Il giorno dopo l’occupazione pacifica del Rettorato, l’atmosfera è ancora di fermento. L’Onda sta crescendo, se non in termini numerici, di certo qualitativi.
Stamattina erano ancora parecchi i nuovi inquilini di Palazzo Centrale. Le aule solitamente utilizzate per le lezioni hanno ospitato gruppi di studio, proiezioni e dibattiti. Esperimenti continuati in mattinata, dopo i festeggiamenti notturni con capoeira e chitarre d’ordinanza.
Dopo le contestazioni in piazza quindi, si sta passando ai progetti più concreti. Il primo segnale in questo senso è stata la distribuzione di questionari ai manifestanti, per capire chi sono, cosa vogliono, da quali esperienze provengono.
Un campione rappresentativo quello raccolto: circa 400 test: i risultati si avranno tra una settimana circa, e faranno parte di un dossier curato dal ‘Gruppo movimenti e partecipazione’.
La rappresentanza catanese dell’Onda sembra adesso abbastanza solida e compatta per rispondere alla critiche che le sono state mosse in queste settimane. Ne abbiamo parlato con due ragazzi del Movimento Studentesco Catanese, Angelo Scrofani e Giovanni Battaglia.
Ragazzi, l’attacco principale che vi viene rivolto è quello di essere formati da persone quasi in totalità appartenenti alla sfera di sinistra e quindi di protestare “per partito preso”. Perché? C’è una chiusura da parte vostra o non sono stati trovati i canali adatti per raggiungere anche gli studenti meno politicizzati?
Giovanni: Personalmente non sono mai stato tesserato e non mi riconosco in nessun partito. Non credo nemmeno nella rappresentanza “a distanza”, visti i risultati. Non è reale, chi viene eletto sembra non conoscere i veri problemi del Paese e di noi studenti.
Angelo: Siamo sempre stati aperti, il nostro messaggio è stato ‘vieni da studente, lavora con noi, e lascia a casa le bandiere’. Per quanto riguarda la maggior parte dei rappresentanti studenteschi poi, il discorso è un altro. Rappresentano il partito che li ha aiutati ad essere eletti, solitamente gli stessi partiti che hanno votato per questa legge. È normale che non si uniscano a noi.
Giornali e opinionisti criticano la vostra “alleanza” con i cosiddetti ‘baroni’. Come rispondete?
Giovanni: I baroni e gli studenti si sono trovati uniti nella lotta perché si è sferrato un attacco all’istruzione su tutti i fronti. Loro protestano probabilmente per mantenere lo status quo, noi invece perché vogliamo difendere l’università.
Il Movimento studentesco però ha altri compagni di strada, chi sono?
Giovanni: Oltre agli studenti ci sono molti precari, non solo dell’ambito universitario. Molti di noi sono studenti lavoratori che, se non sono precari, lavorano in nero. E non so quale dei due casi sia il peggiore. E’ logico che noi studenti facciamo rumore e colore, ma abbiamo così dato coraggio ad altre realtà, che appoggiamo. Lo sciopero del 12 dicembre della CGIL, ad esempio, in un primo momento doveva coinvolgere solo i lavoratori metalmeccanici, e invece ci siamo aggregati. Siamo tutti precari e la cosiddetta crisi la stiamo pagando solo noi.
Angelo: E’ normale che non siamo solo universitari. Noi stessi siamo stati studenti medi prima e saremo lavoratori domani. Noi alla crisi non crediamo. Perché quando si stanziano fondi per salvare le banche, quando si tratta degli stipendi dei parlamentari, quando si promette di eliminare l’ICI allora la crisi dov’è?
Qual è la vostra organizzazione?
Giovanni: L’eterogeneità di cui parlavamo per noi è ottima, ma di difficile coordinazione. Comporta sempre dei rallentamenti. Ci sono dei gruppi di studio, composti anche da qualche docente e da ricercatori.. Come quello di ambito statistico, che si è occupato del questionario.
Angelo: I gruppi sono assolutamente interfacoltà. Chiunque sia interessato ad un ambito può parteciparvi.
Avete mandato una delegazione a Roma: che tipo di proposte porteranno?
Giovanni: All’incontro con la CGIL si porteranno sicuramente proposte legate alla realtà di Catania. Gli spunti sarebbero infiniti. Dal disastro generato dalle cosiddette lauree 3+2, alle condizioni intollerabili degli studenti fuorisede: la loro vita è già durissima adesso, figuriamoci dopo i tagli. Sono convinto che se, com’è probabile, aumenteranno le tasse universitarie, diminuiranno di molto le iscrizioni. È già troppo semplice adesso rientrare nella quinta fascia di reddito e pagare più di 1300 euro all’anno. Chi si potrà permettere anche libri, alloggio, trasporti? Perché, ad esempio, non si istituisce una percentuale a tasso fisso sul reddito?
Angelo: Tra tagli e risparmi, ed eventuale calo delle iscrizioni, l’Ateneo catanese resterà tra i virtuosi sì e no per un anno.
E intanto, oltre ad un’assemblea pomeridiana, i ragazzi pensano ad una volantinaggio per sensibilizzare la cittadinanza su ciò che hanno fatto e continueranno a fare.
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