Avevano il controllo del territorio nel centro etneo: pizzo ed estorsioni soprattutto. In un caso un imprenditore è stato anche sequestrato, picchiato e costretto ad andare via dal paese. Per gli inquirenti è stato questo l'episodio che ha fatto scattare le indagini. In manette otto persone, ma al vertice dell'associazione ci sono i fratelli Rigaglia. In particolare Claudio Rigaglia, chiamato il direttore. Guarda il video e le foto
Mafia, 8 arresti tra i Laudani a Randazzo Sequestrato e picchiato un imprenditore
Arrestati a Randazzo, allalba di oggi, grazie allOperazione Trinacium, i referenti in città del clan catanese dei Laudani, alias mussi i fucurinia. A finire in manette otto soggetti, cinque in carcere e tre agli arresti domiciliari. A vario titolo gli vengono contestati i reati di associazione di stampo mafioso, furto, estorsione, usura e sequestro di persona.
Le indagini hanno avuto inizio nel 2011 e si sono protratte sino al 2013, mesi in cui i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della locale compagnia hanno monitorato le attività del sodalizio criminale. Le risultanze investigative hanno confermato in pieno la vitalità e loperatività del clan, articolato nella classica struttura organizzata e verticistica il cui ruolo di capo è esercitato da Claudio Ragaglia, chiamato dagli altri Il Direttore, affiancato nellattività dai fratelli Antonino, Salvatore e Michele, questultimo figura sempre più influente tra le fila del clan.
I Ragaglia avevano la collaborazione di Giuseppe Cartillone, Francesco Rosta, Giuseppe Minisale, Luigi Virgilio. Invece Samuele Lo Castro, Antonio Salvatore Sapiente e Paolo Rombes – agli ultimi due sono stati concessi gli arresti domiciliari – avevano assunto un ruolo attivo in favore dellassociazione mafiosa, concorrendo nelle condotte usurarie e nella conseguente condotta di recupero forzoso dei crediti, nonché rendendosi responsabili di furti e di condotte estorsive caratterizzate dal cavallo di ritorno. Indagini che hanno permesso di accertare i tentativo del gruppo criminale di assumere il controllo del territorio, oltre che col controllo di ogni attività illecita anche mediante laccurata gestione dei rapporti con altri gruppi criminali limitrofi.
Un gruppo criminale senza scrupoli: per recuperare quanto a loro spettante utilizzavano metodi molto violenti; un imprenditore in difficoltà nel pagare, fu sequestrato, obbligato a salire in auto e, una volta condotto in un casolare, legato, picchiato e minacciato di morte con una pistola: un fatto da cui sono partite le indagini. «Limprenditore sottoposto ad usura è stato sequestrato per un periodo di tempo apprezzabile – ha dichiarato il procuratore capo Giovanni Salvi – percosso, costretto ad allontanarsi da Randazzo con la famiglia. Da qui nascono le nostre indagini. La struttura dei Ragaglia è di tipo verticistico, il soprannome di Claudio Rigaglia, il direttore, non è stato dato da noi, ma è stato evidenziato dalle intercettazioni». Per Alessandro Casarsa, comandante provinciale carabinieri, «loperazione messa in atto dai carabinieri di Randazzo si inquadra in una strategia investigativa chiara, che la Procura della Repubblica sta realizzando da tempo. Come carabinieri ci consente di sfruttare la nostra capillarità di collocazione territoriale per contrastare il fenomeno mafioso».
I riscontri investigativi, caratterizzati anche da intercettazioni ambientali e telefoniche, hanno permesso di ricostruire minuziosamente i ruoli e il vissuto criminale del clan, evidenziando anche la particolare accortezza degli associati nellevitare i controlli delle forze dellordine. Risulta attualmente ricercato Francesco Rosta, 72 anni, mentre Michele Rigaglia è stato catturato a Melfi, in provincia di Potenza nel pomeriggio.