L’Orlando eterno, la quinta volta come se fosse la prima «Abbiamo tenuto la mafia fuori dal Palazzo grazie al voto»

«Se la mafia pensava di tornare a Palazzo delle Aquile, i palermitani hanno detto no grazie». Ha esordito così Leoluca Orlando, accolto da un lungo applauso a Palazzo delle Aquile, per commentare il risultato delle elezioni amministrative. Il sindaco uscente, forte di un risultato che lo dà oltre il 46 per cento dopo lo spoglio di 506 sezioni su 600, ha detto: «Abbiamo costruito una rete di servizi sociali, ogni persona viene seguita con un percorso dedicato, cosa diversa dal ‘ci penso io’ e dai bigliettini che accoglievano all’ingresso del Comune chi aveva bisogno. È un cambio culturale».

«Ringrazio tutti i palermitani – ha aggiunto il primo cittadino – che hanno colto il senso del messaggio che mandavamo, di buona amministrazione e buona politica. È stato accolto il nostro invito a non fermare il cambiamento, che vuol dire dare risposte concrete ai cittadini. Abbiamo passato la campagna elettorale a dire che non siamo contenti di come vanno le cose a Palermo ma siamo contenti che vanno meglio di cinque anni fa». Il Professore ha poi annunciato nuove misure sul lavoro: «Io non mi commuovo di fronte a un giovane ventenne che non lavora, trovo più drammatico un quarantenne che non lavora o che ha perso il lavoro, perché è un autentico dramma sociale, fermo restando che dobbiamo occuparci anche dei ventenni. Per questo chiederemo al governo Poletti misure di politica attiva sul lavoro».
Orlando ha poi sottolineato «irrinunciabile la natura pubblica dei servizi e della gestione dell’acqua». E ancora: «un’amministrazione illuminata deve garantire diritti di tutti, dal Pride alle famiglie», per poi ribadire che «sulla mobilità andremo avanti».

In una Sala delle Lapidi particolarmente affollata, erano presenti, tra gli altri, gli assessori uscenti Giusto Catania e Barbara Evola, Carlo Vizzini, il vicesindaco Emilio Arcuri, l’attore Lollo Franco. «Questa mattina il primo atto che ho compiuto da sindaco è stato andare al porto ad accogliere i migranti sbarcati che per me sono palermitani. In ogni migrante vedo il volto di mia figlia, cugino, persona umana se questo crea scandalo mi dispiace per chi si scandalizza ma non cambia la mia posizione». E sull’immigrazione attacca: «Il permesso di soggiorno? Illegale, è una nuova schiavitù e una nuova pena di morte. Un giorno l’Europa verrà processata in un nuovo processo di Norimberga, e Palermo non sarà sul banco degli imputati».

Poi la stoccata allo sfidante sconfitto per la seconda volta, Fabrizio Ferrandelli: «Solo il 20 per cento dei palermitani ci ha eletto? Noi applichiamo le leggi elettorali che sono in vigore. Noi siamo certamente rappresentativi della realtà, chi parla lo è ancora meno. Il mancato ottenimento della soglia del cinque per cento delle cosiddette liste cuffariane è la conferma che qualcuno ha capito che il mondo è cambiato – ha aggiunto Orlando – L’amministrazione ha fatto le cose pur essendo in minoranza, il senso di responsabilità del consiglio comunale ha permesso di farlo. Questo è un esperimento di civismo politico, un’alternativa possibile al ribellismo incapace di governare, capace di annunciare desideri ma incapace di trasformare i desideri in azioni, contro quelle logiche soffocanti di apparati di partito che sono un elemento inaccettabile e che ormai producono solo l’allontanamento dalla politica».

Il Professore, sindaco per la quinta volta a Palermo, ha poi commentato anche i dati sull’astensionismo: «Il numero così alto di persone che si sono astenute dal voto è la denuncia che il ribellismo non è più un’alternativa perché uno non chiede solo un canale della protesta. Forse ci voleva una persona come me per facilitare questo processo, uno ‘stronzo’ come me – dice Orlando – per fare questa operazione di civismo politico che in Europa ha altri esempi, come Barcellona, Madrid, siamo diventati un modello possibile per il nostro Paese, il principio di non presentare simboli di partito alla fine è stato accolto da tutti». Poi, forte di un consenso che supera il 46 per cento, senza mai nominarlo dà una stoccata allo sfidante sconfitto Ferrandelli che oggi si è lamentato della legge regionale che ha fissato il quorum al 40 per cento. «Ci dobbiamo attenere alla leggi regionali in base alle quali la nostra coalizione ha ottenuto il premio di maggioranza – replica Orlando, più volte interrotto dagli applausi – Consideriamo compagni di viaggio le liste che hanno dato un contributo importante ma non sono riuscite a raggiungere la soglia del cinque per cento. Otto presidenti di circoscrizione su otto sono espressioni di questa coalizione, non era mai accaduto. Questo indica un forte radicamento sul territorio della coalizione. Questa elezione ha fatto chiarezza».


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