L'operazione di Finanza e carabinieri ha portato a sgominare due clan - Batanesi e Bontempo Scavo - che hanno ottenuto 10 milioni di euro dai fondi europei per l'agricoltura. Coinvolti anche un notaio agrigentino e il sindaco di Tortorici. Guarda il video
Mafia dei pascoli sui Nebrodi, ecco tutti i 94 arrestati Contributi anche sui terreni del Muos e dell’aeroporto
Un notaio, un sindaco, funzionari, imprenditori e mafiosi. Sono finiti tutti insieme nella rete della più vasta operazione contro la mafia dei pascoli in Sicilia. I carabinieri del Ros e i militari del Gico della Guardia di finanza di Enna, coordinati dalla locale Direzione distrettuale, hanno arrestato 94 persone (48 in
carcere e 46 agli arresti domiciliari) e sequestrato 151 imprese
, conti correnti, rapporti finanziari e vari
cespiti. Gli indagati complessivamente sono 198.
Ecco alcuni numeri dell’operazione Nebrodi, scattata oggi all’alba in diverse province dell’isola. Tra i 46 ai domiciliari ci sono anche il notaio Antonino Pecoraro, 73enne di Canicattì, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, e il sindaco di Tortorici, Emanuele Galati Sardo, 39 anni, in qualità di dipendente di un Centro di assistenza agricola, anche per lui l’accusa è di concorso esterno.
«Hanno chiesto contributi europei per far pascolare le greggi anche sui terreni dove sorge il Muos o l’aeroporto di Boccadifalco a Palermo». A dirlo in conferenza stampa il comandate della Guardia di finanza di Messina Gerardo Mastrodomenico, che si è occupata di uno dei due filoni dell’indagine. La Dda ha fatto luce sul sistema con cui le famiglie mafiose storiche dei tortoriciani e dei batanesi si sono accaparrate i terreni grazie ai quali, per anni, hanno chiesto e ottenuto i contributi europei destinati allo sviluppo dell’agricoltura. In totale dieci milioni di euro, coinvolgendo 150 imprese agricole. «Terreni in molti casi di proprietà demaniale, statale o comunale che venivano indicati come appezzamenti dove far pascolare le greggi – sottolinea il procuratore nazionale Federico Cafiero de Raho – per evitare che questo accada ancora si deve assegnare ad un organismo pubblico amministrativo la formazione dei fascicolo».
«Chi doveva controllare non controllava – continua il procuratore nazionale – chi doveva sostenere la formazione del fascicolo aziendale per ottenere i finanziamenti era complice dei clan che si arricchivano – ha spiegato – Un salto di qualità che si nota sui Nebrodi ma anche a livello nazionale. Questi clan avevano contatti moltoi importanti con Cosa nostra e con la mafia catanese e la loro influenza andava oltre il loro territorio».
L’indagine delegata al Ros ha consentito di ricostruire l’attuale assetto e operatività del clan dei Batanesi, diretto da Sebastiano Bontempo (classe ’69), Sebastiano Bontempo (classe ’72), Sebastiano Conti Mica, Vincenzo Galati Giordano, gruppo mafioso operante nella zona di Tortorici e in gran parte del territorio della provincia di Messina. L’altro filone d’indagine, quella Guardia di Finanza, si è concentrato su una costola del clan Bontempo-Scavo, capeggiata da Aurelio Salvatore Faranda, che, dopo le vicissitudini giudiziarie derivanti da diverse vicende processuali, nel corso del tempo ha esteso il centro dei propri interessi fino al Calatino.
Determinante l’apporto compiacente di colletti bianchi identificati dalle indagini: ex collaboratori dell’Agea, il notaio Pecoraro, numerosi responsabili dei centri di assistenza agricoli. «Soggetti – sottolineano gli investigatori – muniti del know how necessario per realizzare l’infiltrazione della criminalità mafiosa nei meccanismi di erogazione di spesa pubblica, e conoscitori dei limiti del sistema dei controlli».
Dalle investigazioni è emersa l’immagine di un’associazione mafiosa estremamente attiva, osservante delle regole e dei canoni dell’ortodossia mafiosa, in posizione egemone nell’area nebroidea della provincia di Messina ma capace, al tempo stesso, di rapportarsi – nel corso di riunioni tra gli affiliati – con i clan di Catania, Enna e delle Madonie. Sono stati documentati importanti momenti dell’evoluzione dei Batanesi, rappresentati dall’operatività di una loro cellula a Centuripe, dalla capacità di intervenire in dinamiche mafiose a Regalbuto e Catenanuova, mediante rapporti con esponenti della locale criminalità organizzata, e dall’estensione della loro influenza al territorio di Montalbano Elicona, un tempo controllato dalla famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto.
Il loro potere veniva riconosciuto anche da pubblici ufficiali. Viene citato il caso di un funzionario della Regione siciliana che interpella uno dei membri più attivi della famiglia batanese in relazione a furti e danneggiamenti di un mezzo meccanico dell’amministrazione regionale, impiegato nell’esecuzione di lavori fuori dal comprensorio di Tortorici (e ciò a riprova di un forte radicamento della famiglia tortoriciana anche in zone distanti dai territori di origine).
Il procuratore Maurizio De Lucia ha spiegato come erano gli stessi dipendenti dei «centri di assistenza agricoli a indicare i terreni su cui chiedere i finanziamenti». Gli stessi centri agricoli a cui l’Agea delegava gli approfondimenti. «Ma nessun accertamento veniva fatto, anzi terreni che non appartenevano a determinati soggetti fittizi, risultavano come veritieri e così si ottenevano i finanziamenti». A scoprire la verità è stato il certosino lavori di confronto tra i documenti presentati e le fotografie aeree dei terreni con le particelle catastali.
«È stato indispensabile l’apporto di collaboratori di giustizia e delle intercettazioni – conclude De Raho -. Gli appartamenti al clan evitavano atti di violenza, ma andavano avanti sul terreno dell’economia legale dove si inserivano con sistemi illegali». Sia il procuratore nazionale De Raho che il procuratore De Lucia hanno sottolineato anche l’importanza del protocollo Antoci, «un protocollo Antimafia che per primo permise di scoprire questo tipo di attività e poi divento uno strumento fondamentale di contrasto alle mafie». Tra gli elementi di novità raccolti dall’indagine emerge in maniera significativa un profilo di carattere
internazionale degli illeciti,
commessi nell’interesse delle associazioni mafiose.
L’elenco dei destinatari delle misure cautelari:
Custodia cautelare in carcere:
1. Agostino Ninone Pasqualino, nato l’01.04.1972 a Naso (Me).
2. Barbagiovanni Calogero, nato il 21.04.1993 a Catania, pregiudicato.
3. Barbagiovanni Carmelo, nato il 21.01.1971 a Tortorici (Me), in atto detenuto per altra causa presso casa circondariale di Cuneo.
4. Bontempo Gino, nato il 10.06.1958 a Tortorici (Me).
5. Bontempo Giuseppe, nato il 30.03.1964 a Tortorici (Me).
6. Bontempo Salvatore, nato il 10.05.1978 a Biancavilla (Ct).
7. Bontempo Sebastiano, nato il 01.06.1969 a Tortorici (Me), inteso U uappo.
8. Bontempo Sebastiano, nato il 15.01.1972 a Tortorici (Me), inteso U biondino.
9. Bontempo Scavo Sebastiano, nato il 14.07.1971 a Tortorici (Me).
10. Calà lesina Salvatore, nato il 12.03.1972 a Tortorici (Me).
11. Calcò labruzzo Gino, nato a il 04.01.1959 a Tortorici (Me).
12. Caputo Andrea, nato il 19.07.1968 a Sant’Agata di Militello (Me).
13. Coci Domenico, nato il 26.02.1990 a Sant’Agata di Militello (Me).
14. Condipodero Marchetta Giuseppe, nato il 30.01.1958 a Piraino (Me).
15. Conti Mica Samuele, nato il 03.09.1987 a Sant’Agata di Militello (Me).
16. Conti Mica Sebastiano, nato il 27.03.1970 a Tortorici (Me), inteso U bellocciu.
17. Conti Taguali Ivan, nato l’11.11.1981 a Messina.
18. Costanzo Zammataro Giuseppe, nato l’8.01.1950 a Tortorici (Me).
19. Costanzo Zammataro Giuseppe, nato il 26.03.1982 a Biancavilla (Ct).
20. Costanzo Zammataro Giuseppe, nato il 19.12.1985 a Biancavilla (Ct).
21. Costanzo Zammataro Salvatore, nato il 9.11.1982 a Tortorici (Me), in atto detenuto per altra causa presso casa circondariale di cuneo.
22. Costanzo Zammataro Salvatore, nato il 3.05.1985 a Biancavilla (Ct).
23. Destro Mignino Santo, nato l’01.06.1988 a Sant’Agata di Militello (Me).
24. Destro Mignino Sebastiano, nato il 25.01.1960 a Tortorici (Me).
25. Galati Giordano Vincenzo, nato il 14.07.1958 a Tortorici (Me).
26. Galati Giordano Vincenzo, detto Lupin, nato il 18.05.1969 a Tortorici (Me), in atto detenuto per altra causa presso casa circondariale di San Gimignano.
27. Hila Alfred, nato il 2.07.1983 a Shkoder (Albania).
28. Marino Agostino Antonino, nato l’1.09.1962 a Tortorici (Me).
29. Marino Rosario, nato il 7.05.1992 a Messina.
30. Marino Gammazza Giuseppe, nato il 27.04.1971 a Tortorici (Me).
31. Protopapa Francesco, nato il 02.04.1990 a Sant’Agata di Militello (Me).
32. Scinardo Tenghi Giuseppe, nato il 28.09.1984 a Gross-umstadt (Germania).
33. Talamo Mirko, nato il 21.12.1987 a Catania.
34. Valerio labia Giuseppe, nato il 08.11.1985 a Patti (Me).
Arresti domiciliari
35. Bontempo Alessio, nato il 19.10.1988 a Sant’Agata di Militello (Me).
36. Bontempo Lucrezia, nata il 29.09.1986 a Patti (Me).
37. Bontempo Giovanni, nato l’01.04.1984 ad Adrano (Ct).
38. Bontempo Giuseppe, nato il 29.11.1991 a Sant’Agata di Militello (Me).
39. Calà Campana Sebastiana, nata il 24.05.1955 a Tortorici (Me).
40. Ceraulo Vincenzo, nato il 14.09.1967 a Randazzo (Ct), consigliere comunale del Comune di Randazzo, eletto nella locale lista civica.
41. Coci Jessica, nata il 07.10.1991 a Sant’Agata di Militello (Me).
42. Costanzo Zammataro Claudia, nata il 30.07.1988 a Sant’Agata di Militello (Me).
43. Costanzo Zammataro Loretta, nata il 2.07.1975 a Tortorici (Me).
44. Costanzo Zammataro Valentina, nata il 10.03.1985 a Tortorici (Me).
45. Costanzo Zammataro Romina, nata il 21.10.1980 a Tortorici (Me).
46. Galati Pricchia Daniele, nato il 22.01.1991 a Messina.
47. Sciuto Alessandra, nata il 3.12.1967 a Catania.