Mentre la procura di Civitavecchia ha aperto un’inchiesta per abuso di credulità popolare, la sedicente veggente Gisella Cardia è tornata a casa dopo avere fatto perdere le proprie tracce da prima di Pasqua. Riapparsa la santona, dovrà scomparire la Madonna di Trevignano Romano. A stabilirlo è stata, infatti, un’ordinanza arrivata dal comune laziale che si affaccia sul lago di Bracciano: un documento – firmato dal responsabile dell’ufficio Pianificazione e gestione del territorio Roberto Marrotti – in cui si ordina «la demolizione delle opere abusive e il ripristino dello stato dei luoghi». La teca di vetro con dentro la statua della Madonna alta più di due metri, la costruzione in legno con all’interno una statua votiva, un gazebo con plinti di cemento piantati nel terreno, la strada larga cinque metri, le 61 panche in legno e metallo fissate nel terreno con delle staffe e posizionate in forma circolare, le palizzate di legno e corde con i cartelloni con le indicazioni sulle aree di parcheggio per le auto e gli altri mezzi e per il passaggio dei pedoni. Dal sopralluogo effettuato dai vigili urbani, tutto è risultato costruito abusivamente nel campo Le rose. Il terreno che l’associazione La madonna di Trevignano Romano ha acquistato da un ristoratore usando i soldi di una delle tante donazioni ricevute.
Tutte costruzioni abusive per cui da parte della onlus – il cui rappresentante legale è Gianni Cardia, il marito della sedicente veggente – non è stata presentata nemmeno richiesta di permesso di sanatoria. Un terreno in cui anche per tagliare il ramo di un albero, serve una autorizzazione perché rientra in una zona agricola che risulta vincolata e ricade nella Zona di protezione speciale (Zps) e nella zona A del parco regionale di Bracciano e Martignano. Ed ecco che, a distanza di anni, dopo il clamore del caso della santona ex imprenditrice di origine siciliana – che all’anagrafe si chiama Maria Giuseppa Scarpulla – già condannata per bancarotta fraudolenta, arriva dal Comune del Lazio l’ordine di demolire tutto entro il termine massimo di novanta giorni dalla notifica dell’ordinanza. Un documento che ha la data del 18 aprile. Dunque, a metà dell’estate, non dovrebbe esserci più nessuna traccia del passaggio di Gisella nel campo Le rose. L’area che, a suo dire, la stessa Madonna avrebbe scelto per lacrimare sangue (che non è ancora chiaro se, in realtà, sia di maiale o della stessa sedicente veggente) e per affidare alla donna messaggi dai toni apocalittici. Puntuali, giorno 3 di ogni mese, con migliaia di fedeli e, in tempi più recenti, soprattutto di curiosi in attesa. Se l’associazione non dovesse provvedere a quanto disposto, andrebbe incontro a una sanzione e tutte le opere realizzate sarebbero acquisite al patrimonio disponibile del Comune.
All’ordinanza, come in ogni caso, è possibile fare ricorso al tribunale amministrativo del Lazio e anche un ricorso straordinario al presidente della Repubblica. Cosa che i legali della santona hanno già annunciato di avere intenzione di fare. «Abbiamo preso atto dell’ordinanza – hanno spiegato gli avvocati – Ad oggi non ci risultano manufatti ancorati a terra. Il basamento della teca della Madonna, per esempio, è solo appoggiato non fissato a terra, così come le panche». Pare che i paletti per fissare le opere nel terreno vincolato, però, siano miracolosamente state tolte proprio qualche giorno fa. Intanto, si resta in attesa della relazione della commissione della diocesi di Civita Castellana. Un teologo, un mariologo, un canonista, uno psicologo, un esorcista, medici legali, esperti di economia e pure di trucchi scenici sono stati chiamati a svelare se dietro il fenomeno ci sia qualcosa di miracoloso. «Constat de non supernaturalitate (si conferma l’origine non soprannaturale, ndr)». Secondo alcune indiscrezioni, sarebbe questa la classica formula latina utilizzata per decretare che nelle rivelazioni e nelle apparizioni dell’ex imprenditrice messinese non ci sarebbe nulla di divino. E pensare che Gisella aveva anche raccontato davanti a una telecamera di miracolose moltiplicazioni di pizze, gnocchi e conigli.
A fare chiarezza, intanto, sta provando anche la giustizia terrena. Con la procura di Civitavecchia che indaga su un presunta truffa ai fedeli. Specie quelli che, negli anni, hanno versato nelle casse dell’associazione Madonna di Trevignano – nel conto corrente intestato a Gianni Cardia – cifre importanti. A partire dai 123mila euro che ha donato l’ex dipendente del ministero dell’Economia e delle Finanze Luigi Avella. Il reato contestato, al momento è quello di abuso di credulità popolare. Che, all’articolo 661 del codice penale, se dal fatto deriva «un turbamento dell’ordine pubblico» prevede una sanzione amministrativa che può andare dai 5000 ai 15mila euro. Tra le prime persone a essere state ascoltate c’è l’investigatore privato Andrea Caciotti che è stato interrogato come persona informata sui fatti. Era stato lui, qualche giorno fa, a presentare ai carabinieri e alla guardia di finanza un esposto con la richiesta di bloccare il conto corrente dell’associazione. Nel sito, però, la possibilità di fare donazioni resta bene in vista.
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