LIVE ’80: Francesco racconta Bruce

Il racconto fresco, entusiasta, cromatico del concerto di Springsteen nel New Jersey del 1985, scritto di proprio pugno da Francesco Virlinzi. Uno schizzo di vita estemporanea che dimostra come per lui la musica, i concerti, fossero mistioni di colori, facce, aspettative. E poi c’è quello “sguardo fotografico” che studia gli occhi del Boss, le sue posture ed i suoi muscoli.

Dopo tre anni “fuori dalla strada” (off the road), Bruce non ha perso nulla della sua magia; si è presentato al suo pubblico del New Jersey in piena forma, facendo registrare e superare ogni record di vendite, riempiendo per dieci serate in quindici giorni la capiente BRENDA BYRNE ARENA  situata nel complesso sportivo del Meadowlands nel N.J. subito dopo il “fiume” che separa New York City dal N.J. Vecchie Ford, Cadillac, Buick erano ferme nell’immenso parcheggio del Meadowlands con cofani e sportelli aperti e dalle loro radio ne venivano fuori badland, backstreets, hungry heart, bobby jeans, out in the street, rosalita, i’m going down, prove it all nigh” e tante altre magiche melodie nate in quei luoghi, in pomeriggi come quelli con gente come quella: my people dice Bruce durante il concerto introducendo Jersey girl. Il concerto, previsto per le 19.30, inizia con mezz’ora di ritardo;un rumorosissimo coro BRUUUCE BRUUUCE  accompagna lo spegnersi delle luci, poi il suo ONE, TWO, THREE, FOUR……….. tagliente come il coltello di I’m on fire. La canzone Born in the USA apre il lugo show. L’omonimo album era in quei giorni primo nelle classifiche americane, ma sono le canzoni di NEBRASKA, l’album che Bruce Springsteen ha inciso cantando da solo con la chitarra acustica e registrato a casa con un piccolo registratore, a costituire l’anima dei suoi concerti. Con un terrificante suono proveniente dall’oscurità con secchi colpi di batteria e con uno stridente duetto di chitarra con il suo nuovo compagno, Neil Lofgren, Atlantic city é uno dei numeri più belli del concerto; così come mansion on the hill o used car cantati in duetto con la nuova cantante corista Patti Scialfa. Non più barcollando come ubriaco ma con movimenti lenti potenti e precisi Bruce Springsteen “tiene banco” in maniera diversa. E’ un uomo fisicamente cambiato. Bruce ha un corpo ingrossato nel busto e nelle braccia da muscoli perfettamente allenati. Con jeans neri, i suoi stivali da battaglia e con una camicia a quadri senza maniche, Bruce appare nella scena più potente che mai. Porta anche una fascetta di stoffa blue in testa che leva solo alla fine del concerto, ed è diventata subito una moda; hanno incassato più i venditori di fascette che quelli di magliette. La prima parte del concerto dura un’ora e tre quarti (è più tranquilla della seconda). Tra i brani più belli e meglio rielaborati spicca una bellissima Trapped, mai incisa su LP ma eseguita soltanto dal vivo; Jersey Girl di Tom Waits ed una lenta ed acustica No Surrender introdotta da ….this is for you, little Steve. Al termine della prima parte Springsteen saluta il suo pubblico invitandoli a riposare perché dopo mezz’ora avrebbe iniziato a suonare il ROCK’N ROLL.


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