Raffaele Lombardo il «moderatore» ma anche il «mediatore» e «larbitro» verso cui erano tutti «a disposizione», dai dirigenti ai sindaci dei Comuni targati Movimento per le autonomie. Una truppa di burocrati e amministratori pronti a scattare sull’attenti come nella più consolidata prassi militare. È questo, secondo il giudice Marina Rizza, il ruolo che ha assunto lex presidente della Regione siciliana subito dopo il 2003. Un periodo, quello analizzato nelle motivazioni della prima parte della sentenza di condanna, definito «di profonda crisi» che avrebbe portato a uno stato di forte agitazione nel settore dei grandi appalti dellhinterland catanese.
Da risolvere ci sarebbero state le controversie tra gli imprenditori Rosario Ragusa, Mario Ciancio Sanfilippo e Paolo Marussig e le fazioni contrapposte della famiglia mafiosa di Cosa nostra dei Santapaola, rispettivamente capeggiate dai boss Pippo Ercolano e Alfio Mirabile. Al centro, la realizzazione del centro commerciale Tenutella-Centro Sicilia e, separato dal lembo di asfalto della tangenziale di Catania, quello ribattezzato Mito (mai iniziato) su cui nutrivano i loro particolari interessi leditore de La Sicilia e limprenditore Marussig.
Ciancio e Lombardo si conoscono molto bene, per decenni hanno fatto delle pendici dellEtna il loro regno, tanto che in questo intrecciarsi di compravendite di terreni, varianti, incontri e affari milionari, a emergere dalle pagine della sentenza è anche una particolare sfaccettatura delleditore e del grado di confidenza tra i due. Lombardo, rivolgendosi a Marussig durante un faccia a faccia in cui questultimo chiedeva laiuto del leader autonomista nella veste di «mediatore» per il ribasso del prezzo di alcuni terreni di proprietà di Ciancio, si sente risponde: «Se cè un argomento sul quale non interferire con il direttore Ciancio spiega Lombardo ai pm ricordando le parole di quellincontro è quello di chiedere di ridurre il prezzo dei suoi terreni». Chiedetegli tutto, ma saldi per nessuno.
Lautorevolezza di Lombardo, per il giudice, lo avrebbe addirittura trasformato in un vero e proprio «arbitro» capace, stando alla ricostruzione della sentenza, di presenziare a un summit che mise attorno allo stesso tavolo nella sua tenuta di campagna addirittura Francesco La Rocca, Alfio Mirabile e Raimondo Maugeri, alcuni tra i più sanguinari capi mafia della Sicilia, ipotesi sempre smentita dallimputato. Lombardo, forte di un «potere incisivo, di legami damicizia, permeati sullautoritarismo che ne ha sempre connotato lagire politico», avrebbe, secondo Rizza, adottato una soluzione di compromesso, per accontentare tutti. A Ciancio sarebbe stato assicurato laffare Porte di Catania con tanto di variante urbanistica sui terreni ad uso agricolo mentre a Ragusa e agli Ercolano rimaneva, se può essere considerato un contentino, laffare Tenutella-Centro Sicilia.
Tra i legami con il mondo imprenditoriale, diverse pagine della sentenza analizzano le posizioni di Mariano Incarbone (condannato a otto anni in primo grado e attualmente imputato nellappello del processo Iblis, ndr), che aveva negli sms il mezzo di comunicazione preferito per contattare lallora governatore siciliano, e Vincenzo Basilotta, meglio conosciuto nellambito giudiziario – e non – come il re del movimento terra. Originario di Castel di Iudica, Basilotta, arrestato nel 2005, venne condannato in primo grado nel processo Dionisio per concorso esterno in associazione mafiosa. «Conosco il presidente Lombardo da otto anni», spiega in un interrogatorio del 2010.
Un legame nato dalla candidatura del genero nelle liste Mpa, ma anche dalla fornitura di calcestruzzo per la costruzione della piscina nella casa di campagna di Lombardo nellagro di Ramacca e il trasporto di 200 camion di terra, regolarmente pagati con fattura stando alle dichiarazioni dellimprenditore, provenienti proprio dai lavori del centro commerciale Porte di Catania. Una vicinanza, che avrebbe scatenato le ire del geologo Giovanni Barbagallo e del capo provinciale di Cosa nostra catanese Vincenzo Aiello: «Era con il vestito – si legge in un passo delle intercettazioni in riferimento a Basilotta e alla presenza di Lombardo a Castel di Judica – a braccetto di Raffaele».
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