Mafia, confisca e riutilizzo sociale dei beni Problemi, riforme e possibili soluzioni

Dal sequestro di un bene mafioso al suo riutilizzo passano in media tra gli otto e i dieci anni. Sarà perché l’Agenzia nazionale per i beni confiscati conta soltanto 30 impiegati? O sono altri i problemi che rendono sempre più complicato destinare al riutilizzo sociale immobili, aziende, proprietà che un tempo hanno arricchito i boss della criminalità organizzata? Vendere questi beni può rappresentare una soluzione?

Stefano Gurciullo, dottorando presso la University College London e blogger su CTzen, ha approfondito il tema sul sito Quattrogatti. E’ partito dal percorso che ha segnato la storia della confisca dei beni, tra modifiche, proposte di legge e decreti: dal 1965, la prima legge in Italia che permette la confisca, al 2010 con l’istituzione dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati, passando per il fondamentale contributo della legge La Torre-Rognoni. Dal 1982 al 2012 sono stati sottratti alle mafie 11.007 immobili, il 44 per cento in Sicilia. Un dossier sulla situazione a Catania era stato realizzato due anni fa dalla giornalista di CTzen Agata Pasqualino, con la collaborazione di Liberainformazione. Nel 2011 il 67 per cento dei beni era stato destinato ad un riutilizzo, percentuale che può sembrare soddisfacente ma che nasconde problemi complessi.

Come i tempi lunghissimi che passano dal sequestro all’assegnazione definitiva del bene. Attesa dovuta alla fase del processo giudiziario, all’inagibilità e alla mancanza di risorse umane ed economiche. Le soluzioni? Il nostro blogger ne propone alcune, altre le ha avanzate recentemente la stessa Agenzia nazionale. Ma la politica sembra sorda a queste richieste. E torna periodicamente d’attualità il dibattito sulla possibilità di vendere i beni.

Guarda la presentazione La confisca e il riuso dei beni mafiosi: problemi e riforme sul sito Quattrogatti.info


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Nel 2011 il 67 per cento degli immobili sottratti alle mafie è stato destinato ad un riutilizzo. Una percentuale che può sembrare soddisfacente ma che nasconde problemi complessi: tempi lunghi del processo giudiziario, immobili inagibili e mancanza di risorse umane ed economiche. Esiste un modo per migliorare il sistema senza ricorrere alla vendita ai privati? Stefano Gurciullo, dottorando presso la University College London, prova ad indicare una via sul sito Quattrogatti.info

Nel 2011 il 67 per cento degli immobili sottratti alle mafie è stato destinato ad un riutilizzo. Una percentuale che può sembrare soddisfacente ma che nasconde problemi complessi: tempi lunghi del processo giudiziario, immobili inagibili e mancanza di risorse umane ed economiche. Esiste un modo per migliorare il sistema senza ricorrere alla vendita ai privati? Stefano Gurciullo, dottorando presso la University College London, prova ad indicare una via sul sito Quattrogatti.info

Nel 2011 il 67 per cento degli immobili sottratti alle mafie è stato destinato ad un riutilizzo. Una percentuale che può sembrare soddisfacente ma che nasconde problemi complessi: tempi lunghi del processo giudiziario, immobili inagibili e mancanza di risorse umane ed economiche. Esiste un modo per migliorare il sistema senza ricorrere alla vendita ai privati? Stefano Gurciullo, dottorando presso la University College London, prova ad indicare una via sul sito Quattrogatti.info

Nel 2011 il 67 per cento degli immobili sottratti alle mafie è stato destinato ad un riutilizzo. Una percentuale che può sembrare soddisfacente ma che nasconde problemi complessi: tempi lunghi del processo giudiziario, immobili inagibili e mancanza di risorse umane ed economiche. Esiste un modo per migliorare il sistema senza ricorrere alla vendita ai privati? Stefano Gurciullo, dottorando presso la University College London, prova ad indicare una via sul sito Quattrogatti.info

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