«La lotta alla mafia va combattuta a tutti i livelli e da tutte le istituzioni. La Chiesa, in particolar modo, può dare una grossa mano d’aiuto sotto il profilo di educazione e di rieducazione. In questo senso, nel film si raccontato cosa ha fatto la Chiesa per contrastare il fenomeno mafioso e come i mafiosi hanno utilizzato la Chiesa per affermare il loro consenso sul territorio». Nunzio Sarpietro, già capo dell’ufficio del Gip del tribunale di Catania, oggi in pensione, ha ideato e scritto il film Mafia e religione, prodotto da Millonz’@art e diretto dal regista Francesco Millonzi. Il film in cui vengono fotografati e analizzati alcuni riti religiosi che la mafia ha utilizzato come strumento di affiliazione e di affermazione sul territorio. L’iniziazione, l’inginocchiamento del santo davanti casa dei boss, il bacio in bocca: sono solo alcuni dei rituali. Mafia e religione andrà in onda questa sera, alle ore 21,30, su Sestarete Tv, canale 81 del digitale terrestre. Per analizzare alcuni dei concetti esposti nel corso della proiezione, Sarpietro e il regista hanno utilizzato alcuni frammenti storici con riferimento a Papa Wojtyla, Bendetto XVI o Bergolgio, quando la chiesa ha condannato fermamente il fenomeno mafioso e gli affiliati.
Tuttavia Sarpietro, oggi in pensione, intervenuto su Radio Fantastica ha posto l’attenzione su alcuni aspetti. «Cosa ha fatto la chiesa in tutti questi anni? – si chiede Sarpietro – Ricordiamoci che fino all’avvento del cardinale Pappalardo – negli anni Settanta, ndr – la Chiesa non ha mai detto “abbiamo un cancro chiamato mafia”. Abbiamo cercato – prosegue – di sviscerare questo aspetto. Attraverso la sua ramificazione può dare un contributo molto forte, ma non a livello di singoli parroci che vengono mandati allo sbaraglio penso, al caso del beato Pino Puglisi. Ogni vescovo deve dare indicazione a sacerdoti della propria diocesi affinché tutti si comportino allo stesso modo». È importante secondo il giudice fare seguire un’azione concreta ai proclami. «Abbiamo realizzato uno spaccato in cui documentiamo come la religione può essere utilizzata contro le cosche e cercare di mettere in campo dinamiche che impediscano alcuni episodi del genere».
Nel corso dell’intervista porta anche qualche esempio di uno dei casi in cui le forze dell’ordine hanno permesso che si aprisse il fascicolo su un caso. «A Porto Empedocle, durante la festa di San Calogero, il santo fu portato davanti alla casa del boss – racconta Sarpietro – In quell’occasione il commissario fece travestire i suoi uomini da turisti. Fecero delle riprese e subito dopo fu aperto un fascicolo». Secondo Sarpietro, dunque, è necessaria la collaborazione dei parroci delle diocesi sotto la guida dei vescovi. «Tocca anche alla chiesa fare in modo che questi episodi non avvengano», conclude Sarpietro. Nel film interverranno Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e presidente della Cesi, il cardinale Francesco Montenegro, il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, il giudice Nunzio Sarpietro, il presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo, il Gip di Caltanissetta, Graziella Luparello.
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