo, mentre Cutuli è stato condannato a due anni per istigazione alla corruzione.

Condanna a dieci anni – la procura ne aveva chiesti 16 – per Lucio Pappalardo. L’uomo, imprenditore del settore alimentare, era accusato di essere il referente del clan Laudani nel territorio di Aci Catena. A lui si sarebbero rivolti gli uomini del clan Cappello, guidato dal boss Massimiliano Salvo. Tramite Pappalardo, la cosca mafiosa avrebbe cercato un canale per raggiungere Maesano e convincerlo, con le buone o con le cattive, ad affidare il servizio di raccolta dei rifiuti alla ditta Ef Servizi Ecologici dell’imprenditore Vincenzo Guglielmino, anche lui arrestato nel blitz della Dia del 2017 e poi deceduto quando il processo era ancora alle prime battute. All’epoca delle indagini la Ef Servizi Ecologici, condannata alla sanzione pecuniaria di 150mila euro nonché all’interdizione dall’esercizio dell’attività per cinque anni e la revoca degli affidi, e la Senesi (assolta) erano le due società che si contendevano l’appalto settennale ad Aci Catena. Uniche due partecipanti ed entrambe raggiunte, a poco tempo di distanza l’una dall’altra, dalle interdittive antimafia. Le pressioni esercitate dal boss Salvo e dall’imprenditore Guglielmino si sarebbero manifestate nella fase in cui la querelle tra le due imprese era ancora in corso e l’ente locale doveva decidere a chi affidare temporaneamente il servizio. 

Il tribunale si è espresso anche sulla posizione degli imputati coinvolti nel troncone d’indagine che ha toccato i centri di Trecastagni e Misterbianco. Anche in questo caso, a finire nel mirino della Direzione investigativa antimafia furono le manovre compiute da Guglielmino per mettere le mani nel settore dei rifiuti. Condannato a otto anni e tre mesi Gabriele Astuto, mentre per Domenico Sgarlato la pena è di anni sette e tre mesi. Assolti invece i professionisti Angelo Piana e Alessandro Mauceri. Assolto perché il fatto non sussiste il funzionario comunale del Comune di Misterbianco Orazio Condorelli. Riconosciuti risarcimenti alle parti civili Comune di Aci Catena, Comune di Trecastagni e l’associazione Alfredo Agosta


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