«Qualora la magistratura dovesse accertare nuovi elementi penalmente rilevanti, il M5s sarà il primo a chiedere chiarezza». A sette giorni dal presunto scandalo sollevato dalle Iene sul caso delle firme false per la presentazione delle candidature alle Comunali del 2012 a Palermo, arriva il primo commento ufficiale del Movimento. A farlo è il deputato regionale Gianpiero Trizzino che, dal suo profilo Facebook, esorta i magistrati a riaprire il fascicolo dopo che era stato archiviato. «In merito alla ipotesi delle firme false del M5S di Palermo – ricorda Trizzino – una denuncia presentata già nel 2012 fu archiviata dalla Digos». E poi aggiunge: «A margine del servizio de Le Iene, vengo citato, insieme a numerosi altri deputati, in quanto – a dire del signor Pintagro, tra gli attivisti che hanno sollevato il caso – sarei stato presente ad una delle presunte riunioni nelle quali si sarebbe parlato del fatto. Ebbene, nel 2012 svolgevo un dottorato di ricerca con borsa di studio a Milano e nelle poche riunioni alle quali ho partecipato non si è mai discusso di questo argomento. Per queste ragioni mi vedrò costretto ad agire per vie giudiziari».
Nel frattempo, anche il deputato M5s palermitano Riccardo Nuti annuncia su Facebook l’intenzione di sporgere querela sulla vicenda: «In merito alle accuse infamanti rivolte dal signor Pintagro nei miei confronti informo che ho presentato querela tramite il mio avvocato al quale ho già dato mandato». A stretto giro di posta giunge la replica del diretto interessato, il professore di educazione fisica Vincenzo Pintagro, l’attivista espulso da meet-up Palermo che nega qualunque collegamento con la mail anonima inviata alle Iene. «Io all’epoca non ho presentato alcun esposto – spiega -, ma misi in guardia le persone che si stavano occupando delle firme dicendo che non si dovevano permettere di ricopiarle, mai avrei pensato che avrebbero presentato proprio quelle. Ho fatto casino mettendoli in guardia e pensavo che avessero recepito. Avranno seguito i consigli di qualche avvocato, invece». Pintagro è tra gli attivisti ed ex attivisti del M5s intervistati dagli inviati del programma Mediaset che sostengono la manipolazione delle firme. Ma il professore ribadisce di non essere stato lui a inviare la mail anonima a Le Iene e al vice presidente della Camera Luigi Di Maio.
«Non so chi abbia inviato la missiva anonima – prosegue -. Ero convinto che quella vicenda fosse stata archiviata». Secondo Pintagro, con la spaccatura che c’è nel capoluogo siciliano, sarebbero almeno 20 le persone tra i soci fondatori del meet-up che avrebbero potuto presentare l’esposto. «All’epoca fui soltanto ascoltato dalla Digos – chiarisce – e sono ancora un attivista del M5s da 7 anni: propongo leggi e sono attivo come sempre», ma non attivo nel meet-up di Palermo perché cancellato assieme ad altre 8 persone. «Sono un epurato del meet up ma non dal movimento – spiega -. Quando furono espulsi i senatori Bocchino e Campanella, fu redatto un documento con allegate delle firme nel quale si scriveva che la base del movimento a Palermo ne voleva l’espulsione – prosegue -. Dopo c’è stata una riunione e alcuni attivisti hanno visto la propria firma chiedendo spiegazioni all’attuale deputato Riccardo Nuti: l’effetto è stato che il meet-up non si è più riunito a Palermo da allora».
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